3 giugno 2012
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Biografia di Tullio Solenghi
• Genova 21 marzo 1948. Attore. Grande popolarità conMassimo Lopez e Anna Marchesini, fino al 1994 «il Trio comico più amato dagli italiani» (Leandro Palestini), con cui feceFantastico, Domenica In, Festival di Sanremo ecc. Deludente reunion nel 2008 con Non c’è più la mezza stagione, tre prime serate da sabato 8 marzo su Raiuno. Recentemente spesso a teatro: La bisbetica domata di Shakespeare (regia di Matteo Tarasco, compagnia di soli uomini), Le nozze di Figaro di Beaumarchais (regia di Tarasco), L’ultima radio diSabina Negri (regia di Marcello Cotugno), Moscheta (regia di Mario Sciaccaluga). Anche regista, assieme a Maurizio Micheli di L’apparenza inganna, di Francis Veber. Da ultimo I ragazzi irresistibili (commedia di Neil Simon, regia di Mario Sciaccaluga), «Il confronto con Walter Matthau e George Burns e con Peter Falk e Woody Allen (protagonisti nel 1995 di un film per la televisione) è retto molto bene da Eros Pagni (Willy) e Tullio Solenghi (Al), memori dei preziosi insegnamenti ereditati da quel rito acre e plebeo che è stato il nostro avanspettacolo» (Pietro Favari) [Fog 3/1/2014]. A breve porterà in scena Amadeus, testo di Peter Shaffer, regia di Alberto Giusta.
• Studi alla Scuola di Teatro dello Stabile di Genova, esordio sul palcoscenico nel 1970 con l’opera di Brecht Madre Courage, lavorò poi con Giorgio Albertazzi, Tino Buazzelli, Lina Volonghi in opere di Shakespeare, Goldoni, Molière, Pirandello. Debuttò in tv nel 1978 col varietà Luna Park.
• «In La moglie in vacanza (di Sergio Martino, 1980, ndr)... L’amante in citta. Io e la Bouchet avevamo una scena di sesso. In procinto di girare avevo l’accappatoio, ma sotto avevo dimenticato la canottiera» (così la sua prima volta sul set).
• Il Trio era un «miracolo di equilibrio tra struttura narrativa e improvvisazione, tra ambizioni colte e risate vere. La vena satirica e parodistica del Trio trovava momenti irresistibili: merito dei testi, ottimamente scritti, e del talento recitativo dei tre attori. Nessuno era spalla dell’altro. E non c’è stata nessuna sindrome Jerry Lewis-Dean Martin, uno fattosi più comico, l’altro più serio» (Emanuele Pirella).
• «Siamo stati i primi ad avere ruoli intercambiabili. Tutti quelli che ci hanno preceduto, invece, si sposavano col loro personaggio, erano delle maschere. Cochi e Renato, la Smorfia, lo stesso Paolo Villaggio... Anche Aldo, Giovanni e Giacomo, che oggi hanno così tanto successo, non fanno altro che riproporre vecchi sketch, anche se in maniera straordinaria. Noi, invece, siamo stati i primi a trasformare il cabaret in un teatrino nel quale i personaggi cambiavano via via. Ciononostante i soliti critici, paludati e barbuti, ci snobbavano. Anche negli anni del grande successo siamo stati un po’ sottovalutati dagli addetti ai lavori, mentre abbiamo sempre potuto contare sull’affetto del pubblico. Solo chi aveva la puzza sotto il naso ci considerava nazionalpopolari, non accorgendosi che il nostro miracolo era proprio quello d’essere nazionalpopolari ma anche colti».
• Sciolto il Trio «ha spaziato in ogni campo: è stato arruolato da Antonio Ricci per Striscia la Berisha, edizione formato Albania di Striscia la notizia, ha duettato con se stesso in teatro in Frankensteinmusical, si è trasformato nell’allucinato mago Otelma di Domenica in, satira del vero Otelma, ha conquistato milioni di consumatori italiani con le sue gag nel Paradiso Lavazza» (Daniel Jarach).
• Nel 2011, visto al cinema nel ruolo del cardinale Rosselli in Che bella giornata (di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone). Nel maggio 2014, su Canale5, ha interpretato il sindaco Belgrano della fiction Furore.
Nel 2012 presentatore su Raiuno dei David di Donatello. «Prendersela con Tullio Solenghi è voler vincere facile, anche se scegliere un presentatore che non ha propriamente il senso del ritmo la dice lunga su come vengono fatti i casting in Italia» (Aldo Grasso).
• Sposato con Laura, due figlie. «Durante il viaggio di nozze io e mia moglie siamo capitati in mezzo a una protesta di coltivatori di pomodori sulla Napoli-Salerno. Siamo rimasti fermi quattro ore. Abbiamo spiegato che eravamo sposini: non ci hanno tatto passare, ma ci hanno regalato una cassa di pomodori» (a Monica Piccini) [N20 8/7/2010]. Fu con lei che fece l’amore nel posto più strano: «Stavamo rientrando a Genova dopo una tournée teatrale estenuante, ma erano i primi tempi che ci vedevamo e la passione era più forte anche della stanchezza. È bastato uno sguardo perché ci precipitassimo nel bagno del vagone ferroviario a fare l’amore. A un tratto sentimmo bussare, ma presi dalla foga continuammo a fare i nostri comodi. Era il bigliettaio che, convinto di beccare dei portoghesi, ci ha spettato pazientemente davanti alla porta fino alla fine dei nostri amplessi» (a Gian Maria Aliberti Gerbotto) [Vty 18/1/2007].
• «Quando voglio rilassarmi, Vivaldi: una mia grande passione» (a Gianfranco Gramola).