3 giugno 2012
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Biografia di Salvatore Vassallo
• San Giovanni a Piro (Salerno) 17 novembre 1965. Politologo. Professore ordinario nella facoltà di Scienze politiche Roberto Ruffilli di Forlì (sede decentrata dell’Università di Bologna), dove insegna Scienza politica e Analisi dell’opinione pubblica. Nel 2008 eletto alla Camera col Pd. Consulente del governo ombra di Walter Veltroni. Direttore dal 2008 al 2012 della scuola del Pd Democratica. Nel 2012 arrivò solo decimo alle primarie provinciali di Bologna, in vista delle elezioni del 2013, non venendo quindi ricandidato.
• Figlio di una maestra di Belvedere Marittimo (Cosenza) e di un maestro di San Giovanni a Piro, entroterra di Salerno, trasferitisi al mare, a Scario. «Laurea a Salerno, dottorato a Firenze, apprendistato all’istituto Cattaneo. Maestri: Gianfranco Pasquino, Giorgio Freddi, Sergio Fabbrini, Arturo Parisi. Ma, a chiedergli quale sia stato il libro più importante per la sua formazione, indica Modelli di partito di Angelo Panebianco (Il Mulino 1982), la cosa più importante uscita sul tema in Italia negli ultimi trent’anni”» (Aldo Cazzullo).
• Parlò di primarie e partecipazione al seminario di Orvieto, uno degli atti fondanti il Partito democratico, nell’ottobre 2006. Nell’occasione D’Alema lo soprannominò «l’uomo dei gazebo». Fu fra i tredici saggi (dodici, dopo l’abbandono di Giorgio Ruffolo) incaricati della redazione del manifesto del nuovo partito, reso pubblico nel dicembre 2006.
• Nel novembre 2007 formulò con il costituzionalista Stefano Ceccanti una proposta di legge elettorale detta “Vassallum” (proporzionale aggiustato con collegi di piccole dimensioni per produrre effetti maggioritari): la bozza non piacque a figure di spicco del Pd come D’Alema e Rutelli e arrivò, senza esiti, al tavolo di Berlusconi.
• Renziano, è stato eletto al congresso del 2013 in Assemblea nazionale. Fa parte della Commissione di garanzia ed è invitato permanente alla Direzione del partito.
• Questo il suo ritratto del partito bersaniano all’indomani delle Politiche del 2013: «Il gruppo dirigente Pd è diventato la somma tra una ditta di organizzatori senza talento, senza una bussola strategica, e correnti personali acchiappa posti. Che si sono garantite reciprocamente, grazie a una scientifica divisione dei ruoli. La macchina e i vertici del partito quasi esclusivamente ai primi, con le seconde generosamente sovrarappresentate negli incarichi parlamentari o di nomina politica. Gli uni e gli altri aggrappati per legittimarsi a residui ideologici del Novecento: antichi riflessi identitari da zoccolo duro, la rivendicazione dello spazio dovuto ai “cattolici democratici”» (Eur 24/4/2013).
• Ha salutato con entusiasmo il progetto di legge del ministro Boschi per la riforma del Senato: «Dalla prima bicamerale (Bozzi, 1982) all’ultima commissione di saggi (Quagliariello-Violante, dicembre 2013), nel dibattito italiano sul bicameralismo si è sempre scartata la soluzione più ovvia, e si è invece sempre tenuto fermo un assunto: si devono mantenere in ogni caso in vita due distinti corpi elettivi, dotati di status equipollente, con annessa doppia filiera di incarichi parlamentari (presidenze d’aula, di commissione e dirigenza delle burocrazie interne). (…) Partendo da lì, dalla equivalenza di senatori e deputati, si è sempre finito per dare al Senato funzioni che, nei fatti, contraddicono il principio secondo cui “solo la Camera dà e toglie la fiducia al Governo”, o per inventare procedure che complicano ulteriormente il processo legislativo invece di semplificarlo» (Eur 6/5/2014).
• Sposato con Elisabetta Gualmini, collega di dottorato, attuale presidente dell’Istituto Cattaneo e professore ordinario di Scienza politica a Bologna. Due figli, Sofia e Giacomo.
• Ultimi libri: Il divario incolmabile (2013) e Liberiamo la politica (2014), entrambi per Il Mulino.