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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Raffaele Sollecito

• Giovinazzo (Bari) 1984. Il 4 dicembre 2009 fu condannato in primo grado a 25 anni per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, accoltellata nella sua casa a Perugia il 1 novembre 2007. Il 3 ottobre 2011 fu assolto in appello. Dopo altri tre processi, il 27 marzo 2015 la quinta sezione della Cassazione lo ha definitivamente assolto dall’accusa di omicidio.
• I pm Giuliano Magnini e Manuela Comodi ne avevano chiesto il rinvio a giudizio per il delitto della Kercher nel luglio 2008. Con lui, erano accusati l’americana Amanda Knox, coinquilina della vittima con cui aveva una relazione al momento dell’omicidio, e l’ivoriano Rudi Guede. «Per i pm tutti e tre gli imputati sono responsabili della morte della studentessa inglese e tutti (anche se Guede sembra aver avuto una parte predominante) sono accusati di averla violentata e derubata delle carte di credito, di 300 euro in contanti e di due telefoni cellulari. Ma solo Amanda e Raffaele, secondo la Procura, sono gli autori della manipolazione della scena del crimine, elaborata dai due per simulare un tentativo di furto da parte di estranei. E ancora solo per loro due c’è l’accusa di aver portato fuori dalla casa di Raffaele il coltello su cui sono state trovate tracce del profilo genetico di Meredith» (Meo Ponte).
• Figlio di Francesco, noto urologo pugliese. Ha per avvocato Giulia Bongiorno: «Ho accettato l’incarico di difendere Sollecito perché, dalla lettura delle carte, ho radicato in me il convincimento della sua innocenza. Non aprioristicamente ma dopo aver consultato gli atti».
• Durante la detenzione si è laureato in Ingegneria informatica (16 febbraio 2008).
• Condannato in primo grado a 25 anni di reclusione, il 3 ottobre 2011, alle ore 21.43, la Corte di assise di appello di Perugia, presieduta da Claudio Pratillo Hellmann, dopo aver disposto la parziale rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha assolto con la formula di non aver commesso il fatto entrambi gli imputati dalle accuse di omicidio e di violenza sessuale, e per insussistenza del fatto dall’accusa di simulazione di reato, e ne ha ordinato conseguentemente la scarcerazione immediata. I due hanno lasciato le case di reclusione prima della mezzanotte, mentre nella piazza Matteotti, di fronte all’uscita dell’aula d’udienza si scatenava un’aspra protesta contro la sentenza e contro gli stessi difensori degli imputati. Amanda Knox ha lasciato l’Italia diretta a Seattle il 4 ottobre 2011 alle ore 11:45 facendo scalo proprio nel regno Unito, nella sala riservata alle alte personalità, per motivi di sicurezza, dell’aeroporto internazionale di Heathrow.
• Il 26 marzo 2013 la prima sezione penale della Corte di cassazione annulla le sentenze di assoluzione del secondo grado di giudizio e respinge il ricorso della Knox contro la condanna per calunnia, che diventa definitiva.
• Il 30 gennaio 2014, al processo bis, la Corte d’assise d’appello di Firenze, dopo quasi dodici ore di camera di consiglio, ribalta la vecchia sentenza di secondo grado e afferma la colpevolezza dei due imputati, condannando Amanda Knox a 26 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25. Nessuna misura restrittiva in carcere in attesa del nuovo ricorso in Cassazione, ma divieto di espatrio e ritiro del passaporto per Sollecito.
• Il 29 aprile 2014 vengono rese note le motivazioni della sentenza – contenute in 400 pagine - che ha condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’assassinio di Meredith Kircher. Secondo i giudici di Firenze, la giovane inglese fu ammazzata non con uno, ma con due coltelli, e non per aver resistito a un atto sessuale, ma in mezzo a un litigio provocato dal furto di soldi e carta di credito da parte di Amanda e Raffaele. Raffaele e Amanda, dopo il litigio provocato dalle proteste di Meredith per il furto dei soldi e della carta di credito, avrebbero colpito ripetutamente con i loro due coltelli Meredith. La ragazza era arrabbiata anche per il comportamento di Guede, che oltre tutto aveva sporcato il bagno. «Secondo la ricostruzione della Corte d’appello di Firenze, Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudi Guede “collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith e usarle violenza”. Guede era animato dall’“istinto sessuale”, Amanda e Sollecito da “volontà di prevaricazione e di umiliazione di Meredith” che poi fu accoltellata. “Ad un certo punto della sera gli eventi precipitarono – scrivono i giudici – la ragazza inglese venne aggredita da Amanda Marie Knox, da Raffaele Sollecito, il quale spalleggiava la propria ragazza, e da Rudy Hermann Guede, e costretta all’interno della propria camera ove avvennero le fasi finali dell’aggressione e dell’accoltellamento”. La Corte ritiene che “l’arma che produsse la ferita nella parte destra del collo fosse impugnata da Raffaele Sollecito e l’altra lama – si legge ancora nelle motivazioni – quella che produsse la ferita estesa sulla parte sinistra del collo (...) e che provocò la morte di Meredith Kercher sia stata da impugnata da Amanda Marie Knox. Si tratta del coltello sequestrato all’interno dell’abitazione di Raffaele Sollecito” (…)» [Cds 29/4/2014}. I giudici sostengono inoltre che ci sono tracce del dna di Sollecito sul gancetto del reggiseno di Meredith e sul coltello con cui Amanda avrebbe colpito. Giulia Bongiorno, che difende Sollecito, sostiene che non c’è traccia del ragazzo da nessuna parte. Aggiunge che nella sentenza «ci sono almeno dieci errori clamorosi per pagina» e si dice sicura che la Cassazione (ci torneranno nel marzo 2015) cancellerà tutto.
• Il 27 marzo 2015 la quinta sezione della Cassazione, dopo dieci ore di camera di consiglio, ha deliberato che Sollecito e la Knox devono essere assolti dall’accusa di omicidio di Meredith Kercher. Il quadro disegnato da chi aveva indagato e da chi aveva poi condannato Amanda e Raffaele «non è sorretto da indizi sufficienti». In carcere c’è solo l’ivoriano Rudy Guede, condannato in via definitiva a sedici anni con rito abbreviato per «concorso in omicidio». Ad Amanda rimane la condanna per la calunnia che ha portato in carcere Patrick Lumumba: tre anni, già scontati.
• Gli avvocati di Sollecito sono al lavoro per chiedere, per l’«ingiusta detenzione», mezzo milione di euro.
• I genitori e la sorella di Meredith non nascondono la «profonda delusione per l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito: sapevamo che era un risultato possibile, anche se non era quello che ci aspettavamo». I media britannici sono scatenati. L’Independent parla di «atroce errore giudiziario», mentre il Guardian sottolinea che «questa non è certo la conclusione che i Kercher volevano o si aspettavano». Il giornale accenna anche a una «pillola amara» da digerire per i parenti di Mez, mentre il Sun sottolinea come sia iniziata «la nuova agonia per la mamma di Meredith».
• La prima notte di Sollecito da cittadino libero: «Ho festeggiato fino a tardi e ho dormito in maniera incredula. Sono un attimo confuso. Ma ora ho tutta la vita davanti per rifarmi».
• Sollecito in conferenza stampa dopo l’assoluzione: «Mi sento come un sequestrato tornato alla libertà dopo 7 anni e 5 mesi. Il mio sequestro è stato insopportabile. Sono stato additato come un assassino, senza uno straccio di prova. La mia famiglia è stata fatta a pezzi, sbriciolata. Non è vero che non mi aspettavo questa sentenza: questa sentenza doveva finire così. Ora torno alla vita». Sulla sua ex fidanzata Amanda Knox, sentita per telefono dopo l’assoluzione: «Non ho programmi di vederla, non so se mai succederà, non c’è in me questo desiderio. E’ rimasto fra noi solo un rapporto di amicizia, uno come tanti». Sul suo futuro: «Forse scriverò un libro, ora voglio dimenticare». Sulla famiglia di Meredith: «Mi dispiace sia delusa, ma la sentenza è la verità, questa volta la sentenza è coincidente con la realtà dei fatti. Spero che loro riconoscano questa verità dei fatti. Meredith la conoscevo poco, non avevo motivo per avere dell’astio e per rendermi partecipe di un delitto tanto orribile. Guede non lo conosco affatto».
• Ha sfruttato il caso che lo vede protagonista per farne uno degli argomenti della tesi da lui il 15 luglio 2014 degli Studi di Verona, con cui ha conseguito con un punteggio di 88 su 110 la laurea magistrale in Ingegneria e Scienze informatiche.
• Dal 2013 è fidanzato con Greta Menegaldo, trevigiana di Ponte di Piave, un diploma al liceo linguistico di Oderzo, un lavoro da hostess all’aeroporto di Venezia. Si sono incontrati in volo: lei era in aereo per lavorare come hostess, lui era a bordo come passeggero. Dopo la sentenza della Cassazione che ha definitivamente assolto Raffaele ha detto al Corriere della Sera: «Le ultime ore prima della sentenza sono state le peggiori. Però io ci ho sempre creduto, ho sempre saputo che sarebbe finita così... Sono felicissima».