3 giugno 2012
Tags : Alessandro Terrin
Biografia di Alessandro Terrin
• Dolo (Venezia) 11 luglio 1985. Nuotatore. Medaglia d’oro (ex aequo con l’ucraino Lisogor) dei 50 rana agli Europei 2006, bronzo a quelli del 2008. Primatista italiano della stessa distanza (27”48 il 5 agosto 2006 a Budapest) e della 4x100 mista (3’34”32 il 15 agosto 2008 a Pechino con Mirco Di Tora, Mattia Nalesso, Filippo Magnini). Primatista europeo dei 50 rana a Istanbul 2009 (26”14).
• «Finanziere dal fisico debordante che, per fare “seriamente” il nuotatore, ha dovuto vincere la sua personale battaglia contro la bilancia. “Eh sì, qualche anno fa avevo grossi problemi, non avevo muscoli ma tutto grasso. E non accadeva perché mangiassi male: semplicemente mangiavo sempre qualunque cosa, dagli stuzzichini ai tramezzini. Qualunque cosa, ingoiavo tutto come fossero aperitivi”. Non lo aiutava certo il fatto che mamma fosse titolare di un negozio d’alimentari a Camponogara» (Paolo Rossi).
• «Io volevo giocare a calcio, come tutti gli altri, ma ero grosso, con le giunture deboli e il pediatra ha detto che dovevo nuotare, ho cominciato a quattro anni. Io non volevo, mia mamma mi doveva portare di peso in piscina. Anni e anni di discussioni. Però ero bravo e almeno in piscina mi toglievo quelle maledette scarpe... Quelle ortopediche, blu, coi lacci. Avevo i piedi piatti, pure. Le ho dovute portare fino a quattordici anni» (a Silvia Nucini) [Vty 11/8/2010].
• È diventato un’icona gay in seguito a una campagna per Dolce e Gabbana: «Mi piacciono le donne. Questa storia del gay è bizzarra: ho fatto una campagna per Dolce e Gabbana, e va bene. Poi sono andate in rete delle foto in cui io e i miei compagni di squadra facciamo gli scemi alle Seychelles e la didascalia dice: “Al mare con un amico”, ma non è un amico, è un nuotatore, ed eravamo in metà di mille, era una vacanza premio. Comunque, com’è come non è, sono diventato un’icona gay, c’è scritto anche sul mio profilo di Wikipedia. Non mi disturba, dicono che dove ci sono i gay ci sono sempre anche le belle ragazze».