3 giugno 2012
Tags : Enrico Vaime
Biografia di Enrico Vaime
• Perugia 19 gennaio 1936. Autore radiotelevisivo e teatrale. Per la televisione ha firmato circa 200 programmi tra cui Quelli della domenica con Paolo Villaggio, Cochi e Renato; Canzonissima del ’68 con Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli; quella del ’69 con Raimondo Vianello, Johnny Dorelli e le gemelle Kessler; Fantastico ’88, Tante scuse, Risatissima. Per oltre 25 anni conduttore alla radio di Black Out, fra le commedie musicali ha scritto per Garinei e Giovannini (in coppia con Italo Terzoli) Felici-bum-tà, Anche i bancari hanno un’anima, Una zingara mi ha detto, La vita comincia ogni mattina, Pardon Monsieur Molière, commedie tutte interpretate da Gino Bramieri. Per Enrico Montesano (sempre in collaborazione con Terzoli) Bravo, Beati voi, Malgrado tutto beati voi. In coppia con Claudio Mattone ha scritto il musical C’era una volta... scugnizzi. Su Raiuno ha condotto con Maurizio Costanzo Memorie dal bianco e nero (2010), Di che talento sei? (2011) e S’è fatta notte (2012); su La7, ospite fisso fino al 2013 di Coffee Break.
• Famiglia borghese. Papà direttore di banca. Laurea in Giurisprudenza a Napoli «con lentezza arboriana. Ogni tanto facevo un esame. Un giorno dissi a mio padre: “Quanto mi dai se faccio cinque esami?”. Lui disse: “300 mila lire”. Io feci tre esami veri e due falsi. Presi i soldi e andai con i miei amici al circolo polare artico in 600. In Norvegia. Un problema di patonza».
• «Sono entrato in Rai con un concorso pubblico. Entrarono con me Liliana Cavani, Giuliana Berlinguer, Francesca Sanvitale, Carlo Fuscagni, Giovanni Mariotti, Leardo Castellani. A quel punto hanno capito che era rischioso e non ne hanno fatti più» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti).
• Fu amico dello scrittore Luciano Bianciardi (1922-1971): «Facevamo grandi passeggiate a piedi a Milano. Lui in ciabatte e cappotto. Una volta in piazza Gramsci vedemmo un morto. Era un morto scenografico, con le braccia in posizione drammatica, da cinema. Bianciardi gli andò vicino, alzò la testa e disse a un signore che passava: “Forse respira ancora”. E quello: “Frega un casso a me”. E Bianciardi rivolto a me: “Hai capito che aria tira a Milano?”». Altro amico lo scrittore Ennio Flaiano (1910-1972): «Una volta, Ferragosto ’64, dovevamo lavorare e ci mettemmo nel suo giardinetto con la macchina da scrivere. Come due imbecilli. Ad un certo punto una ventina di ragazzini si appoggiarono alla rete di recinzione. Bruttini, macilenti, senza scarpe. Ci guardavano e ci giudicavano. Pensavano: ma questi due disgraziati che stanno a fare? Chi sono? Sentivamo i loro cervelli che lavoravano alla ricerca di una risposta. Poi partì un urlo: “Ah froci!!!”. Flaiano stette un attimo zitto e poi commentò: “Mi aspettavo di peggio”».
• «Comunista? Dipende. Se me lo chiede Berlusconi rispondo di sì. Se me lo chiede Bertinotti rispondo: “Debbo pensarci”».
• Nel 2007 ha pubblicato l’autobiografia Quando la rucola non c’era (Aliberti); nel 2012 Gente perbene. Quasi un’autobiografia (Rizzoli 2012). Ultimo libro: Cin cin. Bere troppo fa male. Non bere per niente, a volte, fa peggio (Wingsbert House 2014).