3 giugno 2012
Tags : Benedetta Tagliabue
Biografia di Benedetta Tagliabue
• Milano 24 giugno 1963. Architetto. «L’Italia è l’unico Paese al mondo dove non ci è stato possibile portare a termine un’opera già cominciata».
• Vive a Barcellona, dove arrivò a 26 anni insieme al marito Enric Miralles (1955-2000), che aveva conosciuto a New York mentre si stava perfezionando alla Cooper Union dopo gli studi allo Iuav di Venezia. «Impara il catalano in terra di Catalogna, mi disse, ma ancor più mi farebbe piacere che tu dialogassi con mia madre in quella lingua, lei parla un castigliano artificiale, la farai contenta e vedrai che la gente del luogo ti accetterà in modo migliore».
• Assieme al marito diede vita allo studio di progettazioni Embt, che ha edificato il nuovo mercato Santa Caterina di Barcellona, il Parlamento della Scozia, l’Università di Vigo, la prima di una serie di piazze e strade del nuovo porto di Amburgo. «Il palazzo del Parlamento scozzese è stato premiato dalla Biennale di architettura spagnola e dal pubblico, diventando in pochi mesi l’edificio più visitato di Scozia. “È stato più facile vincere gli intrighi politici e le polemiche per la devolution a Edimburgo che l’immobilismo italiano”, dice. “In Scozia la posta in gioco era molto alta perché il nuovo Parlamento aveva un grande valore simbolico”. Alla cerimonia di inaugurazione, la Regina Elisabetta II. “Ah, lei è l’architetto. Ho seguito i lavori del palazzo dalla mia finestra’, mi ha detto incontrandomi, con l’aria della vicina di casa preoccupata. Proprio davanti al Parlamento c’è il palazzo reale di Holyrood House, dove Maria Stuarda visse fino al 1567 e dove i reali britannici soggiornano quando sono in visita a Edimburgo. Alla fine comunque mi ha fatto i complimenti”» (Stefano Montefiori).
• Il progetto recente che l’appassiona di più è il padiglione spagnolo per l’Expò 2010 a Shanghai, una grande struttura dalla forma organica interamente ricoperta di vimini. Continua a vivere e a lavorare a Barcellona e ha intenzione di restarci: «Qui mi sento rispettata, ben trattata, in un ambiente colto, aperto, vivace. Dove la competizione è diversa dall’odio» (a Enrico Arosio). (a cura di Lauretta Colonnelli).