Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Rino Tommasi

• (Salvatore) Verona 23 febbraio 1934. Giornalista. Scriveva sulla Gazzetta dello Sport, collabora anche con il Fatto Quotidiano, fu commentatore del tennis su Sky (mitica coppia con Gianni Clerici) ecc. «Dovessi scegliere fra direttore del Corriere della Sera e della Gazzetta, sceglierei la Gazzetta. Meglio dello sport non c’è nulla, insegna le due cose più importanti: a vincere e a perdere. Pagherei per quello che faccio».

• «Ero fra i primi tennisti di seconda categoria, ho vinto quattro campionati italiani universitari. Ma ho fatto bene a studiare: come tennista non sarei mai riuscito ad alti livelli. In famiglia ero abituato bene. Mio padre Virgilio ha partecipato a due Olimpiadi, nel 1924 Parigi e nel 1928 Amsterdam, specialità salto in lungo. Mio zio Angelo è stato a Los Angeles nel 1932, salto in alto. L’amore per lo sport l’ho imparato in casa. Ho sempre sognato di fare il giornalista sportivo. Dopo Verona mio padre, che era ragioniere commercialista e amministrava molte aziende, si trasferì a San Benedetto del Tronto per lavoro. Di lì, quando avevo 17 anni, nel 1951, si passò a Milano: mio padre era preoccupato che crescessi in un ambiente troppo provinciale. E iniziai a lavorare per Sportinformazioni, una specie di piccola Ansa dedicata allo sport. Funzionava pure da ufficio di corrispondenza milanese per il Corriere dello Sport e il 4 dicembre del 1953, complice l’indisponibilità di chi seguiva la boxe, mi mandò al Teatro Principe a seguire una riunione. Che fastidio! I giornalisti a bordo ring ne sapevano più di me. A scuola non mi piaceva studiare però ero il primo della classe. Mi sono recluso per sei mesi nella biblioteca del castello Sforzesco e ho raccolto tutti i risultati di boxe degli ultimi dieci anni. Ne ho tirato fuori il primo libro di una serie» (da un’intervista di Andrea Aloi).
• «Dal punto di vista lavorativo l’Australian Open era il piú comodo, perché il fuso orario consentiva di lavorare con maggiore tranquillità, mentre invece a Wimbledon per esempio bisogna scrivere in fretta perché c’è un’ora di svantaggio».
• «Ho avuto un buon rapporto con quasi tutti i tennisti, da McEnroe a Connors…sapevano che potevano fidarsi di me. Ricordo che la Navratilova a suo tempo mi confidò che avrebbe lasciato la Cecoslovacchia per diventare cittadina americana, e me lo disse prima di renderlo pubblico» (da un’intervista di Matteo Gallo).
• «Ottanta anni di vita passati su campi rettangolari, in terra battuta e non, ring, palazzetti. Davanti a Mohammed Ali a Kinshasa o sul palchetto di Wimbledon ad assistere a una partita del suo amato Edberg» (Alessandro Ferrucci) [Fat 24/2/2012].

• Ha fatto per molti anni l’impresario di boxe. «In quel giro c’era un po’ di tutto, soprattutto i delinquenti. Era ancora la Roma post-guerra e dietro il ring giravano molti soldi, era un modo per emanciparsi, per ricostruire dopo le macerie. Tenevo a bada questi energumeni. Una volta mi rubarono la macchina, poco dopo arriva uno tipo e mi fa: “A dotto’ nun se preoccupi ce penso io”. Neanche un’ora e mi è stata restituita» (ad Alessandro Ferrucci).
• Diversi libri, tra cui Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. (Forse ho visto troppo sport) (2009) e Maledette classifiche. Tra boxe e tennis, vita e imprese di 100 campioni (2012) entrambi pubblicati da Lìmina.
• Sposato con Virginia, padre di Guido e Monica.