3 giugno 2012
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Biografia di Carlo Vanzina
• Roma 13 marzo 1951. Regista, sceneggiatore e produttore. Figlio del grande regista Steno (Stefano Vanzina, 1915-1988), lavora in coppia col fratello Enrico (vedi). «Il guaio è che io e mio fratello siamo due snob irrecuperabili: il massimo della snobberia è fare film di Natale, e la sera leggere Maupassant».
• Steno «diversamente da tutti i suoi colleghi, ha fatto il padre sul serio: adorava i figli e li portava con sé ovunque» (Barbara Palombelli). Scuola francese: «Mia madre Maria Teresa ci teneva. Era figlia di un ferroviere, lavorava al ministero degli Esteri, era affascinata dai diplomatici: d’estate ci mandava a studiare inglese in Svizzera, sperava che Enrico ed io diventassimo dei grandi ambasciatori».
• «Mio padre ci ha sempre insegnato che il nostro è un mestiere artigianale, come fare l’avvocato. Non pensiamo di costruire capolavori. I nostri film sono entrati nel dna degli italiani. Sono un rito liberatorio: come il rutto libero di Fantozzi davanti alla tv».
• «Mi ispiro a Zola e Balzac: hanno raccontato la commedia sociale».
• Tra i suoi film: I fichissimi (1981), Eccezzziunale... veramente (1982), Sapore di mare (1983), Vacanze di Natale (1983), Vacanze in America (1984), Un’estate al mare (2008), Un’estate ai Caraibi (2009) e Sapore di te (2014), questi ultimi tentativi di ripetere nel periodo delle vacanze al mare i boom al botteghino natalizi (esperimento detto “cinecocomero”, come l’altro si chiama “cinepanettone”). Per la tv Un ciclone in famiglia, Piper ecc.
• «Se esiste un modo di raccontare l’Italia alla Vanzina, diciamo che comincia con Vacanze di Natale. Abbiamo girato circa 80 film ma questo resterà sempre nel nostro cuore: è carino e semplice e ha aperto un genere. Purtroppo c’è anche da dire che abbiamo combinato un guaio. Eh sì, perché questo genere alla fine è stato tradito e oggi questi cinepanettoni sono sempre uguali: raccontano le vicende di Christian De Sica che tradisce la moglie in giro per il mondo e puntano soprattutto sul pubblico più giovane» (Enrico Vanzina) [Dag 23/3/2009].
• «Nel mondo in quanto cinema ci sono i fratelli Coen e prima di loro i fratelli Lumière, in Italia i fratelli Vanzina» (Giancarlo Dotto).
• «Preferisco i film porno a quelli dei Vanzina. I film porno sono meno prevedibili» (Daniele Luttazzi).
• Secondo parte della critica i loro film rappresentano «l’Italia consumistica, arrivista, rampante, volgare e griffata, la cui attività cerebrale è piatta e i cui protagonisti ci conducono a contatto con un nuovo bestiario sociale iperrealistico e completamente privo di anima per cui l’apparire importa più dell’essere. Nei loro instant film i fratelli Vanzina sembrano voler registrare un’Italia artificiale creata dalla televisione, dalla moda, in cui tutti i peggiori vizi del ritratto dell’italiano vengono dilatati, ma anche colti fenomenologicamente senza alcuna intenzione di giudizio moralistico come l’idiozia fosse un valore e il processo in atto fosse irreversibile» (Giampiero Brunetta).
• «Ci hanno confinati in serie B per anni, ne abbiamo sofferto, poi finalmente siamo stati sdoganati: abbiamo contribuito a fissare per sempre l’immagine di una certa società italiana, lo capì per primo il critico di Repubblica Paolo D’Agostini. Ma chi ha ridicolizzato gli yuppies, quei quattro zozzoni che litigavano al ristorante al momento del conto? E i nobili, le finte bionde, la mania della palestra, i circoli come sedi di affari? Per un lunghissimo periodo, è stata dura: più i nostri film guadagnavano miliardi, più ci confinavano nel trash, nella volgarità. Adesso che è finita, ora che tutti ci celebrano, devo ringraziare un innamorato del cinema, l’unico comunista di cui mi fido e per il quale ho votato: Walter Veltroni. Anche lui ci ha sempre apprezzato, rideva alle nostre battute, ai nostri giochi di parole sui cognomi romani, come ha fatto sempre anche il sindaco di prima, Rutelli, quasi un figlio mancato del nostro adorato Alberto Sordi. E, naturalmente, Berlusconi: un nostro grande ammiratore. E un sostenitore, grazie ai diritti d’antenna, di tutto il cinema italiano».
• Secondo il regista Mimmo Calopresti, i Vanzina hanno inventato il «milanese moderno».
• «Noi, che facciamo cinema popolare, da sempre ci domandiamo chi andrà a vedere i nostri film. E l’unico modo per contrastare i kolossal e gli effetti speciali americani, specie tenendo conto del pubblico dei multiplex, è puntare sulle commedie».
• Enrico parlando di Carlo: «...Un fratello meraviglioso. Sensibile, intelligente, spiritoso. Non è mai presuntuoso anche se conosce il cinema come pochi. Ha un “tocco” personale che gli permette di raccontare le cose con grande leggerezza, senza mai annoiare. Sul lavoro è instancabile e meticoloso. Possiede la forza straordinaria di chi sa, sempre, cosa sta facendo. Tecnicamente, intellettualmente e soprattutto umanamente...».
• Il suo primo voto fu per il Psi. Più tardi, con l’arrivo di Craxi, si spostò verso Pannella e Bonino: «Mi piaceva la loro battaglia per gli spinelli liberi». Nel 94 votò per Berlusconi. «I nostri film sono molto più di sinistra, hanno un contenuto molto più sociale, di tanti altri che si proclamano tali. D’altronde, ci ispiriamo al cinema della commedia italiana fatta da Scola, Monicelli, Risi... e da mio padre. Pensate a Guardie e ladri. I tempi sono cambiati, e anche il livello degli attori si è abbassato. Ma se c’è da schierarsi, noi siamo sempre con la gente più umile: i nostri film raccontano loro e sono fatti per loro. D’altronde, al cinema ci va soprattutto chi non può permettersi una serata ad alto costo. Anzi, c’è una cosa curiosa, adesso: i nostri film sono amatissimi dagli extracomunitari. Con Enrico lo scoprimmo andando a vedere uno degli ultimi Fantozzi: la sala era invasa da filippini».
• «In una cinematografia seria come quella americana, noi Vanzina saremmo venerati come Spielberg. Qui dobbiamo vergognarci».
• Sposato con Lisa Melidoni, due figlie, Isotta e Assia.