3 giugno 2012
Tags : Vittorio Storaro
Biografia di Vittorio Storaro
• Roma 24 giugno 1940. Direttore della fotografia. Tre volte premio Oscar: Apocalypse Now (Francis Ford Coppola 1979), Reds (Warren Beatty 1981), L’ultimo imperatore (Bernardo Bertolucci 1987, premiato anche col David di Donatello), nomination anche per Dick Tracy (Beatty 1990). Tre Nastri d’argento: Il tè nel deserto (Bertolucci 1990), Piccolo Buddha (Bertolucci 1993), Tango (Carlos Saura 1998). Da ultimo Io, don Giovanni sulla vita di Lorenzo Da Ponte (Saura). Nel 2008 Nastro d’argento alla carriera. «La mia famiglia mi ha spinto in tutti i modi ad essere un cameraman televisivo col posto fisso».
• «Verso i 13-14 anni cominciai a fare pratica presso un laboratorio fotografico, nel pomeriggio, dopo la scuola. La mia famiglia, che era un po’ limitata nei mezzi, non mi avrebbe dato la possibilità di studiare fotografia in seguito, e quindi dovevo darmi da fare per mantenermi gli studi da solo. Ricordo che per me la fotografia era mistero, la parola non capivo neanche bene cosa fosse. In questo studio fotografico dove lavoravo come aiutante cominciai a fare le prime bellissime cose per penetrare il mistero, iniziando per esempio a lavare le bacinelle dello sviluppo stampa. Mio padre era proiezionista della Lux Film e certamente sognava, immaginava! Avrebbe voluto realizzare lui le immagini che proiettava. Ha dato a me questa spinta e io, realizzando il mio sogno, ho realizzato anche il suo».
• Apocalypse Now fu il suo primo impegno all’estero, «dove mi ero sempre rifiutato di andare (mi avevano offerto Il grande Gatsby, tra gli altri). Coppola mi disse “leggi Cuore di tenebra”: in Conrad ho trovato la chiave per tradurre in conflitto visivo un conflitto interiore, etico e di civiltà. Ma non sarei arrivato a questo risultato senza il cammino precedente».
• Il suo è «un pensiero artistico che si alimenta di molteplici riferimenti pittorici. Pellizza da Volpedo per Novecento, Francis Bacon per Ultimo tango a Parigi o Magritte per Il conformista. Spiega che la Luce non è una sola, sono tante. Una gamma infinita “che non è soltanto il ‘giorno’ e la ‘notte’ indicati nelle sceneggiature. La luce naturale e quella artificiale, l’ombra e la penombra, l’alba e il tramonto, il sole e la luna. E ognuna racconta una storia, esprime un concetto o un’emozione, scava nell’inconscio”» (Paolo D’Agostini).
• Tra i suoi ultimi più recenti, il Caravaggio visto in tv nel 2007 (regia di Angelo Longoni): «Mai visto una cosa simile. Sembra di entrare nei quadri, di respirare la drammaticità dei contrasti, di essere catturati da quel gioco di contrapposizioni. Storaro compie un esercizio di bravura, ci regala un saggio che entrerà in tutti i corsi sulla fotografia» (Aldo Grasso). «Caravaggio mi ha cambiato la vita quando, studente, vidi nella Chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma Vocazione e martirio di San Matteo: una folgorazione. Il pittore tagliava la luce in umana e divina, forse già ci spiegava il conscio e l’inconscio» (a Maurizio Porro). Da ultimo, ha firmato il progetto per la nuova illuminazione notturna dei Fori imperiali, che prenderà il via dal 21 aprile 2015, data del Natale di Roma.
• Sposato con Tonia Scafolla, tre figli (Fabrizio, Giovanni, Francesca).