3 giugno 2012
Tags : Giuliano Urbani
Biografia di Giuliano Urbani
• Perugia 9 giugno 1937. Politologo. Politico. Eletto alla Camera nel 1994, 1996, 2001 (Forza Italia). Ministro per la Funzione pubblica nel Berlusconi I (1994-1995), per i Beni culturali nel Berlusconi II (2001-2005). Ex consigliere d’amministrazione Rai. «Essendo un professore, io chiedo sempre che la politica noi la lasciamo fare ai politici. E questo perché è una cosa troppo seria per lasciarla fare solo ai professori».
• Fu Urbani, all’epoca in cui era ancora soltanto un professore di Scienza politica alla Bocconi, a dimostrare a Berlusconi che «bisognava scendere in campo»: «Dopo il primo turno delle elezioni amministrative (maggio 1993 – ndr) Urbani aveva calcolato che, grazie alla nuova legge elettorale maggioritaria, con il 30 per cento dei voti la sinistra avrebbe conquistato una larga maggioranza assoluta alla Camera. Urbani, liberale, prima di approdare da Berlusconi, aveva fatto lo stesso discorso al comitato direttivo di Confindustria Gianni Agnelli, considerando irricevibile per sé la proposta di sponsorizzare una coalizione anticomunista, gli disse: “Ne ha parlato con Berlusconi?”. Urbani uscì dalla villa di Arcore alle due del mattino del 30 giugno. Poche ore dopo Berlusconi chiamò Gianni Pilo, il giovane responsabile del marketing editoriale della Fininvest: “Mettiti al lavoro. Qui c’è il rischio di dover fare un partito in quattro e quattr’otto”» (Bruno Vespa).
• «Il ministro dei Beni culturali più impopolare dai tempi magici di Vincenza Bono Parrino (colei che vide per la prima volta Venezia a nomina avvenuta). Tessera numero 3 di Forza Italia, animatore di quell’Associazione per il buongoverno che ne fu la culla programmatica, avrebbe ambìto fare lo stratega. Politologo liberale, bocconiano, già testa d’uovo di Centro Einaudi, Ispi, Confindustria e via elencando, è uno che a fine 1995, morto il governo Dini, si riuniva con i professori Fisichella, Salvi e Bassanini per impostare la nuova fase costituente della Repubblica italiana e pur di spuntarla negoziò una notte intera tête-à-tête con Umberto Bossi, cenando a cassoeula nella villa di un leghista ricco nei boschi di Malpensa. Ebbene uno così, per crudeli alchimie di governo, nel 2001 ebbe in cambio i modesti, mortificanti Beni culturali: materia che non lo interessa. Ma a comandare ci tiene, eccome. Anche senza risorse, anche prendendo schiaffi. Dall’opposizione gli rimproverano di tutto: è poco presente in aula e in commissione; non dialoga abbastanza con le associazioni; ha annullato il principio dei finanziamenti triennali allo spettacolo; nomina la nuova commissione cinema per poi criticarla per il mancato finanziamento di alcuni film; ignora gli organismi consultivi: tant’è che Giuseppe Chiarante si dimise per protesta dal Consiglio nazionale dei beni culturali di cui era vicepresidente» (Enrico Arosio).
• Furibonde litigate, arricchite di querele e controquerele, con Sgarbi, sottosegretario ai Beni culturali quando lui era ministro. Fu Sgarbi ad accusarlo pesantemente a proposito della relazione con l’attrice Ida Di Benedetto, poi passata alla produzione. Una storia che è tornata a far parlare di sé nell’ambito della vicenda dei presunti scambi di favori tra Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e delle relative intercettazioni. Urbani, in particolare, si sarebbe interessato al telefono con Saccà di due fiction realizzate dalla casa di produzione della sua compagna. Secondo l’Espresso, che pubblicò parte delle intercettazioni, sarebbe stato inoltre «parte attiva» in un progetto del manager Rai: la creazione di Pegasus, una società di produzione privata. «Non sorprende che Urbani abbia votato a favore di Saccà», commentò il settimanale. Nell’agosto 2008 espresse solidarietà all’ex direttore di Rai Fiction quando alla fine venne rimosso dall’incarico: «Una delle pagine più nere di Viale Mazzini, non siamo riusciti a salvare il soldato Saccà. Non l’abbiamo mollato, non noi. Le intercettazioni erano robaccia: l’80 per cento non si sente proprio. Il resto è come la spazzatura napoletana».
• Alla fine del 2006 venne coinvolto nell’inchiesta sui cosiddetti stipendi d’oro dei manager pubblici, indagato insieme agli altri quattro consiglieri Rai che votarono Alfredo Meocci (vedi) come direttore generale (la nomina costò alla Rai una sanzione di 14 milioni di euro da parte dell’Autorità per le comunicazioni per l’incompatibilità di Meocci con il ruolo che gli era stato assegnato). Il 7 marzo 2011 fu condannato dalla Corte dei conti al risarcimento di 11 milioni di euro (suddivisi in parti uguali) insieme con gli altri consiglieri Rai e l’allora ministro del Tesoro Domenico Siniscalco, che aveva proposto la nomina di Meocci.
• «“Non voglio dire nulla, né mai lo farò, delle mie vicende private e personalissime. Da professore liberale ho sempre considerato la mia vita privata un tabù”. Niente, dunque, sulla relazione tra lui e l’attrice napoletana Ida Di Benedetto, finita sulle pagine del settimanale Chi e raccontata per immagini da Oggi. Un amore che lui non smentisce. E che i suoi collaboratori più stretti riassumono così: “Come ha dichiarato Ida Di Benedetto, è una storia che va avanti da ben prima che Urbani occupasse il dicastero della Cultura (all’incirca dal 1994, ha svelato lei – ndr). Parliamo in ogni caso di un’artista con trent’anni di esperienza, che certo non aveva bisogno di un politico per fare il suo mestiere”» (Elvira Serra).
• Con Berlusconi adesso si sente qualche volta, «ma solo in amicizia. Per ragioni politiche mai. Sono fuori da tutto. Non credo più a un sistema politico che sacrifica gli interessi nazionali alle faide tra Orazi e Curiazi, Guelfi e Ghibellini. Dove trionfano le logiche di bottega e mai quelle che dovrebbero unire» (Ugo Magri) [Sta 26/1/2014].
• È pivot di basket e amante della samba («Ho fatto lezioni in Brasile»).