3 giugno 2012
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Biografia di Marco Tutino
• Milano 30 maggio 1954. Compositore. Dal 2006 al 2011 sovrintendente e direttore artistico del Comunale di Bologna, già direttore artistico del Teatro Regio di Torino (2002-2006). Tra le sue opere: Pinocchio, Cyrano, Le vite immaginarie, Federico II, Il gatto con gli stivali, La Lupa, The servant, opera da camera (per quintetto d’archi, pianoforte e percussioni e quattro voci) che ha debuttato nel luglio 2008 allo Sferisterio Opera Festival di Macerata con la regia, i costumi e le scene di Gabriele Lavia. «Il soggetto si deve all’omonimo e fortunato romanzo breve del 47 di Robin Maugham. Harold Pinter ne fece una riduzione teatrale e Joseph Losey una celebre pellicola (...) Riduzione librettistica esemplare, vocalità nitida, declamata, quasi oratoriale, alla Britten, perfetta per lo stile di Maugham; spettacolo splendido di Gabriele Lavia» (Enrico Girardi). Nel 2011 ha inaugurato la stagione al teatro Massimo di Palermo con Senso, per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia. Per il 2014-2015, il Teatro dell’Opera di San Francisco gli ha commissionato una nuova opera, tratta dalla Ciociara di Alberto Moravia. È la prima volta, dopo Puccini, che un teatro americano commissiona a un compositore italiano un nuovo lavoro.
• «Pierino della lirica» (Giuseppina Manin), «un tempo marchiato a fuoco con l’appellativo di neoromantico solo perché non faceva musica atonale in voga nelle sale da concerto tra gli anni Settanta e Ottanta, è uno dei più prolifici giovani operisti europei» (Francesca Pini).
• «La definizione di neoromantico mi ha sempre fatto ridere, perché era un’invenzione giornalistica. Certo, Nono o Stockhausen, senza nulla togliere a questi intellettuali che stimo, hanno fatto un mestiere diverso dal mio. Non credo che la storia della musica abbia tratto alcun beneficio dal loro operato, anzi nessun impulso per il futuro».
• «Da sempre, prima ancora che si dedicasse alla musica, è affascinato dal mondo delle fiabe: da quel mondo fantastico che coinvolge i bambini, una sorta di “manuale esistenziale – osserva – che guida il piccolo uomo nella ricerca di sé”» (Armando Caruso).
• «Molti si convincono che un compositore sia chiuso nel suo mondo e ogni tanto sforni un’opera. Non è così. Scrivere musica è un lavoro come un altro. Mi chiedono di comporre un’opera per ragazzi ed io, da professionista, mi metto al lavoro. Certo, ci si diverte di più a scrivere per i ragazzi, perché il loro è un mondo libero, incontaminato e il compositore si sente libero di non prendersi sul serio, di scherzare con la musica. Ad essere seriosi ci si annoia mortalmente, si diventa egocentrici, si perde il senso della realtà della vita».
• L’opera che avrebbe voluto comporre? «Ce n’è una che avrei voluto scrivere io in modo viscerale: Falstaff di Verdi. La perfezione della drammaturgia musicale applicata al teatro. E Il Cavaliere della Rosa di Strauss, per la capacità evocativa insita nella musica e nel testo. Ci trovi la malinconia inarrivabile, l’epoca storica che si sgretola, i momenti impalpabili che sono dentro ognuno di noi» (da un’intervista di Valerio Cappelli).
• Musicò la preghiera recitata da Karol Wojtyla ad Assisi nel 2002: «Il 2 aprile 2005 ero in macchina, accesi la radio e sentii che stavano trasmettendo il mio brano Canto di pace. Allora compresi che papa Giovanni Paolo II era morto».
• Nel 2007, sovrintendente del Comunale di Bologna da meno di cento giorni, decise di mandare in scena la Bohème in programma, nonostante lo sciopero degli orchestrali, con il solo accompagnamento del pianoforte. Una scelta che Sergio Cofferati, sindaco di Bologna e presidente del teatro, condivise («fa bene il teatro a non arrendersi alla decisione di una sola di quattro organizzazioni sindacali, che impedisce di offrire un servizio»). Nel luglio 2008 altro sciopero degli orchestrali «per l’ennesima volta mobilitati e preoccupati per la situazione e il futuro economico»: questa volta nulla valse a salvare la rappresentazione dell’opera in due atti Jackie O. «Brutta annata quella per il Teatro lirico, così costellata di minacce di scioperi, relazioni sindacali al minimo e una crisi finanziaria ammessa dagli stessi vertici della Fondazione del Comunale» (Luca Sancini). Forza Italia si spinse a chiedere il commissariamento del Comunale per le «numerose difficoltà gestionali mostrate dal sovrintendente e direttore artistico Marco Tutino».
• Dal 2009 al 2011 al è stato presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce tutte le fondazioni liriche italiane.