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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Gino Strada

• (Luigi) Sesto San Giovanni (Milano) 21 aprile 1948. Chirurgo. Fondatore di Emergency. «Ormai solo in una sala operatoria riesco a essere felice». • «Dal 15 maggio 1994 ha curato – gratis e con altissimi standard medici – 6 milioni di persone, una ogni due minuti. In 16 Paesi del mondo, quasi sempre teatri di guerra, dal Ruanda all’Afghanistan, ma anche in Italia. Come e perché inizia la storia di Emergency? “Eravamo una dozzina di amici, tutti già esperti di teatri bellici. Venivo dalla Croce Rossa internazionale, che aveva deciso da poco di tagliare gli investimenti in chirurgia di guerra: troppo pericolosa, troppo costosa. Volevamo fare qualcosa perché il bisogno di aiuto era enorme. Soprattutto, c’era il genocidio in Ruanda in quel momento”» (Matteo Gamba) [Vty 7/5/2014]. • «È un comunista dalla cervice all’alluce. Nato nella rossa Sesto San Giovanni, è l’unigenito di Mario, operaio alla Breda, e di Pina, operaia della Osva. Iscritto alla facoltà di Medicina della Statale di Milano, entrò nel Movimento studentesco, attratto dalla sua ala più brutale, quella dei “katanghesi”. Un mezzo migliaio di ceffi che si dichiaravano marxisti-leninisti o, in base ai gusti, stalinian-maoisti. Il capo politico della genia era Mario Capanna. Quello militare, Luca Cafiero. Gino era il vice di Cafiero e guidava i mazzieri del gruppo Lenin, quello di Medicina. Si distinse per zelo militante (…) L’idolo di Gino è stato Norma Bethune, un canadese degli anni ’30 del Novecento, che lasciò il comodo ospedale di Montréal per partecipare alla lotta civile spagnola come chirurgo delle Brigate comuniste. Poi, per il resto della vita, fu medico nei teatri di guerra del vasto mondo. Seguendo il modello, Strada si specializzò in medicina d’urgenza. stato in Sud Africa con Barnard, il decano dei trapiantologi, e negli States per perfezionarsi. Perse di vista il primo e rinnegò i secondi. Assunto dal nosocomio di Rho, si sentì un pesce fuor d’acqua. Le malattie borghesi non gli bastavano più. Voleva alleviare le grandi sofferenze. Nel ’93, nacque Emergency e il duplice Strada che conosciamo: medico generoso e ideologo ributtante» (Giancarlo Perna).
• In Afghanistan dal 1999, dunque prima che le stragi dell’11 settembre 2001 lo mettessero al centro dell’attenzione mondiale, nel 2007 ebbe un ruolo determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, giornalista di Repubblica finito nelle mani dei Talebani. Poiché un suo collaboratore impegnato nella trattativa finì arrestato con l’accusa di essere complice dei sequestratori, ebbe un duro scontro col governo Prodi e il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Carlo Garbagnati, vicepresidente di Emergency: «Ci ha messo più di un’ora per convincere il nostro Ramatullah Hanefi ad andare a trattare per la liberazione di Mastrogiacomo. Lui non voleva, si era già esposto per Torsello, diceva che era rischioso. Ma poi Gino l’aveva convinto...». Giovanni Cerruti: «Emergency e Gino Strada, in tutti questi anni, si sono sempre occupati di malati e basta, “mai chiesto a nessuno chi fosse, se guerrigliero o no”. Così negli ospedali afghani come in quello di Sulaimanya, dove venivano ricoverati i “peshmerga” delle fazioni del clan Barzani o dell’Unione Patriottica del Kurdistan di Jalal Talabani, che si combattevano sulle colline. Curavano loro e curavano i bambini, che saltavano per aria sulle mine di fabbricazione italiana mentre giocavano per strada». Il suo stesso ruolo nella mediazione che portò al rilascio di Mastrogiacomo (in cambio della liberazione di cinque talebani, e con un interprete e un autista del reporter italiano uccisi nella fase finale del sequestro) fu oggetto di forti polemiche: Arturo Parisi, allora ministro della Difesa, parlò di «grave errore» e di «sfregio all’immagine dello Stato» (Strada aveva chiesto l’allontanamento degli uomini dei servizi segreti), Pier Ferdinando Casini di«gestione del sequestro privatizzata a beneficio del protagonismo di Gino Strada e di Emergency». La sua risposta: «Sono loro del governo che m’hanno chiamato... Tutti scandalizzati, adesso. Perché non hanno avuto i c... di dirlo dieci giorni fa, che non bisogna trattare coi talebani, quando a Daniele stavano tagliando la gola?».
• Nel maggio 2007 il governo di Kabul ha di fatto espropriato gli ospedali fondati in Afghanistan da Emergency, riaprendo poi in giugno quello di Kabul dopo il proscioglimento di Ramatullah Hanefi. • Nel 2010 ebbe una dura polemica con i governi italiano e afghano per l’arresto di tre volontari di Emergency (poi rilasciati) nel Paese asiatico: «Un tentativo di screditarci». • Schierato col presidente del Sudan Omar al Bashir, ricercato dal tribunale penale internazionale, poi contro l’intervento internazionale in Libia nel 2011.
• «Non distingue tra chi provoca l’attentato dell’11 settembre e chi reagisce all’aggressione con la guerra afghana. Perciò: “È un dovere morale essere contro gli Usa, l’Occidente, la coalizione di cui l’Italia fa parte”. Poi, si meraviglia se Karzai gli dà del talebano. Altre perle: “Gli Usa hanno praticato sistematicamente il terrorismo di Stato provocando centinaia di migliaia di vittime in tutti i continenti”; “Affermare che l’America è una democrazia è un insulto: basta chiederlo alle migliaia di desaparecidos arrestati dopo l’11 settembre e ai prigionieri di Guantanamo”. Con questo armamentario ideologico, Gino è diventato il cocco dei pacifisti nostrani. Non a caso nella elezione 2006 per il capo dello Stato, alcuni parlamentari di quella parrocchia hanno scritto il suo nome sulla scheda. Il dottore ha dei fan anche tra i cattolici. Per i Gesuiti è un santo laico. Una loro rivista, Popoli, si sdilinquisce: “In valigia gli attrezzi chirurgici e la solita immensa solidarietà”» (Giancarlo Perna) [Grn 13/4/2010]. • «Come si fa a non rispettare uno come Gino Strada, che dall’87 ha operato decine di migliaia di persone dal corpo devastato sui fronti di guerra dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Cambogia o della Sierra Leone con quel coraggio dei visionari che spinse lo stesso Clemente Mimun, allora direttore del Tg2, mille miglia da lui lontano politicamente, a definirlo “un eroe italiano”? Come si fa a non essere orgogliosi di essere cittadini di un Paese che, oltre ai medici che si facevano coprire di regali e tangenti dai fabbricanti di valvole cardiache brasiliane o portare nei week end in Costa Azzurra e in Corsica dall’aereo personale di Giuseppe Poggi Longostrevi, verso i cui laboratori dirottavano i pazienti, ha prodotto un chirurgo vero e perbene come lui, che pur essendo uno dei migliori allievi del professor Vittorio Staudacher e pur potendo diventare miliardario e avere barche e piscina, si vanta di non “aver mai fatto in tutta la vita una sola visita a pagamento”? Come si fa a non inchinarsi davanti a un uomo che, certo, è finito anche al Costanzo Show e nella classifica dei best-sellers e magari va pure a presentare qualche libro con Cochi (ex Cochi&Renato), ma ha passato e passa gran parte del suo tempo lontano dai riflettori, assediato dal fango o dalla siccità, dal gelo o dal caldo infernale, in ospedali fuori dal mondo dove è chiamato ogni giorno, per la povertà dei mezzi e la penuria del sangue per le trasfusioni, a scegliere “in pochi istanti chi operare e chi no” reggendo al trauma del “ferito che ti guarda negli occhi e tu devi dirgli: ‘No, opero prima l’altro’ accumulando un rimorso che non puoi lavar via”?» (Gian Antonio Stella).
• «Il suo pacifismo è una grande operazione di marketing e perciò tutt’altro che velleitario. È una macchina per produrre consenso e sostegno, nazionale e internazionale, anche finanziario, alla propria opera di “chirurgo di guerra”, ovunque ci sia una guerra, indipendentemente da chi la combatta e perché. Egli è animato dalla stessa, grande ambizione personale di tutti i predicatori e i facitori del bene di tutti i tempi. Una sorta di madre Teresa di Calcutta, un po’ più chiacchierona. In versione laica, egli assomiglia a quei capitalisti-filantropi, meno chiacchieroni, che in passato hanno finanziato e fatto finanziare dai loro amici la costruzione di ospedali, case di riposo e quant’altro. Lui i soldi, di suo, non li ha. Per indurre gli altri a impegnarsi, ci mette la sua opera di chirurgo e la sua predicazione pacifista. Conosco gente che, pur non condividendo una sua sola parola, lo ha finanziato e continua a finanziarlo» (Piero Ostellino). • Nel settembre 2007 altra polemica perché Emergency rifiutò l’incasso di una manifestazione erotica offerto in forma di donazione da Corrado Fumagalli, presentatore della trasmissione tv Sexy Bar. «Il binomio sarebbe stato imbarazzante (...) Accettando la sua offerta rischiavamo di scontentare molti altri nostri sostenitori». • Al corteo per la libertà di scelta sulla sorte di Eluana Englaro nel 2009, al fianco delle proteste dei metalmeccanici (fece anche visita ai tre dipendenti di Wagon Lits su una torre della Centrale di Milano); e ancora: schierato con Umberto Veronesi per il disarmo mondiale e contro il finanziamento riconosciuto dal Comune di Bologna alla scuola d’infanzia paritaria a gestione privata. • «Ho votato una volta sola negli ultimi decenni, per il sindaco di Venezia nel 2010». «Esteticamente incompatibile» fu il suo giudizio su Renato Brunetta, candidato del centrodestra. • Secondo classificato nelle quirinarie lanciate da Beppe Grillo per individuare il candidato del M5s per il Colle nel 2013. Come Milena Gabanelli, arrivata prima, rinunciò alla designazione: «Sono più utile al Paese continuando a lavorare per Emercency». • Il suo nome circolò anche nella formazione del governo Renzi: «avrebbe rifiutato la Salute offertagli dal premier in pectore» (Monica Guerzoni) [Cds 23/2/2014]. • Visto alla cerimonia degli Oscar 2013, per divulgare la causa di Emergency. • Propose le sedi in Sudan o Afghanistan di Emergency come luogo dove Silvio Berlusconi scontasse l’affidamento ai servizi sociali. • Vedovo di Teresa Sarti, che è stata presidente fino alla morte (1 settembre 2009). «Ci eravamo sposati nel 1971 dopo un fidanzamento di qualche anno. Sa, avevamo cominciato da ragazzini molto precoci…». Una figlia, Cecilia, e un nipote, Leone. • Interista.