3 giugno 2012
Tags : Giancarlo Elia Valori
Biografia di Giancarlo Elia Valori
• Meolo (Venezia) 27 gennaio 1940. Economista. Manager. Presidente della holding La Centrale
Finanziaria Generale Spa e Presidente onorario di Huawei Technologies Italia. Già a capo di Autostrade per l’Italia, Sviluppo Lazio, Sviluppo del Mediterraneo, Torno Internazionale, T-System Italia, Fondazione Abertis ecc. «Il presidente Cossiga mi ripete spesso che sono implacabile con i nemici».
• «Nasco nell’entroterra veneziano da genitori toscani. Mio padre Marco, compagno di scuola di Fanfani, morì troppo presto. Mio fratello Leo, ingegnere, che aveva 15 anni più di me, era stato partigiano bianco. Il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, lo mandò in Argentina ad aprire la filiale della Snam. Fu lui a presentarmi Perón e Frondizi. Un tumore se lo portò via ad appena 38 anni. Io ho studiato Economia e commercio e mi sono trasferito a Roma. Ho sempre vissuto con mia madre Emilia. Di solidissima fede cattolica, durante il fascismo salvò dalla deportazione molte famiglie di ebrei. Nel 1998 a Gerusalemme ebbe l’onore di piantare un ulivo nel Giardino dei giusti dello Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto. Mi ha insegnato tutto quello che conta nella vita».
• «Ha avuto incarichi nelle più grandi imprese di Stato, è sopravvissuto alla fine delle partecipazioni statali ed è stato candidato praticamente per tutte le poltrone pubbliche, e con tutti i governi: Alitalia, Finmeccanica, Enel, Rai. Il suo nome è comparso anche nelle liste della P2, fascicolo 0283. Il solo con scritto accanto: “Espulso”. La collocazione politica del personaggio è indecifrabile. Unico indizio, un tentativo di candidarsi con la Dc alle amministrative. Ma era il 1966. Suo padre Marco era compagno di scuola di Amintore Fanfani e il fanfaniano Ettore Bernabei lo fece entrare nel 1967 alla Rai. Poi l’Italstat, la Sme, la Stet. Era presidente degli industriali di Roma. Il suo segreto, nessuno lo conosce. Ma perfino oggi che la sua stella non brilla più come prima, continua a essere al centro di una rete impressionante di relazioni con politici, magistrati, imprenditori, finanzieri, potenti del mondo. Presidente della Torno, è anche a capo di una società, Sviluppo del Mediterraneo, il cui principale azionista è nientemeno che Giuseppe Garofano, già grande capo della Montedison ed esponente di rilievo dell’Opus Dei. D’Alema lo conosce bene. Fu proprio il governo presieduto da questi a cedere il controllo di Autostrade al gruppo Benetton, e la grande operazione fu gestita da Valori, all’epoca presidente della società. Per il francese Bernheim, poi, Valori è più di un amico: un fratello. Come anche per il finanziere Vincent Bollorè. Legame solido, quello con la Francia, e radicato in una lunga serie di onorificenze. Nel 1992 François Mitterrand lo insignì della Legion d’onore per ricompensarlo di essersi adoperato per la liberazione di tre francesi catturati in Iran. Valori fece intervenire Kim Il Sung, che già allora era suo grande amico» (Sergio Rizzo).
• «Era prassi che lui, il professor Giancarlo Elia Valori, andasse in vacanza con la madre Emilia nella Corea del Nord due volte l’anno. A Pyongyang il dittatore comunista Kim Il Sung, in segno di deferenza, aveva addirittura intitolato Villa Emilia la residenza messa a disposizione dell’economista italiano. “Conservo ancora i sandali bianchi che la mamma calzava quel giorno del settembre 1987 quando a cena osai chiedere al presidente coreano d’intervenire sull’imam Ruhollah Khomeini perché facesse liberare gli ostaggi ebrei francesi in Libano. Da sotto il tavolo mi arrivò una di quelle pedate...”. Invece Kim Il Sung replicò amabile: “Posso forse rifiutare un favore al mio amico Valori?”. E i tre prigionieri furono rilasciati» (Stefano Lorenzetto).
• Dal 2001 ambasciatore Unesco.
• Nel 2007 ha pubblicato il libro Antisemitismo, Olocausto, negazione (Mondadori), nel 2008 Mediterraneo tra pace e terrorismo (Rizzoli). Titolare della cattedra per la Pace al Centro per gli affari internazionali Rabbi Arthur Schneier della Yeshiva University di New York, il più prestigioso ateneo ebraico degli Stati Uniti.
• Nel pc sequestrato alla brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce il suo nome era rubricato fra i «portatori del dialogo». I suoi amici più cari sono «Francesco Cossiga, Shimon Peres, Tarak Ben Ammar, Cesare Geronzi, Massimo D’Alema e Liliane Schueller Bettencourt (figlia unica del fondatore della multinazionale dei cosmetici L’Oréal, figura nella classifica della rivista Forbes come la donna più ricca del mondo - ndr)».
• Nel 2013 è stato condannato in primo grado, insieme all’ex presidente della Consulta Antonio Baldassarre, a due anni di reclusione (con sospensione della pena) nell’ambito del processo sul tentativo di scalata ad Alitalia nel 2007. Secondo il tribunale di Roma, la cordata di aziende da loro sponsorizzata «era un’armata Brancaleone»: un insieme di società decotte, inattive o addiritture inesistenti, messe in campo «forse perché non si voleva che la compagnia di bandiera italiana finisse in mani straniere o semplicemente perché si voleva condizionare e turbare quella vendita».
• È «cattolico, apostolico, romano». Ogni 23 marzo fa celebrare a Roma una messa di suffragio in ricordo della mamma.
• Divoratore di aglio: «È un potente antitumorale e una farmacia naturale. Quando devo incontrare qualcuno, uso uno spray cinese».