3 giugno 2012
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Biografia di Giuseppe Setola
• Santa Maria Capua a Vetere (Caserta) 5 novembre 1970. Camorrista, detenuto al 41 bis dal 14 gennaio 2009. Detto Peppe, soprannominato “ ’A puttana”. A capo del gruppo di fuoco a suo tempo alle dipendenze di Francesco Bidognetti (vedi), era diventato indipendente dopo il pentimento di Domenico Bidognetti, cugino di Francesco. Il 30 gennaio 2014 è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di Castelvolturno. Quasi cieco da un occhio, i giudici avevano sempre rigettato le sue richieste di scarcerazione per motivi di salute, finché, gennaio 2008, la Corte d’Assise di Santa Maria Capua a Vetere non gli concesse gli arresti domiciliari, dai quali evase. Sposato, con Stefania Martinelli.
• Diventa noto alle cronache nazionali dopo la strage di Castelvolturno (due agguati uno dopo l’altro, eseguiti con le stesse armi: kalashnikov, una pistola calibro 9x21 e una 9x19). 18 settembre 2008, Castelvolturno. Ore 21, località Baia Verde, Antonio Celiento, 53 anni, fratello di un affiliato al clan degli Schiavone, muore crivellato da 60 colpi nella sala giochi di cui è titolare. Ore 21 e 20, Località Varcaturo, km 43 della Domitiana, vengono colpiti da una raffica di colpi (chi dentro chi nei pressi della sartoria Ob Ob exotic fashions), Samuel Kwaku e Alaj Ababa (del Togo), Cristopher Adams e Alex Geemes (liberiani), Kwame Yulius Francis, Eric Yeboah, Joseph Ayimbora (ghanesi). Unico sopravvissuto Ayimbora, Geemes muore all’ospedale di Pozzuoli, tutti gli altri sul colpo. Età delle vittime, tra i 26 e i 34 anni, il 24 settembre Conchita Sannino su Repubblica dà la notizia che erano tutte ghanesi, avendo in vita dichiarato falsamente nazionalità di stati in guerra per chiedere asilo politico. Il pm antimafia Franco Roberti: «Si tratta di un episodio legato al controllo del mercato degli stupefacenti». Ma delle vittime una, forse due, avevano precedenti per spaccio, gli altri erano lì per caso. I killer, scrissero i giornali, avevano sparato prima nel mucchio e poi a raffiche in aria (sul posto furono trovati 130 bossoli).
• Il giorno dopo, come tutti gli anni il 19 settembre dal 1389, San Gennaro non fece mancare ai suoi fedeli, in anticipo rispetto al solito, il suo miracolo: quando le ampolle furono estratte dalla cassaforte della Cappella del Tesoro, alle 9,30, il sangue era già liquefatto.
• Killer Furono individuati in fotografia da Ayimbora (che dichiarò di essersi salvato fingendosi morto): Spagnuolo Giuseppe, Cirillo Alessandro (vedi), e Cesarano Alfonso, 29 anni, che fu subito arrestato, ma di tutti era quello dal profilo criminale minore (addetto solo a compiti esecutivi, al momento della strage era sottoposto agli arresti domiciliari per spaccio di hashish, in casa dei genitori). Già noti agli inquirenti, invece, Spagnuolo e Cirillo, ritenuti appartenenti al gruppo di fuoco dei Casalesi soprannominato “squadrone della morte”. I capi, Cirillo Alessandro e Setola Giuseppe.
• «Assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all’impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all’improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle» (Roberto Saviano).
• Ricondotta la strage allo squadrone della morte, i giornali diedero la notizia che Setola il 23 aprile precedente era evaso dagli arresti domiciliari (in un’abitazione di via San Macello, a Pavia), concessi a gennaio dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua a Vetere per consentirgli di curare la «grave patologia retinica» che – stando a una perizia medica – l’avrebbe reso poco meno che cieco (diagnosi, «visus dell’occhio sinistro spento per foro maculare del diametro di circa 600 micron con aree cistiche intraretiniche»). I giudici avevano imposto l’obbligo di scorta degli agenti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria durante le trasferte in clinica (la stessa Fondazione Maugeri dove il 17 settembre fu arrestato Francesco Pelle, ’ndranghetista, vedi). Sul perché fossero stati concessi gli arresti domiciliari e sulla mancata sorveglianza del Setola la Dda di Napoli aprì un’inchiesta (l’oculista Aldo Fronterrè, arrestato e scarcerato dopo un anno per mancanza di esigenze cautelari, è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa con l’accusa di avere attestato falsamente la quasi cecità).
• Una settimana dopo la fuga, i Casalesi avevano ricominciato ad uccidere (sedici morti ammazzati fino al 18 settembre, comprese le vittime di Castelvolturno). 2 maggio, Cancello Arnone. In una masseria di bufale muore ammazzato Umberto Bidognetti, di anni 69, padre del pentito Domenico, cugino di Francesco Bidognetti (Setola è stato condannato in via definitiva per l’omicidio il 28 marzo 2014). 15 maggio, Baia Verde, frazione di Castelvolturno. Muore ammazzato Domenico Noviello, di anni 69, titolare di una scuola guida (si era opposto al pagamento del pizzo, stava guidando la sua Panda quando gli spararono contro 20 colpi). 1 giugno, Casal di Principe. Muore ammazzato Michele Orsi (imprenditore dei rifiuti vicino al clan dei casalesi, arrestato l’anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra - Setola è stato condannato in via definitiva per l’omicidio il 18 marzo 2014). 11 luglio, Varcaturo. Nel Lido “La Fiorente” muore ammazzato Raffaele Granata, di anni 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano (anche lui disobbediente alle richieste di pizzo). 4 agosto, Castelvolturno. Muoiono ammazzati Ziber Dani, di anni 40, e Arthur Kazani, di anni 36, mentre erano seduti ai tavoli all’aperto del “Bar Kubana”. 21 agosto, San Marcellino, muore ammazzato Ramis Doda, di anni 25, davanti al “Bar Freedom” (tutti e tre albanesi, arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini - Setola è stato condannato in via definitiva per tutti e tre gli omicidi il 28 marzo 2014). 12 settembre, San Marcellino, muoiono ammazzati Antonio Ciardullo, titolare di una ditta di trasporti, ed Ernesto Fabozzi, suo dipendente (sorpresi dai killer mentre facevano manutenzione ai camion). Il 30 maggio, a Villaricca, colpita alla pancia, si era salvata per miracolo Francesca Carrino, nipote di Anna Carrino (vedi Francesco Bidognetti), così pure, il 18 agosto, Teddy Egonwman, sua moglie Alice e tre ospiti (Teddy, rappresentante della comunità nigeriana in Campania, si batteva da anni contro la prostituzione delle sue connazionali). In entrambi i casi i killer erano penetrati in casa delle vittime.
• «Setola? Un violento, uno squilibrato» (Luigi Diana, pentito). Il 29 settembre 2008 i giornali danno notizia di un sequestro preventivo (ordinato dal Tribunale di Napoli) di beni per un valore di oltre dieci milioni di euro, ritenuti nella disponibilità del Setola, ma intestati al fratello Pasquale e alla sua famiglia (un bar di Casal di Principe, 20 appartamenti tra Casal di Principe e S. Cipriano d’Aversa, terreni agricoli e aree edificabili, una cooperativa edile e macchinari per l’edilizia, attrezzature di un cantiere aperto a Pontecorvo, nel basso Lazio e disponibilità bancarie). Nella motivazione dei giudici, trattandosi di beni acquisiti con i proventi di estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti, affidato sul litorale casertano ad extracomuniari africani controllati dai casalesi. Il 30 settembre furono arrestati Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia (vedi), ritenuti componenti del suo gruppo di fuoco. Secondo il capo della polizia Antonio Manganelli ne rimanevano da catturare cinque («molto armati, intenzionati a non farsi catturare , di fronte allo spiegamento di forze, escono anche armati di esplosivi»).
• Razzismo Il giorno dopo la strage, il 19 settembre, Castelvolturno fu attraversata da un corteo di immigrati, ma la protesta si trasformò in guerriglia: da una parte oltre duecento facinorosi che urlando «Italiani, bastardi razzisti», rovesciavano auto e cassonetti della spazzatura e frantumavano vetrine con sassi e pali della segnaletica stradale, dall’altra cento poliziotti in tenuta antisommossa che ricevettero l’ordine di non reagire. Il giorno dopo gli immigrati organizzarono un altro corteo a Milano per protestare contro gli italiani razzisti (la domenica prima Abdul Salam Guibre, di anni 19, originario del Burkina Faso, era stato ucciso a sprangate dal proprietario di un bar e dal figlio che lo accusavano di aver rubato dei biscotti). Tutto andò bene finché in 400 non deviarono dal percorso autorizzato e si scontrarono con la polizia.
Il 20 dicembre 2013 è stata arrestata la moglie Stefania Martinelli, con l’accusa di avere usato la figlia minore per consentire al Setola di continuare a comunicare all’esterno del carcere con gli affiliati. (a cura di Paola Bellone).