3 giugno 2012
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Biografia di Bruno Tabacci
• Quistello (Mantova) 27 agosto 1946. Politico. Eletto alla Camera nel 1992, 2001, 2006, 2008 (Dc, Biancofiore, Udc), al Senato nel 2013 (Centro Democratico). Alla vigilia delle elezioni del 2008 uscì dall’Udc con Mario Baccini (gennaio 2008) e fondò con Savino Pezzotta un nuovo movimento politico cattolico, detto Rosa Bianca, e definito “terzo polo moderato”. Le caratteristiche della legge elettorale e dei suoi sbarramenti (vedi Roberto Calderoli) consigliarono poi a Tabacci e Baccini di riportare la Rosa Bianca sotto l’egida di Casini, nell’Unione di centro (dal cui gruppo parlamentare uscì a fine 2009 per dar vita all’Alleanza per l’Italia, di cui divenne capogruppo alla Camera, con Francesco Rutelli). Fino a quel momento, Tabacci era stato il candidato premier della nuova formazione. Nel 2009 promotore del Comitato amici della costituzione per l’astensione al referendum, insieme a Franco Bassanini e Stefano Passigli, e sostenitore di Filippo Penati per la Provincia di Milano. In predicato di correre per la Lombardia alle Regionali del 2010 (come pure, poi, per quelle 2013), nel 2011 entrò a titolo personale, come assessore al Bilancio, nella giunta di Giuliano Pisapia al Comune di Milano (si era ipotizzata anche una sua candidatura a sindaco). Nel 2012 partecipò alle primarie nazionali del Pd, lasciando il ruolo di assessore milanese; nel 2013 è stato rieletto al Parlamento, in Senato, con il Centro Democratico, l’anno dopo ha mancato l’elezione al Parlamento europeo sotto l’egida di Scelta europea.
• Suscitando polemiche il doppio incarico di parlamentare e assessore, Tabacci ha rinunciato allo stipendio del Comune di Milano. Da assessore ha gestito anche la dismissione della partecipazione del Comune in Sea (operazione finita anche al vaglio della magistratura).
• «Ha quei suoi modi sempre misurati, quella voce profonda e pacata, perfetta per un ex democristiano» (Fabrizio Roncone) [Cds 1/8/2010]. Fama di «pessimista cosmico» (Maurizio Giannattasio) [Cds 24/9/2011].
• Laureato in Economia e commercio all’Università di Parma, iscritto alla Dc già dall’età di 18 anni, «era il pupillo dell’ex partigiano Marcora (“il mio unico maestro”), uno dei padri della sinistra democristiana, il fondatore della corrente di Base. Segretario della Dc lombarda, nell’87 divenne presidente della Regione per volere di Ciriaco De Mita. Nel 1992 sbarcò a Montecitorio ma finì nelle reti di Tangentopoli. A chi adesso glielo ricorda con malizia, risponde con uno scatto: “Ho subìto due processi e sono stato assolto in entrambi per reati come il finanziamento illecito dei partiti, reati per i quali qualcuno a Botteghe Oscure se la sarebbe cavata con un sorriso”. È fatto così: orgoglioso, spigoloso. È anche convinto di non dovere molto a Berlusconi e alla Casa delle Libertà: “Sono rientrato in Parlamento dalla porta principale, perché gli elettori mi hanno riconosciuto a distanza di anni...”. Vero: è passato nel maggioritario, strappando all’Ulivo il collegio di Castiglione delle Stiviere (Mantova)» (Fiorenza Sarzanini).
• Da sempre attento ai temi economici e al loro rapporto con la politica (privatizzazioni, banche, tariffe, mercato ecc.), poco condiscendente, spesso ispido: «Bazoli (presidente di Banca Intesa, considerato d’area prodiana - ndr) è il vero uomo di potere che c’è oggi in Italia. E questo crea quantomeno un problema di ruoli. A me preoccupano i banchieri che fanno l’interesse del Paese. I banchieri dovrebbero piuttosto fare l’interesse dei loro azionisti. Per non dire dei correntisti» (ad Antonella Rampino nell’aprile 2007). «Era considerato nell’Udc un “non allineato”, così distante da Pier Ferdinando Casini, di cui non ha mai subito l’influenza carismatica. Era sempre in guerra con Giulio Tremonti, e non passava giorno senza una critica alla politica economica di via XX Settembre (fu tra i parlamentari che scelsero di non usare lo scudo fiscale). Ma all’indomani del crac Parmalat, quando parve evidente il tracollo del sistema, il presidente della Camera si affrettò a chiamarlo. Seguito a ruota dal ministro dell’Economia. Casini pensò a lui per garantire al Parlamento un ruolo nella crisi e impedire che la vicenda fosse gestita solo dal governo, in un rapporto diretto e senza mediazioni con il parco buoi dei risparmiatori, traditi e rapinati» (Francesco Verderami). Di Tremonti ha anche detto che «oramai si è preso un potere che nessun altro ministro dell’Economia ha mai avuto nella storia della Repubblica», ma nel 2010 sostenne l’ipotesi di un governo tecnico guidato dallo stesso Tremonti.
• Nel 2009 divenne presidente del Conapa, che coordina le associazioni dei piccoli azionisti delle società quotate e non.
• Nel 2007 ha pubblicato Intervista su politica e affari (Laterza, a cura di Sergio Rizzo), dove parla fra l’altro di Berlusconi: «Mi ha invitato due volte ad Arcore, non mi ha risparmiato la visita al famoso Mausoleo, ma non abbiamo mai avuto un grande feeling, io ero democristiano, lui diceva che aveva due zie suore quando gli serviva». Nel 2012 ha pubblicato il libro-intervista, con Alberto Gentili, Pensiero libero (Laterza).
• Sposato, due figli.