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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Luciano Spalletti

• Certaldo (Firenze) 7 marzo 1959. Ex calciatore. Allenatore. Dal gennaio 2016 sulla panchina della Roma, squadra che ha guidato anche dal 2005 al 2009 vincendo nel 2007 e 2008 la Coppa Italia e nel 2007 la Supercoppa italiana e arrivando due volte ai quarti di finale di Champions League. Dal 2009 al 2014 allo Zenit San Pietroburgo (due campionati, una Coppa di Russia e una Supercoppa di Russia). Ha allenato anche Empoli, Sampdoria, Venezia, Ancona, Udinese. «A volte sento dire: io nel calcio non mi diverto più. E penso: paragonato a cosa?».
• Figlio di un guardiacaccia poi magazziniere in una vetreria, giocò nelle giovanili della Fiorentina, poi Cuoiopelli, Castelfiorentino dilettanti, Entella Chiavari, Spezia, Viareggio, Empoli in C1: «Ero un centrocampista, diciamo un numero otto. Un anno ho segnato 11 gol, nove però su rigore. Non di grande qualità, diciamolo, ma spirito di sacrificio quello sì».
• Da allenatore «non ha i “paraocchi”, sul piano tattico: anzi, prende un po’ qui e un po’ là da tutti. C’è chi lo definisce uno zemaniano pentito, ad esempio. Due sono, al riguardo, le cose certe: il boemo andò a studiarlo a Empoli; il boemo è stato il suo primo avversario nella massima serie. In realtà, Spalletti mischia, ricicla, adatta, inventa. E ogni anno propone qualcosa di nuovo. Inedito magari no; nuovo sì. Nell’ambiente del calcio viene considerato una specie di maniaco: il suo lavoro – tra campo e computer – gli porta via almeno tre quarti della giornata» (Mimmo Ferretti).
• «È l’allenatore ideale per un calciatore che si vuole mettere in discussione, il peggiore per un calciatore che si sente già arrivato. Tutto ruota intorno a una convinzione e a un concetto. Il primo: cercare la qualità. Il secondo: arrivarci con l’applicazione» (Luca Valdiserri).
• «“Sono mezzo Trap e mezzo Zeman”» disse una volta. La modestia e la serietà sono il suo forte. Vive la Toscana come un inglese del Chiantishire, vive la professione con il giusto grado di tensione personale, ma non la trasmette al prossimo, cercando piuttosto il tono medio, il rispetto, la parola giusta al momento giusto» (Roberto Perrone).
• «Nel 1997, quando il paese di Sovigliana era tappezzato di manifesti azzurri con su scritto in nero “Sacchi più Zeman uguale Spalletti”, il tecnico della Roma nelle (poche) interviste che rilasciava già all’epoca, dichiarava di vergognarsi: “Andrei a strapparli di notte ma non posso, li hanno messi i miei compaesani”. Manifesti (insieme a migliaia di volantini) che trovò anche la prima volta che arrivò nella capitale, scelto da Bruno Conti con l’ok del presidente Franco Sensi. Quelli però avevano un tenore diverso e lo invitavano, nemmeno arrivato, ad andarsene. E invece Luciano da Certaldo, patria di Boccaccio, vissuto e cresciuto in una frazione di Vinci, il paese di Leonardo, a Roma non solo ha vissuto quattro anni splendidi e intensi ma ha deciso di tornarci. Un po’ perché è testardo di natura e ha intenzione di completare un discorso bruscamente interrotto oltre sei anni fa. Ma poi, oltre al fascino di far rientro da trionfatore, in città ha lasciato un pezzo di cuore. Per un uomo che ama ripetere «come la cosa più bella del mondo è il silenzio delle colline toscane», è singolare essersi innamorato di una metropoli così caotica che a volte, ad esempio nei giorni di pioggia, lo tiene bloccato in auto almeno una mezz’ora per raggiungere Trigoria dalla casa acquistata nel quartiere Eur, vicino al Fungo» (Stefano Carina).
• Dalla moglie Tamara, conosciuta ai tempi di La Spezia, ha avuto i figli Samuele (1992), Federico (1995, studia alla Luiss a Roma) e Matilde (2011).
• Appassionato di vini.