3 giugno 2012
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Biografia di Luigi Verzé
• Illasi (Verona) 14 marzo 1920 – Milano 31 dicembre 2011. Prete (prete-medico, prete-manager ecc.). «Gesù disse: predicate il regno di Dio e guarite gli infermi. Predicare senza guarire è dimezzare il mandato divino».
• «Da solo, su una testarda idea giovanile, scavalcando con disinvoltura gli ostacoli e considerando ogni aiuto un dono della Provvidenza, ha edificato quel monumento alla buona sanità che è l’ospedale San Raffaele di Milano. Lo ha poi esportato dove ha potuto, gli ha affiancato un imponente centro di ricerca e un’università in cui insegnano star della filosofia come Cacciari e Severino» (Stefania Rossini).
• «Decisi di farmi prete a 12 anni, poi affinai il mio pensiero con la filosofia metodica. Ma c’è anche un fattore genetico che mi viene da mio padre. Era un logico con una netta idea del sì e del no. I contadini ricorrevano sempre a lui per dirimere le cause. Anche con me fu netto quando mi diseredò perché andavo a farmi prete. A distanza di anni ho capito che sperava prendessi in mano il patrimonio di famiglia. Il giorno che me ne andai definitivamente da casa, cercò anche di fermarmi gettando sul tavolo un portafoglio gonfio di soldi. “Ti do tutta l’eredità se resti”, mi disse. Mi sbarrava la porta con il corpo, ma io lo tirai da parte e, citando il Vangelo, gli dissi che avrei avuto il centuplo in questa vita e poi la vita eterna. Ho avuto una miseria, quella obbligatoria per legge. Del resto mio padre pensava che stessi rinunciando all’insieme della vita: al patrimonio, ma anche alle ragazze. “Pensa che buggerata per te se l’inferno non c’è”, mi diceva. E io rispondevo: “Pensa che buggerata per te, se invece c’è”».
• «Il controllo dei sensi non è una cosa impossibile. Le ragazze mi guardavano perché ero piuttosto bello, ma io avevo fatto una scelta».
• Favorevole al sacerdozio femminile, al sacramento ai divorziati, alla procreazione assistita. Il solito disobbediente. «Disobbediente? La Chiesa le farà queste cose» (a Claudio Sabelli Fioretti) [Sta 12/7/2010].
• «Don Verzé ama volare, volare alto e veloce, sia quando pianifica la crescita della sua creatura, il San Raffaele, multinazionale della sanità con ramificazioni in mezzo mondo, sia quando viaggia: “Uso un jet privato. Se avessi potuto scegliere, avrei fatto il pilota di cacciabombardieri”. La vocazione, per fortuna, lo ha portato ad occuparsi d’altro, quando negli anni Cinquanta il suo maestro spirituale don Giovanni Calabria spedì quel giovane e già intraprendente prete da Verona a Milano con una missione: “Come diceva il cardinale Ildefonso Schuster, l’idea era quella di creare un ospedale per ‘i borghesi’. Perché allora gli ospedali erano come caserme. I poveri a crepare in corsia, i ricchi nelle case di cura, spesso in mano proprio alla Chiesa. Io avevo in mente di offrire a tutti servizi di alta qualità e cure di elevato livello”» (Franco Vernice).
• Il successore di Schuster, il cardinal Montini, futuro Paolo VI, lo cacciò accusandolo di «voler fare i soldi» con quell’ospedale: «“O apostolo o demonio, o santo o delinquente. Non c’è una via di mezzo”. Don Luigi Verzé scrisse questa frase nel suo diario del 40, quando sentiva le voci già da tempo. Diari tenuti anno per anno e diventati la traccia della sua autobiografia. I suoi contemporanei l’hanno preso in parola: don Verzé è stato molto amato e molto odiato. Alcune donne, i “sigilli”, hanno dedicato la loro vita alla sua opera, il San Raffaele di Milano, con il più grande centro di ricerca italiano e la facoltà di Filosofia, oltre agli ospedali in Brasile, Polonia, India, Algeria, Malta, Cuba. Altri confratelli l’hanno ostacolato in ogni modo. Silvio Berlusconi lo vorrebbe beatificare in vita, Francesco Saverio Borrelli gli ha arrestato i primari (e ha ricevuto la seguente lettera: “Forse Lei non ha ancora provato ad essere gravemente ammalato…”)» (Aldo Cazzullo). Nel 2006 nuove indagini sul San Raffaele. I pazienti denunciano la chiusura del Centro di terapia del dolore di Turro. Nel 2008 vengono arrestati per truffa ai danni dello Stato e falso il primario del Centro del sonno Luigi Ferini Strambi e il direttore sanitario Salvatore Mazzitelli. Sul rapporto con Berlusconi: «Con Milano 2 veniva qui a impedire l’espansione del San Raffaele verso Sud. È stata dura, siamo diventati avversari, poi gli ho chiesto: mi lascia agganciare la fognatura del San Raffaele a Milano 2? Ci ha pensato un po’ e ha detto: va bene. Da lì ho cominciato a mitigare la mia avversione verso quell’uomo. Non mi ha dato un soldo per il San Raffaele, però ha finanziato per intero il nostro ospedale in Brasile, guadagnandosi la riconoscenza dei comunisti locali. Del resto il valore delle case raddoppiò grazie al San Raffaele che aveva fatto deviare le rotte aeree». Ormai, quello con Berlusconi è un rapporto saldo: «È vissuta 97 anni dicendo tre rosari al giorno (la madre di Berlusconi – ndr), vuole che qualche grano non sia caduto in testa a Silvio? Ricordo quando nel 2004 gli dissi: tu sei la benedizione di Dio su questo Paese, bada al tuo carisma...». Nel corso del 2011 emergono i problemi finanziari del San Raffaele, dovuti all’elevato indebitamento del gruppo (quasi 1,5 miliardi di euro). Il 19 dicembre 2011 don Verzé si autosospende dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione, le deleghe operative vanno a Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù e uomo di fiducia del cardinale Tarcisio Bertone, e come super consulente per il risanamento viene chiamato Enrico Bondi.
• Nell’ottobre 2006 una rivelazione choc: «Ricordo un amico, un medico, ci conoscevamo da anni. Lo abbiamo curato perfino con esasperazione perché non lo volevamo perdere. Stava attaccato a un respiratore artificiale, altrimenti sarebbe morto, era la metà degli anni Settanta e già allora la tecnica dava queste possibilità. Parlavamo ogni giorno e una volta, lo sguardo fermo, mi ha detto: io non posso più vivere senza questo respiratore, perciò ti prego, staccami. Era molto presto, le sette del mattino. Piangendo dal cuore dissi: staccatelo».
• L’ultimo progetto: una nave ospedale di sessanta metri con un equipaggio di 40 persone tra medici e personale di supporto diretta verso la Colombia: «Perché vogliamo esportare la sanità raffaeliana nelle zone più povere del pianeta. La nostra idea della medicina di Dio non deve restare ancorata a Milano, ma arrivare ovunque ci sia una somiglianza con Dio e quindi là dove c’è l’uomo che soffre». In fase di realizzazione il Quo Vadis di Lavagno (Verona), primo ospedale d’Italia senza letti per «accompagnare ininterrottamente le persone in tutte le fasi di crescita con attenzione preventiva, scientifica e sanitaria. Per allungare la vita fino a un’età sempre più avanzata, anche 120 anni». Berlusconi ne è entusiasta.
• Nel 2004 ha pubblicato l’autobiografia Pelle per pelle (con Giorgio Gandola, Mondadori), nel 2007 Io e Cristo (Bompiani), nel 2009 Siamo tutti nella stessa barca (con Carlo Maria Martini), e Cristo, il vero riformatore sociale, entrambi Editrice San Raffaele..