3 giugno 2012
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Biografia di Chicco Testa
• (Enrico) Bergamo 5 gennaio 1952. Manager. Presidente di Assoelettrica (dal 2012) e di Sogenia (dal 2015). Managing director di Rothschild. Politico. Nel 1987 e 1992 eletto alla Camera (Pci, Pds). Laureato in Filosofia alla Statale di Milano (tesi su Adam Smith e Karl Marx), fu segretario nazionale e poi presidente di Legambiente. Dal 1994 al 1996 fu presidente dell’Acea, dal 1996 al 2002 presidente dell’Enel. Membro di numerosi Consigli d’amministrazione (Enel, Idea Capital, MedOil, presidente del cda di Telit, oltre alle sue attività personali). Ex presidente di Roma Metropolitane (dal 2005 al 2009). Giornalista, già testa pensante del Riformista, dal 2015 firme sull’Unità la rubrica ControVerso. È stato professore presso le Università di Macerata e Napoli. «Sono un uomo veloce: faccio molte cose perché sento di poterle fare».
• «Ha una faccia allegra, un modo spiccio di fare, un sorriso che si accende e si spegne e appena può fa un grande uso del telefonino. Pasteggia a Coca-Cola. Brinda a Coca-Cola. “Sempre stato così”, dicono le amiche. Non ha nessuno dei simboli del potere latino. Era un bambino serio e riflessivo. Figlio di una mamma apprensiva, che lo pettinava con una bella riga, netta, a sinistra. Così pettinato è stato mandato a scuola dalle Orsoline. Bravo. Così pettinato, lisciato, curato, è andato dai Salesiani. Sbattuto fuori per un giornaletto scolastico, non compatibile con la serietà dell’istituto. Poi l’incontro “tosto” che gli cambia la vita, gli scompiglia la riga, gli fa capire che serio e riflessivo è bello, ma scapestrato è meglio. È il suo primo grande amore, l’incontra all’università, dove si laurea con Salvatore Veca. Lei di cognome si chiamava Tosto» (Lina Sotis).
• «Vent’anni fa ha investito la sua pionieristica abilità mediatica nell’invenzione del fenomeno Legambiente e nell’imporre l’inedita figura dell’ambientalista ortodosso. Era il tempo in cui Chicco Testa eccelleva nel ruolo del più trasgressivo tra i trinariciuti, o del più mondano tra i sederi di pietra. Intuendo precocemente il fascino dell’ossimoro, era il comunista che non si nega niente: non solo inserirsi tra i leader della campagna che avrebbe affossato il nucleare in Italia, ma neppure, per dire, la militanza nel Cora, Coordinamento radicale antiproibizionista, dove ci si batteva per la legalizzazione delle droghe al fianco di Marco Taradash ed Elio Vito, Francesco Rutelli e Massimo Teodori. Qualcuno potrebbe stupirsi nell’apprendere che oggi fa capo a questo signore, in quanto presidente della Roma Metropolitane, l’assegnazione di uno dei più grossi appalti della storia italiana: la linea C della metropolitana di Roma, 25 chilometri da scavare 30 metri sotto la Città Eterna per 3 miliardi e 59 milioni di euro (...) La risposta sta nella battuta distribuita privatamente da un grande manager che lo conosce bene: “Enrico Berlinguer si iscrisse giovanissimo alla direzione nazionale del Pci, diceva Giancarlo Pajetta, Chicco Testa si è iscritto giovanissimo alla classe dirigente italiana”» (Giorgio Meletti).
• «Da presidente di Lega Ambiente a presidente dell’Enel, il più grande salto del canguro della politica italiana» (Aldo Grasso).
• Ai tempi dell’Enel diventò molto critico con i gruppi ambientalisti: «Ormai siamo alla psicosi. Basta che nelle vicinanze di una casa ci sia un impianto elettrico e nasce un comitato locale. Non ce l’ho con nessun partito. Trovo tuttavia intollerabile l’arroganza di alcuni esponenti dei Verdi che puntano a screditare immediatamente chiunque esprime opinioni diverse. In Parlamento è stata persino organizzata, da qualche esponente verde, una raccolta di firme su di me, traditore del movimento ambientalista» (nel 2001).
• Tra i promotori del “no” italiano all’energia nucleare sancito con i tre referendum del 1987, ci ha ripensato e nel 2008 ha pubblicato il libro Tornare al nucleare? L’Italia, l’energia, l’ambiente (Einaudi), in cui prende atto che il mondo oggi ha bisogno di una quantità maggiore di energia, che le fonti rinnovabili sono rimaste discontinue e quantitativamente modeste, che il nucleare è l’unica fonte che non emette gas serra.
• «Nel 2010, il malcapitato telegeologo Mario Tozzi lo accusò in diretta tv di difendere le ragioni del nucleare per soldi e lui reagì energicamente: “Non ti permettere di dire che ci guadagno dei soldi perché ti spacco la faccia”. La conduttrice Elsa Di Gati lo liquidò come fanno le maestre con i bambini discoli: “Quello che ho sentito non lo voglio più sentire. Basta!”» (Giorgio Meletti) [Fat 3/5/2016].
• Fu lui a dare l’idea del parcheggio sotterraneo dentro il colle del Pincio a Veltroni, progetto contestatissimo, poi fermato a lavori già iniziati (agosto 2008) da Alemanno una volta diventato sindaco di Roma.
• Ora renziano. «Conosco Matteo Renzi da quando non era sindaco di Firenze e pur essendo molto più vecchio di lui possiamo dire che c’è una certa amicizia» (da una lettera al Foglio del 2014).
• «Da Telit guadagno 300 mila euro, da Capital 70 mila e da MedOil 35 mila. Ma ho fatto il consigliere anche per 5 mila».
• Dopo il divorzio dalla prima moglie Silvana Novelli, ha avuto due figli (Federico e Filippo) dalla compagna Daniela Sallusto. È stato legato all’attrice Michela Rocco di Torrepadula (attuale moglie di Enrico Mentana), ora è fidanzato con Annalisa Chirico (una ventina d’anni più giovane di lui).
• «Alto, magro, occhiale tondo alla Harry Potter e la battuta fulminante fanno di Chicco Testa uno scapolo ancora appetibile. Sarà forse per questo che mantiene il celibato con orgoglio. Infatti nessuna delle sue compagne negli anni è riuscita a fare il grande salto e passare dallo status di fidanzata ufficiale a quello di moglie. Neppure Daniela Sallusto, la madre dei suoi due figli, ci è riuscita. Chissà che la ribelle Chirico non sia più caparbia» (Marianna Venturini) [L43 5/10/2014].
• Habitué dei salotti romani, ombrellone a Capalbio.
• «Il nomignolo con cui ha dovuto a lungo fare i conti era quello, del tutto assonante, di “Chicco Festa”. Soprannome contro il quale legittimamente l’ex presidente dell’Enel e dell’Acea si è ribellato reputandolo “offensivo”, comunque tale da dipingere il suo destinatario “come uno che mette al primo posto il divertimento”. Quindi i piaceri, la buona tavola, l’allegra compagnia, le ore piccole. Ma qualcosa in realtà doveva essere davvero cambiato in lui, nell’era Renzi. Qualcosa che arricchiva l’era ambientalista primigenia, e poi l’era trasgressiva (fotoromanzo sul giornale delle lucciole), ma pur sempre comunista; e dopo l’era rutelliana, l’era capalbiana (dopo un’infinità di Cafonal culminata in una foto in cui lo si vide ritto in groppa al suo bianco cavallo, a nome “Doge”), quindi l’era sabaudina (con racconti di turbinosi amori) e infine anche l’era del comando neo energetico e nuclearista, quest’ultima culminata in una sorta di misterioso selfie “davanti al sarcofago” – così l’auto-didascalia contenente «i resti del reattore n.4 della centrale di Chernobyl» (Filippo Ceccarelli) [Rep 3/5/2016].