3 giugno 2012
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Biografia di Salvatore Settis
• Rosarno (Reggio Calabria) 11 giugno 1941. Storico dell’arte. Dal 1999 al 2010 direttore della Normale di Pisa. Dal 2006 al 2009 presidente del Consiglio superiore per i beni culturali, organo di consulenza del ministero, si dimise in polemica con l’allora ministro Sandro Bondi.
• «Negli ultimi anni è stato protagonista nel nostro paese d’una agguerrita battaglia contro la svendita del patrimonio culturale. Italia Spa è il titolo d’un suo celebre saggio contro l’assalto dei nuovi barbari» (la Repubblica). Un suo articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 4 luglio 2008 in cui registrava il contrasto tra le lodevoli intenzioni del ministro Bondi, nella direzione della tutela del paesaggio e del potenziamento delle Soprintendenze, e la politica economica del governo, che di fatto sottraeva al ministero dei Beni culturali oltre un miliardo di euro, scatenò la reazione del sottosegretario Francesco Giro: «Considero irrimediabilmente lacerato il rapporto fiduciario, ci auguriamo che il professore ne tragga al più presto le dovute conseguenze». Dopo pochi giorni, e l’intervento a suo favore, tra gli altri, del Fondo per l’Ambiente Italiano e di Italia Nostra, arrivò la pace col ministro.
• «È il perenne outsider, amato fino alla venerazione, o detestato a mezza voce. Ruvido, deciso, organizzato, studioso di fama internazionale non solo per l’arte antica, protagonista di epiche battaglie sulla legislazione dei Beni Culturali, il professore tira dritto. Riconoscimenti accademici e premi, come il Viareggio vinto nel 78 con un saggio su Giorgione, La tempesta interpretata (Einaudi). Laureato nel ’63, docente nel ’69, ha il passo di chi non ha tempo da perdere. Nel ’94 diventa direttore del Getty Center, il più ricco museo del mondo, dal cui consiglio d’amministrazione se ne era andato Federico Zeri, dopo l’acquisto di una statua greca che riteneva falsa. Inutile dire che i fatti, poi, gli diedero ragione. Settis considerava Zeri un maestro. Ci accadde di chiedergli se l’avvicendamento non creò problemi, e la risposta fu: “Per nulla. Solo una volta, quando gli scrissi per errore su carta intestata del Getty, mi supplicò di non farlo mai più perché aveva avuto, disse, ‘un vero choc’”. Resta in California otto anni, e nel ’99 torna in Italia, direttore della Normale, dando inizio al suo lungo regno. Dinoccolato, look stropicciato da professore americano, sguardo diretto e a tratti ironico, da allora ha fatto della sua scrivania pisana il centro di un rete che arriva lontano. È consulente di grandi istituzioni internazionali, ma anche uno dei più accreditati e talvolta spinosi interlocutori della politica; è membro dell’alto Consiglio Europeo per la Ricerca. E non è un devoto della diplomazia, col risultato che di tanto in tanto gli si rovesciano addosso polemiche di fuoco. Il Signor Normale non abbozza mai. Laico e di sinistra, ha idee precise sulla riforma dell’Università e l’estensione generalizzata delle “lauree brevi”. L’ha definita, per esempio, “una cosa demente”. È anche grande amico di Adriano Sofri e si batte per la grazia. Non ha invece un passato sessantottino. All’epoca studiava sodo. “Quando lo conobbi alla Normale, racconta il senatore Umberto Carpi, ex sottosegretario all’industria, invece di abbandonarsi alla goliardia vessatoria d’allora, mi disse: ‘Vuoi studiare latino? Ti spiego come funziona il seminario e com’è sistemata la biblioteca’. Mi tenne lì inchiodato per due ore; alla fine sapevo tutto. Era già quello che sarebbe diventato: un raro tipo di studioso con grandi capacità anche amministrative. A ogni finanziaria che si discute in Parlamento, da quando è direttore della Normale, si scatena. Ha sempre svolto, rispetto a noi politici, un ruolo prezioso. E tenace. Tenacissimo. Ricordo bene come mi stava addosso, secondo dopo secondo. Mai visto niente di simile”» (Mario Baudino).
• «Commentatore del Gruppo Espresso, che Pier Luigi Bersani avrebbe visto bene come ministro della Cultura di un suo possibile governo, e che alcuni gruppi editoriali (per esempio Repubblica-Espresso) avrebbero visto molto bene come possibile capo di un governo a trazione democratico-grillina» (Claudio Cerasa).
• Ultime pubblicazioni: Azione popolare. Cittadini per il bene comune (Einaudi, 2012), Rottama Italia con Paolo Berdini (Altreconomia, 2014) e Se venezia muore (Einaudi, 2014).
(a cura di Lauretta Colonnelli)