Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Donatella Versace

• Reggio Calabria 2 maggio 1955. Stilista. Direttore creativo dell’omonimo gruppo. Sorella di Gianni (1946-1997) e Santo (vedi). «Rispettare un budget non è mai stato il mio forte». «Capelli biondi e lunghi, aria da eterna giovinetta. L’impero Versace è stato fondato nel 1978 da Gianni con il fratello Santo che si è sempre occupato del business. Quando Gianni è stato ucciso il 15 luglio del 1997, a Miami, davanti alla sua villa, Donatella era a Roma per una sfilata a piazza di Spagna. Dal punto di vista creativo, è sempre stata Donatella il braccio destro dello stilista, a lei Gianni aveva affidato la linea Versus. Lei lo ha incoraggiato, lei lo ha portato verso decisioni anticonformiste. Lei, amante della musica, ha creato liaison con cantanti come Sting, Madonna, Elton John» (Paola Pisa).
• «Mia madre aveva una sartoria, mio fratello voleva fare lo stilista, io ero nel mezzo. Gianni mi vestiva, mandandomi in giro a Reggio Calabria con la mini gialla, i cuissardes e le meches: avevo 12 anni! Ma sono cresciuta così, questa sono io».
• «I capelli chiarissimi, di quel color platino che una volta le valse il soprannome di “Blondie”. Indossa t-shirt e pantaloni rigorosamente neri e attillati. Dopo il delitto divenne direttore creativo di quel gruppo, allora all’apice del successo, la cui maggioranza andava per testamento alla figlia Allegra (vedi Allegra Beck Versace), allora appena undicenne. Poche settimane dopo la morte di Gianni, la stampa internazionale cominciò a mettere Donatella sotto esame. Per vedere se quella giovane donna, famosa fino ad allora più per la vita stravagante e le amicizie con star e cantanti di tutto il mondo, sarebbe stata in grado di reggere il paragone con il grande couturier. Il 9 ottobre Versace era di nuovo in passerella: ma il tocco magico di Gianni che, moderno re Mida, tramutava in oro tutto ciò che toccava, sembrava svanito. Il resto è cronaca: gli anni che seguono rappresentano il periodo più buio nella storia di quella casa di moda nata nel 1978. Le creazioni firmate Donatella non convincono. La stilista sprofonda in un tunnel di sregolatezza e depressione. I conti virano verso il rosso. Mentre i concorrenti di Versace mietono successi, negli ambienti finanziari si vocifera che il gruppo sia sull’orlo del crack. Fino a quando Allegra, divenuta maggiorenne, ha ereditato il cinquanta per cento del gruppo Versace. In azienda è allora arrivato un nuovo amministratore delegato con pieni poteri, Giancarlo Di Risio, accompagnato da un finanziamento di Banca Intesa per 120 milioni di euro. Un cambio della guardia epocale per un’azienda da sempre a conduzione famigliare» (Jacaranda Caracciolo Falck).
• «In questi anni ho sempre cercato di fare in modo che il rapporto tra me e Allegra rimanesse quello normale tra una madre e una figlia, lasciando gli affari lontano dalle nostre vite personali. Lei ha un suo team di manager che la aiuta nelle decisioni importanti, tra di noi parliamo soprattutto di quello che concerne la nostra vita privata. Una cosa però la vorrei dire: l’arrivo di Di Risio non è stata un’imposizione traumatica. Anzi, mi ha aiutato ad ampliare la mia visione delle cose».
• Nel giugno 2009 Di Risio e Versace si separarono: erano divenute inconciliabili la strategia di controllo dei costi dell’uno e la visione creativa e di comunicazione di Donatella.
• «Quando mio fratello è morto mi sembrava che nulla avesse più senso. Di quel periodo ricordo soprattutto la paura che mi attanagliava. È stato durissimo. Mi svegliavo ogni mattina, mi guardavo allo specchio e pensavo: non ce la farò mai. Nella nostra famiglia il personaggio era sempre stato Gianni. Imparare ad andare avanti senza di lui non è stato semplice. Lavorare seguendo mio fratello era molto diverso. Lui aveva un’energia incredibile, era un vulcano. Era capace di alzarsi la mattina e di decidere che si doveva studiare una linea casa. Nel giro di una settimana nasceva la nuova collezione. Aveva una capacità straordinaria di creare, in tutti i sensi, e il suo entusiasmo finiva per coinvolgere chiunque lavorasse per lui. Le sarte cucivano fino a notte, i suoi assistenti non avevano orari, ma nessuno si lamentava mai. Il mio errore, dopo la sua scomparsa, è stato quello di pensare di poter fare molte cose che, in realtà, non appartengono alla mia sfera».
• «Gianni era un genio, un talento incredibile, e tutto quello che so me lo ha insegnato lui. Non ho mai pensato di fare niente di diverso dalla moda, anche se ho studiato Lettere, lingue e letterature straniere. Gianni mi ha coinvolto fin dagli inizi della sua carriera nel suo lavoro. Frequentavo l’università a Firenze e lui aveva il primo lavoro a Bologna. Ogni weekend veniva a prendermi, trascorrevamo il weekend lavorando e confrontandoci: è stato il miglior mentore che si possa desiderare» (a Paola Bottelli) [S24 15/9/2013].
• Per 18 anni consumatrice di cocaina, ha raccontato a Vogue che «era molto divertente». Ne uscì nel 2004 grazie a un metodo in voga negli Usa: «Un gruppo di amici a sorpresa ti accerchia: “Qui c’è la clinica, qui il biglietto, qui la prenotazione, vai a curarti”. Io avevo incontrato Elton John un mese prima, al concerto a Bari dedicato a Gianni. Avevo pianto per tutta la sera, forse supplicandolo con gli occhi di aiutarmi... Lui ha capito. Il 30 giugno, insieme ad altri amici, era a casa mia qui a Milano. Ero vestita in lungo. Andai in bagno per incipriarmi e loro mi blindarono. Mi raccontarono di un aereo pronto per decollare per l’Arizona. Fui scioccata, ma capii che era l’attimo. Ho tolto l’abito da sera e ho infilato una tuta. Struccata e sola l’ho preso» (da un’intervista di Paola Pollo).
• Nell’autunno del 2013 la tv satellitare americana Lifetime trasmise il film tv House of Versace, basato sul libro della giornalista del Wall Street Journal Deborah Ball. Tra i tormentoni «esaltati in House of Versace la dipendenza dalla cocaina di Donatella (“Rinunciare ai tacchi è stato per me più duro che fare a meno della cocaina” o “La mia dieta ideale? Champagne, sigarette e cocaina”), ammessa pubblicamente e sconfitta dopo dieci mesi di rehab, l’euforia degli anni Novanta con feste a base di top model ed eccessi vari, l’oscuro omicidio del creativo della casa Gianni a Miami e le conseguenti difficoltà nel business dopo la sua morte» [S24 1/10/2013].
• Nel marzo 2007 confidò durante il programma The insider i problemi della figlia, ammalata d’anoressia: «Stateci vicino e rispettate il nostro dolore».
• «Sono sopravvissuta: alla morte di Gianni, agli anni difficili della Versace, alla fine del mio matrimonio, alla paura di non farcela, alla fragilità di mia figlia, alla solitudine, alla cocaina. E se riesci a perdonarti ti senti fortissima, sai che puoi ricominciare da capo, andare avanti».
• «La mia vita è noiosa. Lo so, nessuno ci crede, ma io mi alzo presto, lavoro tutto il giorno e la sera sto a casa, sola o con i miei figli, Allegra e Daniel, anche se la loro principale occupazione è mettere in discussione tutto quello che faccio. Tipico» (a Io Donna).
• «Sinuosa, voluttuosa, non perde occasione per mettere in mostra quella sua pelle tirata ed esageratamente abbronzata: una vera e propria sfida impavida agli elementi (…). Accento del Sud così marcato che ogni tanto avrebbe bisogno dei sottotitoli (…). Le persone che conoscono Donatella Versace solo attraverso le foto che compaiono sui giornali a volte sviluppano una forte antipatia nei confronti del suo stile. Ma basta conoscerla anche solo un po’ per comprendere che il 70 per cento della sua corazza – le extension biondissime lunghe fino alla vita, le ciglia finte, i ritocchi al botulino (“Solo in viso, non sul corpo; quello è il risultato di un duro lavoro”) e le sue temibili esternazioni – è una facciata che ha coltivato fin da quando, a 11 anni, suo fratello maggiore Gianni la convinse a ossigenarsi i capelli. Il resto è humour e autoironia» (Lisa Armstrong) [Pan 26/7/2012].
• «“Il biondo, o meglio il platino, è uno stato dell’anima. Io sono bionda dentro”. Per portare bene il biondo platino che bisogna fare? “Una valanga di sacrifici. Perché è un colore che richiede rigore, un fisico asciutto, tonificato dagli esercizi fisici. E quindi dieta perenne”» (a Laura Asnaghi) [Rep 9/1/2011].
• Dal 2013 le sigarette elettroniche che hanno sostituito da un anno quelle vere («E pensare che prima correvo sul tapis roulant fumando»).
• Il 15 luglio 2007, vestita di nero, al collo la croce bizantina che il fratello le regalò prima di morire, fece gli onori di casa con il sindaco Letizia Moratti a Palazzo Reale, a Milano, per la serata in memoria di Gianni Versace a dieci anni dalla scomparsa: 1600 gli invitati. Poco prima uno spettacolo di Béjart alla Scala con costumi creati da Gianni e da lei stessa.
• Porta un anello: «Celebre diamante giallo all’anulare destro» (Bottelli, cit.).
• Le sue letture: compra i giornali ma li legge sull’iPad, dichiarata passione per le biografie storiche, legge anche romanzi ma Cinquanta sfumature di grigio non è riuscita a finirlo perché è scritto troppo male (Armstrong, cit).
• Amicizie: «La liaison tra lei e Lady Gaga fa discutere: molti pensano sia un’operazione di marketing, tanto più ora che la popstar le ha addirittura dedicato una canzone. “Nessuno ha tanti soldi da potersi permettere di pagare Lady Gaga perché la citi in una canzone! Deve costare una cifra inimmaginabile. Queste cose succedono solo se hai un rapporto di amicizia: le ho addirittura concesso gli abiti dell’archivio storico di Gianni, mai successo prima”» (a Bottelli, cit.). Legame amicale anche con Miuccia Prada: «Quando siamo insieme non facciamo altro che parlare, parlare, parlare. È così stimolante... Ci prendiamo in giro e ci insegniamo a vicenda. Lei dice: “Non riuscirei mai a creare degli abiti sexy, ma mi piacciono da morire”. E io ribatto: “Beh, io adoro le cose che fai tu”» (Armstrong, cit.).
• Nella primavera del 2013 regalò a Matteo Renzi il giubbino di pelle che questi indossò ospite ad Amici di Maria De Filippi.
• Ha un cane, Audrey, femmina jack russell.
• «Meglio un italiano o uno straniero? “Mah, gli americani, ne ho sposato uno, sono troppo omologati. Gli italiani mi sembrano ancora troppo vecchio stile: opterei per un inglese. Più eccentrico, potrebbe riservare qualche sorpresa. Però non conosco i tedeschi...”» (a Marta Caramelli) [Vty 19/12/2012].
• Dall’ex marito, il modello americano Paul Beck, ha avuto anche il figlio Daniel (1989).