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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Sergio Staino

• Piancastagnaio (Siena) 8 giugno 1940. Vignettista. Dell’Unità. «È stata la mia mamma a darmi il dono: fin da piccino ridisegnava con me i libri di fiabe. Da grande, per stare bene, prendevo in mano una matita».
• È il creatore di Bobo, «un nasone enorme sotto due occhiali grandi come fanali e una foresta di capelli e peli sempre fuori posto» (così lo descriveva Oreste del Buono ai tempi del suo esordio su Linus nel 1979).
• «Un omone dalla barba e i capelli arruffati, qualcosa a metà tra Garibaldi e un profeta, è il padre di Bobo e di tante altre strisce che hanno segnato la cultura e coltivato il senso dell’ironia (e soprattutto dell’autoironia) di una bella fetta della sinistra nostrana» (Stefano Jesurum).
• «Ha creato le vignette di Bobo parafrasando le vicende della sua famiglia. Così i due ragazzini della striscia (famosa già nell’81) sono cresciuti insieme con i suoi figli fino a quando Ilaria ha protestato che Qui, Quo, Qua non crescevano e non si capiva perché loro dovessero farlo. Detto fatto: sulle strisce sono rimasti adolescenti. “Il mio è un lavoro da solitario. Ma per trovare idee devo uscire”. Ecco allora, anche per un’incontenibile curiosità, il cinema (Cavalli si nasce dell’89 e Non chiamatemi Omar del 1992, insieme con Altan), la televisione (Cielito Lindo), i reportage in giro per il mondo per l’Unità, perfino l’attività da sindacalista» (Valeria Palumbo).
• «Architetto, Staino si iscrive nel 1961 al Pci e nel 1969 al Partito comunista marxista-leninista. Grazie a Oreste del Buono, direttore di Linus, inizia a disegnare la sua creatura. La motivazione, confessata nel sito www.sergiostaino.it, è tutta economica: nasce la primogenita, la moglie peruviana Bruna non trova lavoro... non si arriva alla fine del mese. Successo immediato, clamoroso. Nell’84, l’anno della morte di Berlinguer, vince il premio Forte dei Marmi con la motivazione solenne: “Per aver introdotto l’umorismo, la malinconia e la riflessione nel Partito comunista”. Il regista Ettore Scola sottolinea l’importanza della “terapia analitica collettiva” cui le strisce di Staino sottopongono quotidianamente il Pci, nell’87 Bobo diventa una star televisiva nel programma Drive In, interpretato dal regista-cantante Paolo Pietrangeli» (Barbara Palombelli). Nell’86 fondò e diresse il settimanale satirico Tango, pubblicato fino all’88, sulle cui pagine sfilarono le migliori firme della satira italiana di quegli anni.
• Ci vede pochissimo: «Quando nel 1978 si ruppe la prima retina, la presi malissimo. Pensavo che non avrei mai più potuto fare uno schizzo. Poi il cervello si è adattato al nuovo livello di informazioni che gli potevo dare, eliminando le storture e rendendo più chiari i concetti. Prima facevo disegni troppo sicuri, troppo standard. Con la miopia degenerativa il tratto è diventato più insicuro, ma più distintivo e aperto. Dopo un anno e mezzo è nato Bobo. Una rivalsa verso una sorte ingrata: diventare un grande disegnatore dopo aver perso la vista».
• Oggi, a parte le vignette, lavora per il teatro e scrive libri: «Lì devo censurarmi meno, sui giornali e in tv è una guerra: guardi che scandalo per la satira religiosa. Tutte le forze politiche guardano al Vaticano come riserva di voti e sponsor. Oggi in Italia sono possibili solo battute al limite dell’affettuosità. In Francia, la rivista Charlie Hebdo, alla morte di Wojtyla, pubblicò una vignetta dove il Papa, piccolo come la bollicina della nota pubblicità di acqua minerale, perso in un mare nero diceva: “Ehi, c’è nessuno?”. Io ne avevo una su Benedetto XVI. Erano uscite due notizie: a Colonia il Papa aveva ricevuto due milioni di giovani, il giorno prima un vescovo era stato condannato per pedofilia. “Papà”, diceva Ilaria, “sai che due milioni di giovani hanno incontrato il Papa?”. E Bobo: “Di questi tempi è meglio non andare da soli a trovare le gerarchie ecclesiastiche”. Non la proposi» (da un’intervista di Raethia Corsini).
• È presidente onorario dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), associazione che da anni pubblica la rivista L’Ateo.
• Fino a quarant’anni insegnò Applicazioni tecniche alle medie. Vive sulle colline di Scandicci, vicino a Firenze. La moglie, peruviana, si chiama Bruna. Si scambiarono il primo bacio sulla scalinata della stazione di Firenze: «Lo ricordo sempre perché non è stato un bacio qualunque, ma è arrivato dopo anni di esitazioni, ripensamenti. Eravamo sposati tutti e due, in più io ero un dirigente dei marxisti leninisti e loro sono dogmatici come i cattolici più oscurantisti. Quell’amore immenso che mi era nato dentro si scontrava con dei macigni. Se restavo solo con lei dovevo fare sforzi enormi per non abbracciarla. E poi mi sentivo come Sant’Antonio nel deserto» (Giovanna Pezzuoli) [Cds 5/7/2012]. Due figli: Ilaria e Michele.