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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Sara Simeoni

• Rivoli Veronese (Verona) 19 aprile 1953. Ex campionessa di salto in alto. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca (1980), argento a Montréal (1976) e Los Angeles (1984). Campionessa europea nel 1978. Fu primatista mondiale (2,01 metri) dal 4 agosto 1978 (a Brescia, misura ripetuta il 31 dello stesso mese agli Europei di Praga) all’8 settembre 1982 (2,02 di Ulrike Meyfarth ad Atene), primatista italiana fino al 24 giugno 2007 (2,03 di Antonietta Di Martino a Milano).
• «Faceva danza, ma la scartarono “perché troppo alta”. Le dissero che svettava troppo rispetto alle altre, non potevano tenerla. I suoi genitori, che sovvenzionavano una società di atletica, la portarono al campo. A fare tutto. L’insegnante era un vigile urbano. Sara corse, tirò, saltò. A 19 anni, a Monaco 1972, che fu un po’ l’anno di liberazione per lo sport femminile, si piazzò sesta nel salto in alto con 1,85, migliorando di cinque centimetri il record italiano. “Mi accorsi che per me l’atletica era un gioco, ma che le altre avevano dietro preparazione specifica e programmi, allora tornai a casa con altri propositi. Mi dissi che con altri tre centimetri sarei salita sul podio. Valeva la pena di fare sport seriamente. Ma naturalmente nel nostro paese mancavano strutture e mentalità. L’ambiente era tradizionale e maschilista: prima venivano gli uomini, gli atleti, le loro necessità, poi, se c’era spazio, toccava a noi”. Sara salì sull’asticella, sui sogni, sul mondo. Nel 1978 a Brescia portò il record a 2,01, nessuna si era mai arrampicata così tanto in cielo. Sara, un’italiana, non una tedesca. Una che per allenarsi doveva aspettare che la squadra di calcio del Verona finisse i suoi comodi. Vinse tutto e molto, anche i Giochi di Mosca. E cambiò l’Italia. Una donna poteva, sì. E poteva molto bene. Senza perdere grazia, femminilità, fascino. Lo sport non distruggeva, ma esaltava. Sara sorrideva, si diplomava all’Isef, si sposava. Vinceva nella vita, non solo contro l’asticella» (Emanuela Audisio).
• Sull’oro olimpico: «Il giorno della finale per venti minuti volevo sotterrarmi. Per me era la prova del nove, non potevo fallire. Se davvero ero arrivata lì come la migliore, ero allora anche obbligata a vincere. Quindi è come se avessi vinto due volte».
• Nel 2014 eletta con Alberto Tomba “Atleta del Centenario” in occasione dei 100 anni del Coni.
• Ha sposato il collega, poi suo allenatore, Erminio Azzaro (Salerno 12 gennaio 1948), bronzo agli Europei del 1969 (2,17, stessa misura degli atleti che lo precedettero). Un figlio, Roberto (Verona 29 luglio 1990), che nel settembre 2008 ha vinto l’oro nel salto in alto alle finali dei campionati Csi (categoria juniores).