3 giugno 2012
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Biografia di Sandro Veronesi
• Firenze 1 aprile 1959. Scrittore. Tra i suoi libri: Per dove parte questo treno allegro (Theoria 1988, Bompiani 1991), Gli sfiorati (Mondadori 1990, da cui è stato tratto il film del 2011 di Matteo Rovere), Venite venite B-52 (Feltrinelli 1995), La forza del passato (Bompiani 1999, premio Campiello e Viareggio-Rèpaci 2000), Caos calmo (Bompiani 2005, Strega 2006, nel 2008 è uscito il film diretto da Antonello Grimaldi, protagonista Nanni Moretti), Brucia Troia (Bompiani 2007); più di recente, XY (Fandango 2010), Baci scagliati altrove (Fandango 2011), Terre rare (Bompiani 2014). Fratello di Giovanni.
Questa biografia, caso unico, consiste di due biografie: la prima, quella che ha scritto lo stesso Sandro Veronesi, espressamente per il sito proprio (in allestimento) e per il sito www.cinquantamila.it; la seconda, quella che il sito cinquantamila gli ha dedicato fino al 4 febbraio 2018 (con aggiornamenti).
Prima biografia
Parentele
– Il padre, Giannino (1927-2008) era ingegnere edile. La madre, Luisa Govoni (1929-2007), casalinga. Entrambi erano di origine bolognese.
– È padre di quattro figli maschi e di una figlia femmina
– È fratello del regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi
– Non c’entra nulla con l’oncologo Umberto Veronesi, che pure ha conosciuto quando ha curato suo padre.
– È cuggino acquisito (con due g), cioè inventato, di Vinicio Capossela.
Scuole
– 1959-1964: niente asilo
– 1964-1969: scuola elementare statale Il campino, Prato
– 1969-1972: scuola Media statale G.B. Mazzoni, Prato
– 1972-1977: liceo Scientifico statale Niccolò Copernico, Prato
– 1977-1984: università di Firenze, Facoltà di architettura
Servizio militare
– 1982-1983 nei Vigili del Fuoco: Scuola Centrale Antincendio di Capannelle, Roma; Comando Provinciale di Firenze, via La Farina; Distaccamento di Prato, via Galcianese.
Animali
– Ha avuto svariati gatti durante l’infanzia, che facevano base nel giardino di casa sua. Due, entrambi bianchi e neri, li ha chiamati Cinesinho e Leoncini
– Ha avuto in casa una gracula indiana che parlava
– Ha avuto un cane di nome Dylan, un bastardo di Fox Terrier, dal 1997 al 2014.
– Dal 2016 ha una cagnetta di nome Lea, Beagle di razza, che gli rovina tutto
Letture
– Il primo libro letto da cima a fondo (a nove anni) è Storia delle storie del mondo di Laura Orvieto
– Il primo libro che lo ha turbato, a quattordici anni, è stato I fratelli Karamazov.
– Il primo libro che ha letto in inglese è stato The Old Man and the Sea, a diciassette anni.
– Il libro che ha letto più volte (4) è Chiedi alla polvere di John Fante.
– Libro preferito: Sotto il vulcano di Malcolm Lowry.
– Scrittore preferito. Del passato: Fedor Dostoevskji; del presente, David Foster Wallace.
– Scrittrice preferita. Del passato, Flannery O’Connor; del presente Louise Erdrich.
– Racconto preferito: ex-aequo tra Cattedrale di Raymond Carver e Giù al gorgo di Beppe Fenoglio.
– Possiede più di 20.000 libri. Li tiene in ordine alfabetico (per cognome).
Scrittura
– Il primo libro che ha pubblicato è una plaquette di poesie dal titolo Il cielo e il resto, stampato a sue spese nel 1983 dalle Edizioni del Palazzo di Prato del libraio Marcello Gori. Costo, 300.000 lire.
– Gli altri sono elencati della sezione “Bibliografia”.
Premi
– Premi letterari importanti che non ha vinto (si fa prima): Mondello, Bancarella, Grinzane Cavour.
Architettura
– Si è laureato in Storia del Restauro alla facoltà di Architettura di Firenze nel 1985 con una tesi esclusivamente scritta su Victor Hugo (c’entra, fidatevi). Voto 110/110 con lode e dignità di stampa. Ma quella tesi non l’ha ancora pubblicata.
– 32 anni dopo ha realizzato l’installazione La serra dei poeti nel parco di Villa Celle, a Santomato (PT), dove il proprietario, Giuliano Gori, ha raccolto una delle più formidabili collezioni di arte ambientale del mondo. (L’opera verrà inaugurata il 21 marzo 2018)
Musica
– Durante l’adolescenza e la giovinezza è passato attraverso numerose fittonate, per la musica West Coast, il Prog Rock, Bob Dylan, Joni Mitchell, Nick Drake, Frank Zappa, Bruce Springsteen, la New Wave inglese, gli Smiths, e i Radiohead. Il suo preferito, però, è sempre stato Elvis Costello. Tra gli italiani, Fabrizio De Andre e Francesco De Gregori. Il suo idolo, Frank Zappa. Ancora oggi tiene una fotografia di Frank Zappa attaccata al muro, mentre fa le corna, sulla quale ha scritto “pensa sempre a come l’avrei fatto io”.
– Sempre durante l’adolescenza ha condotto programmi di musica nelle radio libere della sua città: prima Radio Prato, poi Radio International e infine Radio Blu.
Teatro
– Il suo primo testo organizzato per uso pubblico è stato la riduzione teatrale del Diario di un pazzo di Gogol, nel 1981, un monologo intitolato Popriscin con cui suo fratello Giovanni ha debuttato come attore a 19 anni al Teatro del Collegio Cicognini di Prato.
– Sempre per suo fratello Giovanni ha scritto i testi di altri due spettacoli teatrali: Federichi, andato in scena nel Castello dell’Imperatore di Prato nel 1982, e Un peso pende, in scena al Teatro Metastasio di Prato nel 1983.
– Un’altra sua riduzione teatrale risale al 2003, quella del film di Danis Tanovic No man’s Land, che è stata messa in scena dal Teatro Metastasio di Prato per la regia di Massimo Luconi, con Marco Baliani e Giuseppe Battiston.
– Tra il 2015 e il 2017, per la produzione del Teatro Metastasio di Prato, ha portato in giro per l’Italia il monologo Non dirlo, tratto dal suo libro Non dirlo – Il Vangelo di Marco pubblicato da Bompiani.
Cinema
– È stato cinefilo fino all’età di 39 anni. È guarito grazie a una lunga intervista sul cinema che gli ha concesso Carmelo Bene.
– Film preferiti: La Jetée di Chris Marker, La ricotta di Pier Paolo Pasolini e Il buio oltre la siepe di Robert Mulligan.
– Regista preferito. Del passato, Elia Kazan; del presente Paul Thomas Anderson.
– Attore preferito. Del passato Gregory Peck; del presente Jim Carrey.
– Attrice preferita. Del passato, Marilyn Monroe; del presente Meryl Streep.
– Dai suoi romanzi sono stati tratti tre film: La forza del passato di Piergiorgio Gay (2002); Caos calmo di Antonello Grimaldi (2008); Gli sfiorati di Matteo Rovere (2011).
– Ha fatto una posa in un film: uno che dà un passaggio al protagonista (Marco Cocci) in Fughe da fermo di Edoardo Nesi (2001)
Cose venute male
– Ha scritto quattro sceneggiature di film: Maramao (1987), insieme a suo fratello Giovanni, regista del film; Ultimo respiro (1992), insieme a Felice Farina, regista del film.
Cinque giorni di tempesta (1997), insieme a Giovanni Veronesi e a Francesco Calogero, regista del film; Streghe verso nord (2001), insieme a Massimiliano Governi e a Giovanni Veronesi, regista del film. Quattro disastri. Allora ha smesso di scrivere sceneggiature.
– Da ragazzo ha suonato la chitarra acustica. È arrivato a imparare per intero Take five, gli arpeggi in fingerpicking di Geraldine di Donovan, Genesis di Jorma Kaukonen, From the morning di Nick Drake e perfino, sebbene assai legnosamente, quasi la metà di Black Mountain Side nella versione non cantata di Jimmy Page. Poi d’un tratto, poco oltre i vent’anni, si è stufato e ha smesso. Ora è come se non avesse mai suonato.
– Il precedente sito internet.
Appartenenze
– È membro dell’Accademia più antica del mondo, quella delle Arti del Disegno (AADFI), con sede in Firenze.
– È membro della Fondazione Lorenzo Valla, con sede in Roma.
– È membro onorario dell’Accademia degli Scrausi.
– È socio del Circolo Tennis Etruria di Prato
– È socio onorario del Tennis Club Prato
– Nella sua vita è stato abbonato a Topolino, National Geographic, Match Ball.
– Attualmente è abbonato a Sky, Netflix, Spotify, Amazon Prime, Gli Asini, Anteprima.
Insegnamento
– Insegna alla scuola Molly Bloom di Roma
– Ha insegnato alla scuola Holden di Torino, alla scuola Omero di Roma.
Prime pietre
– Nel 1999 ha fondato, a Roma, insieme a Domenico Procacci, la casa editrice “Fandango Libri” (fondamentalmente per potervi pubblicare in Italia Infinite Jest di David Foster Wallace che nessun editore italiano aveva il coraggio di pubblicare). Presso Fandango Libri ha diretto per anni la collana di narrativa straniera “Mine vaganti”.
– Nel 2007 ha fondato, a Prato, insieme ad alcuni amici, la radio web Radiogas.
– Nel 2015 ha fondato, a Milano, insieme a Umberto Eco, Elisabetta Sgarbi, Furio Colombo, Edoardo Nesi e altri, la Casa Editrice La nave di Teseo.
Sport
– In giovinezza ha praticato tennis, sci, calcio e vela. Ora pratica solo tennis.
– È tifoso di Roger Federer.
– Suoi altri tennisti preferiti: John Newcombe, Stan Smith, Tom Okker, Adriano Panatta, John McEnroe, Steffi Graf, Stefan Edberg, i fratelli Bryan.
– Tennisti che non poteva o che non può soffrire: Ivan Lendl, Andrè Agassi, Michael Chang, Aranxa Sanchez, Monica Seles, Carlos Moya, Rafa Nadal e, in generale, quelli che mugolano.
– È tifoso della Juventus dalla primavera del 1965.
– Suoi giocatori preferiti: Salvadore, Zoff, Bettega, Scirea, Platini, Baggio, Montero, Del Piero, Nedved, Buffon e Dybala.
– Era tifoso di Carlo Alberto Kempes anche se giocava nell’Argentina.
– Era tifoso di Enzo Francescoli anche se giocava nel Torino.
– Era un ammiratore di Gigi Riva anche se giocava nel Cagliari. Di Antognoni anche se giocava nella Fiorentina. Di Van Basten, Weah e Schevchenko anche se giocavano nel Milan.
– Giocatori che non poteva o che non può soffrire: Pasquale Bruno, Santillana, Harlad Schumacher, Recoba, Materazzi, Giovinco, Candreva, Juan Mata.
– Suoi allenatori preferiti: Trapattoni, Bearzot, Ancelotti, Lippi, Conte, Allegri, Di Francesco.
– Allenatori che non poteva o che non può soffrire: Valcareggi, Sacchi, Maifredi, Zeman, Mourinho e quella sua brutta copia durata quanto il trotto dell’asino, là, come si chiama, coso, Vilas Boas.
– Nel campionato inglese è tifoso del Cristal Palace.
– In quello brasiliano del Palmeiras.
– Gioca a fantacalcio dal 1992 in una lega di Prato nella quale le vittorie contano ancora 2 punti.
– Nel basket è stato tifoso della Simmenthal Milano. Ora non più.
– In NBA è stato tifoso dei Los Angeles Lakers. Ora non più.
– Nel ciclismo era tifoso sia di Bitossi sia di Basso, per cui ai mondiali di Gap, nel 1972, fu allo stesso tempo felice e triste.
– Tra Saronni e Moser, Saronni. Tra Bartali e Coppi, Bartali. Dopo la morte di Pantani il ciclismo non gli interessa più.
– Dopo la morte di Ayrton Senna la Formula 1 non gli interessa più.
– In giovinezza ha seguito con passione il campionato mondiale rally facendo il tifo per Sandro Munari (Lancia Fulvia HF e Lancia Stratos). Ora non più.
Viaggi
– Non è mai stato in Australia, in India e in Giappone. E in tanti altri posti.
Seconda biografia.
• «Quando avevo due anni la mia famiglia si è trasferita a Prato dove sono rimasto sino alla laurea in Architettura, poi nell’85 mi sono spostato a Roma e nel 2003 sono tornato a Prato. Alla capitale sono legatissimo perché, se a Prato sono nato, a Roma sono diventato un uomo».
• «Da bambino leggevo tanto. Salgari, Collodi, l’epica. Poi al liceo, un giorno, si affacciò un buffo signore alto non più di un metro e cinquanta. Si chiamava Goretti, era stato allievo di Garin. Ignorò i lazzi sul suo aspetto e ci cambiò la vita. Programma parallelo di letteratura russa. Voti severissimi. Nessuna possibilità di non seguire la lezione perché sui testi scolastici Gogol e Taras Bul’ba non c’erano. Lessi Umiliati e offesi e I fratelli Karamazov a 15 anni, persi la testa, mi innamorai della pagina. Da leggere e da riempire» (a Malcom Pagani) [Fat 16/3/2014].
• «Dopo l’università si trattava di scegliere, e Veronesi ha scelto di rischiare. Si è trasferito a Roma per provare a scrivere. Divertito, confessa: “Ho capito che era la mia ultima occasione anche se intuivo che un fallimento sarebbe stato intimamente desolante. E invece ho imparato una grande lezione: nella vita devi avere culo”. Avere “culo” per lui, in quel momento, ha coinciso con l’aver incontrato lo scrittore Vincenzo Cerami» (Irene Maria Scalise).
• «Cerami molto generosamente mi ospitò a casa sua per un anno. La moglie, cugina di Pasolini, nella stanza in cui dormivo, aveva raccolto tutte le sue cose. Ho letto il Decamerone con le pagine commentate dalle annotazioni di Pasolini, ho scritto con la sua Lettera 22, ho usato i suoi oggetti».
• Ha studiato a fondo Victor Hugo, che costituisce uno dei suoi modelli narrativi.
• «Sin dal suo primo romanzo, Per dove parte questo treno allegro, dell’88, si era capito che Sandro Veronesi ha un dono indiscutibile e raro: sa raccontare. Conosce i tempi e i ritmi narrativi, sa disegnare personaggi memorabili» (Paolo Di Stefano).
• «Di Sandro Veronesi hanno detto di tutto. Che è uno scrittore di regime (leggi Veltroni). Che è antipatico. Che ha venature cielline (!!!). Che è un figlio di… (nel senso metaforico dell’espressione). Che fa lo scemo per non andar in guerra. Che è un bestsellerista. Che è di Prato. Ma si sono dimenticati di dire la cosa più vera e importante. Che Sandro Veronesi, architetto, è il più grande scrittore italiano della sua generazione e di quella successiva e di quasi tutta quella precedente» (Antonio D’Orrico).
• «Mi collocherei sotto un’etichetta di realismo magico. Utilizzo il realismo, a volte l’iperrealismo, ma per creare altro. Una specie di lettura dei tarocchi. Spesso con anticipazioni. Ho consegnato La forza del passato nel 1999 e pochi mesi dopo è scoppiato il caso Mitrokhin».
• «Da giovane scrivevo in sala da pranzo perché uno studio non potevo pagarlo. Oggi, sempre senza porte tra me e gli altri, accade esattamente lo stesso. Un giorno ero seduto al mio posto e mio figlio guardava una partita sul divano. Cercavo un termine preciso e avevo trovato profetico, ma sapevo che non era quello giusto. Poi ho sentito Collovati che diceva “pvesagico” e ho capito che la parola che inseguivo era quella. Se avessi tenuto chiusa la porta, a quel cortocircuito non sarei mai arrivato (…). Sa di cosa ho veramente paura? Di accontentarmi di “profetico”. Della sciatteria che per tempi di consegna, soldi da guadagnare e urgenza, smette di farti incazzare alla ricerca di una parola» (a Pagani, cit.).
• Amato e seguitissimo, non immune tuttavia da disavventure letterarie: «Libreria Bibli a Roma, il massimo del radical chic: Sandro Veronesi (…) tenta una performance; sala buia, candele sui tavolini, un video tanto noioso che il pubblico rumoreggia, finché una signora con forte accento romanesco sbotta: “Basta! Ci hai rotto il... (bip, come sulle parolacce in tv)”. Finisce in rissa» (Mariarosa Mancuso) [Pan 23/7/2009].
• Separatosi dalla moglie, tornò a vivere a Prato con i tre figli maschi: «Come Tiresia che è stato uomo e donna io sono stato babbo e mamma, ho capito che è molto meglio mamma, non c’è gioia paragonabile a quella di portare un figlio alla partita, di vederlo crescere e di sistemargli il berretto sui gradini della scuola».
• «So come si prepara uno zaino con libri e quaderni. Ho frequentato il giro delle mamme davanti alle scuole, per anni ho fatto come loro, cioè staccavo dal lavoro verso le 14 per dedicare il pomeriggio alle merende, ai compiti, alle visite mediche. Ho imparato a detestare le madri stressate che sono ai giardinetti col telefonino in mano, mentre il figlio, davanti a loro, cade dall’altalena. Ecco, ho il difetto di non essere severo, ma il buffo è che i miei figli mi temono lo stesso. Sanno che, da un momento all’altro, posso dire: “Da domani niente Vespa”» (a Monica Bogliardi) [Grazia 13/12/2011].
• Si è sposato un’altra volta con Manuela Cavallari: due figli, una femmina e un maschio.
• Appassionato di tennis e calcio. È tifoso della Juve, lo fu soprattutto di Alessandro Del Piero (spesso ne celebrò le gesta sulla Gazzetta dello Sport). «Nato a Firenze, ma cresciuto a Prato, viene folgorato sulla via di Madama nella primavera del 1965, dopo un’operazione alle tonsille: “Al prete che mi chiede come sto, rispondo, mormorando: Juuveee… D’altra parte a quel tempo, tu di Prato, per andare contro ai detestati viola, facevi soprattutto il tifo per il Milan o l’Inter. La Juventus era terza scelta. Diventò la mia”» (a Darwin Pastorin) [www.luciogiordano.com 22/10/2014].
• Un tempo fumatore accanito: nel 2009 i figli lo fecero smettere, poi gli è capitato di ricominciare.
• Ha un tatuaggio: «No: spicca scuro e imperativo, il minaccioso memento sotto forma di tatuaggio sul polso di Sandro Veronesi. Il tassativo disegno ricamato sulla pelle dello scrittore in jeans e camicia militare fa tanto Papillon evaso dalla Caienna e sfuggito per un pelo alle avanguardie carcerarie (…). “Ricordarmi di dire ogni tanto ‘no’ è un monito per non essere troppo accondiscendente o cedevole alle richieste degli altri”» [www.stylos.it].