3 giugno 2012
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Biografia di Teo Teocoli
• (Antonio) Taranto 25 febbraio 1945. Attore. Comico. Ballerino. «Sia chiaro: i libri che vede in giro sono di mia moglie e delle mie tre figlie. Io non solo non leggo. Non scrivo neanche. Mai».
• Vita Figlio di giostrai, nacque a Taranto per caso, giovanissimo si trasferì a Milano, in viale Zara: «A quel tempo il Sud era Africa. A Milano, il primo giorno di scuola gli altri mangiavano brioche, io un finocchio. A sentire il rumore che facevo si sono voltati tutti».
• Il cognome originario della famiglia era in realtà Teocle: «Così mi hanno detto, pare che una volta in anagrafe l’abbiano deformato ed è rimasto questo. Così come il nome vero è Antonio, ma ho scelto Teo per assonanza. Sono solo cose burocratiche però. Io sono e mi sento Teo» (a Luigi Bolognini) [Rep 25/2/2015].
• Da ragazzo, per fare conquiste, si vestiva così: «Blue jeans rigorosamente Lee, col risvolto alto, catena lungo i passanti della cintura, camicia e giacca della festa. Ero un gran ballerino, a 15 anni già facevo le gare di boogie woogie nelle bocciofile. Se fossi nato in America sarei diventato famoso come John Travolta. Tony Manero ero io» (a Raffaele Panizza).
• «Alla fine degli anni Sessanta era il frontman di un complessino beat che si chiamava “I Quelli”, ma se ne andò l’anno prima che Franco Mussida, Franz Di Cioccio e gli altri cambiassero ragione sociale e inventassero la Premiata Forneria Marconi, come dire il progressive rock all’italiana» (Maurizio Crippa). Passò quindi dal clan di Celentano (di cui sarebbe poi diventato grande amico e imitatore sublime, al punto che lo stesso Celentano lo ospitò a Rockpolitik per dialogare con il suo doppio), poi come tutti i comici milanesi si fece le ossa al Derby, con Cochi e Renato, Jannacci, Massimo Boldi ecc.
• «L’uomo che mi ha cambiato la vita e la carriera è stato Enzo Jannacci. Non ho mai più incontrato uno come lui, mi ha insegnato tante cose, prima di tutto la modestia, io che ero un po’ spaccone» (a Maria Volpe).
• «Milano non è mica Roma. Non c’è niente, gh’è nient. Se ti affacci al balconcino dello Zelig, ti trovi di fronte un palazzo di dodici piani. Lì, o ti inventi tu da ridere oppure che fai? Il cabaret milanese è nato per questo, perché a Milano non c’è niente».
• «Ho sempre fatto il pagliaccio, mai stato in ufficio, in fabbrica. Sempre in scena. A quindici anni ho cominciato a girovagare in cerca di lavoro. La musica, gli anni del Derby e poi la tv. Cinema poco, essendo uno che non impara ero un pericolo: “Teo, tutte le volte che ritardi so’ milioni, lo vuoi finì sto film?”».
• Ballerino nella versione italiana di Hair negli anni Settanta. Esordio tv con Boldi su Antenna 3 (Non lo sapessi, ma lo so, 1982), poi Drive in, Una rotonda sul mare, Emilio, il Gioco dei Nove, Teo Bauscia ne I vicini di casa (sit-com di Gino e Michele), nel 1991-1992 Striscia la notizia, poi Scherzi a parte, quindi Mai dire gol, dove i suoi nuovi personaggi (il tifoso del Napoli Felice Caccamo, quello del Torino Gianduia Vettorello, il vecchio milanista Peo Pericoli, creato ai tempi di Emilio ecc.) ne consacrarono la popolarità.
• Carattere difficile, nel 1995 lasciò a causa di un litigio il programma della Gialappa’s. «La verità con la Gialappa’s è che avevo troppi impegni, tra cinema e tv, lasciai loro. Una lite di ragazzi diciamo. Con Ricci, sa, è che io improvviso, non seguo copioni, lì me ne arrivarono 13 in un botto. Il punto è che sono un cane sciolto, non mi lego a cordate, se devi danneggiare uno danneggi me e vai tranquillo. Ma rivendico di aver sempre fatto male solo a me stesso, mai ad altri».
• Nel 1997 passò alla Rai (Faccia Tosta, Fantastica Italiana) e dal 1998 fu ospite fisso di Quelli che... il calcio condotto da Fabio Fazio, dove sviluppò nuove imitazioni (Ray Charles, Galliani, Maldini, l’avvocato Prisco).
• Nel 1999 condusse con Orietta Berti Sanremo notte, nel 2000 affiancò Fazio al Festival (quello dei cinquant’anni). Nel 2002 tornò a Mediaset con una nuova edizione di Paperissima ma dopo due puntate piantò tutto: «Non ero in sintonia con il programma e me ne sono andato. Mi hanno “licenziato” e chiesto molti soldi. Come del resto era accaduto anni fa con la Gialappa’s: una litigata che mi costò un miliardo e mezzo di lire e anni lontano dal video. Ma io sono fatto così, non mi adatto: pago dei prezzi alti, nessuno mi ha mai fatto sconti. Qualche volta bisogna avere le palle. D’altra parte sono passionale e terrone». Ancora due edizioni di Scherzi a parte (2002-2003), uno show poco fortunato con Alba Parietti (Il Teo – Sono tornato normale), poi Del Noce lo richiamò in Rai.
• Ha progressivamente diradato le sue apparizioni tv tornando a fare teatro: «Sul palco faccio quello che mi passa per la testa. E funziona sempre benissimo. Quando tentavo di farlo in tv mi hanno dato un calcio nel... Non sputo nel piatto in cui ho mangiato per anni, ma della tv di adesso non voglio sentir parlare» (a Mariella Tanzarella).
• Chiuso dopo due puntate Colpo di genio, su Raiuno con Simona Ventura nella primavera 2007, partecipa al programma Che tempo che fa e diventa ospite fisso della Domenica Sportiva (anche di Notti europee in occasione degli Europei di calcio del 2008). Nel gennaio 2008 la riapertura del mitico Teatro Derby di Milano e la nomina a direttore artistico (tra l’altro, ha firmato la regia di Caveman. L’uomo delle caverne, adattamento della pièce di Rob Becker). Visto anche negli spettacoli Teo Teocoli Show. Non ero in palinsesto, Spettacolo a richiesta, Dal Derby al Nuovo. Una sua canzone (Carta d’identità, cantata con Tony Dallara) è stata scartata dalla commissione giudicatrice di Sanremo 2008. L’anno dopo, ha duettato al Festival con Alexia e Mario Lavezzi nel brano Biancaneve. Nel 2012 è al cinema nel cast de I 2 soliti idioti, regia di Enrico Lando.
• Dal 2013 gira l’Italia con il suo one man show Restyling Faccio Tutto, «un misto di aneddoti personali, gag, musiche, canzoni, parodie». «Per fortuna a teatro reggo due ore e mezza tranquillo e la gioia di tornare a casa a notte fonda mangiando un panino in auto è sempre indescrivibile. Il lavoro mi tiene in forma. Se solo sapessi che lavoro faccio...» (a Luigi Bolognini, cit.).
• Negli ultimi tempi si è lamentato di non essere più stato chiamato in tv: «Non lo so, non c’è spazio per il varietà. Mi chiamano per fare il giudice nei talent, ma io dico no perché voglio fare il mio mestiere che è far ridere la gente» (Maria Volpe) [Cds 6/10/2013].
• Libri: Vai, vai, vai Teo (Mondadori 2000, scritto con Marco Posani), Che libidine, è pieno! Il mio calcio rossonero (Rizzoli 2003) e Io ballo da solo (Mondadori 2010).
• Ha avuto diversi incidenti in moto: uno nell’estate del 2007 in Spagna, un altro nel settembre 2008 e un altro ancora nel giugno 2009, a Ibiza. In tutti e tre ha riportato solo escoriazioni e qualche lieve frattura: «Da oggi in poi, andrò solo in auto, lo giuro! Me ne farò portare una da Milano. La moto l’ho regalata al giardiniere!».
• Tre figlie dalla moglie Elena Facchini: Anna Adele Letizia (1989), Paola (1991), Chiara (1993).
• Frasi «Quando ho incominciato, con il cabaret al Derby, ero diverso dagli altri, facevo fatica a far ridere, non avevo il physique du rôle come ad esempio un Beruschi. Non avevo una faccia da pirla da esibire, arrivavo sul palco e pensavano “ma che ci fa qui questo playboy”. A risolvere è stato proprio il trucco».
• «Ricordo un anno a Saint-Tropez: Brigitte Bardot era fidanzata con il mio amico, il famoso playboy Gigi Rizzi, mentre io broccolavo con la segretaria dell’attrice. Una sera restammo soli a casa, io e B. B. giocammo a dadi. Non ebbi il coraggio di fare niente e a un certo punto lei mi disse: “Ma sei un po’ sfigato” e si chiuse così».
• «Anche se frequentavo il bel mondo, per anni ho continuato ad abitare nelle case popolari a Milano, e andavo allo stadio con i miei amici di sempre».
• Critica «Teocoli ha qualcosa in più degli altri comici: l’istinto, la propensione naturale, il temperamento. Appena interviene lui, il divertimento è assicurato e il programma che lo ospita decolla, cambia faccia, è altra cosa. È spesso più bravo, più dotato, più interessante dei personaggi cui regala la propria caricatura» (Aldo Grasso nella sua Enciclopedia della Televisione).
• «Teo è straordinario a braccio. In diretta è fantastico» (Simona Ventura).
• «C’è stata un’epoca in cui Teocoli gestiva in pratica l’immagine pubblica del calcio milanese. Imitava Galliani, Peppino Prisco, Cesare Maldini e quando si annoiava faceva scendere le scale del Festival di Sanremo al sindaco Albertini in mutande. Supportato, anzi istigato da Fabio Fazio all’epoca della massima cattiveria, Teo costringeva un sacco di gente per bene a una specie di corvée, la domenica pomeriggio non si usciva finché non finiva la trasmissione (...) Il punto è che stiamo parlando al massimo di tre, quattro anni fa. E il fatto che ci tocca raccontarlo come se ricordassimo le merendine di quando eravamo piccoli, ecco, è una profonda ingiustizia» (Antonio Dipollina, nel settembre 2003).
• Politica «Sono sempre stato apartitico e non ho mai fatto satira politica».
• Tifo Milanista: «Il grande amore mi prese insieme a cinque ragazzini del mio quartiere il giorno di Milan-Santos (12 maggio 1963 – ndr) quando Trapattoni fermò il mitico Pelé. Il Milan, Pelé, la prima grande partita in notturna... Ci andammo in taxi: eravamo in sei, quattro sui sedili e due sdraiati a terra. Andammo all’avventura e tornammo tutti innamorati di Rivera, del Trap... e di Pelé».
• «Per più di vent’anni aspettavo la domenica per il rito dello stadio con gli amici. Il miei idoli erano Rivera e Prati. Andavamo presto, prima al bar Cicala , in piazzale Lotto, gestito da interisti che ogni volta ci dicevano “ma non potete andare da un’altra parte?”, poi guardavamo lo stadio che si riempiva ed era già uno spettacolo» (a Gabriella Mancini) [Gds 25/2/2015].