3 giugno 2012
Tags : Stenio Solinas
Biografia di Stenio Solinas
• Roma 19 dicembre 1951. Giornalista. Inviato del Giornale. È stato caporedattore del quotidiano La notte, del mensile Magazine e della rivista Salve; poi redattore capo dell’Europeo e infine responsabile delle pagine culturali del Giornale. Autore di vari libri, tra cui: Per farla finita con la destra (Ponte alle Grazie, 1997), Percorsi d’acqua (Ponte alle Grazie, 2004), Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand (Vallecchi, 2011), Gli ultimi mohicani. Quel che resta della politica (Bietti, 2013).
• «Un uomo raffinato, nei modi e nei gusti. Un lupo solitario, nemico dei “rossi”. Ragazzotto fascista, immagazzinò esperienze deludenti: “Me li ricordo bene i professori di destra, i più cretini, i più codini. E i genitori di destra, melassa retorica dell’impegno”. Così, negli anni Settanta s’unì al pugno di intellettuali che diedero vita alla Nuova Destra, per intenderci quelli che dialogavano, fra gli altri, con Massimo Cacciari. Ancora delusioni: “C’era chi ci vedeva un modo per rinfrescare e riattualizzare un pensiero fascista fattosi troppo esangue. C’erano anche, naturalmente, i cretini, sponsores del nuovo per il nuovo. Inizi anni 70, recensii Il vizietto, con Tognazzi e Serrault, era un film garbato, con quel ménage omosessuale per certi versi più sereno e riuscito di un matrimonio tradizionale. Lo scrissi sul Candido di Pisanò, dopo lo incontrai a un convegno missino: ‘Ho un sacco di lettori incazzati, dicono che ci siamo messi a difendere i culattoni’. In anticipo su Chatwin mi chiedevo: che ci faccio io qui?”. A Solinas piacciono gli scrittori trasversali, le destre della sinistra, le sinistre della destra» (Stefano Jesurum).
• È un accanito fumatore di sigari Toscano, definiti come gli unici al mondo ad essere allo stesso tempo da meditazione e da pronto consumo.
• «Fin da ragazzo io ero un solitario, uno che stava bene in compagnia di se stesso, e questo lato di me, portandomelo dietro, è diventato una sorta di seconda natura» (a Fiorenza Licitra).
• «È certo che i più antitaliani del dopoguerra sono stati i partiti che hanno governato il Paese e, tutto sommato, le più grandi forze politiche, quali la Democrazia cristiana e il Partito comunista. Quindi è difficile creare un interesse nazionale quando hai due partiti internazionalisti al potere» [Licitra, cit.].