3 giugno 2012
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Biografia di Anna Serafini
• Piancastagnaio (Siena) 9 marzo 1953. Politico. Eletta alla Camera nel 1987, 1992, 1994, 1996, al Senato nel 2006 (presidente della commissione Infanzia) e 2008 (Pci, Pds, Ds, Pd). Nel 2013 ha rinunciato liberamente alla candidatura. Moglie di Piero Fassino: «Uno dei motivi più seri per cui l’ho sposato è la sua allegria».
• Figlia di un commerciante all’Amiata poi minatore per mantenere gli studi dei quattro figli. «Era invalido di guerra e avrebbe potuto starsene in ufficio. Andò invece a scavare mercurio. E questo accelerò la sua morte». Divenne parlamentare sette anni prima del marito (lei nel 1987, lui nel 1994). Nel 1991 Fassino, responsabile Esteri del Pds non ancora eletto in Parlamento, le chiese di accompagnarlo in un lungo viaggio di lavoro in America latina durante il quale, per farsi perdonare dopo averla lasciata sola con gli scatenati compagni brasiliani, le chiese di sposarlo. «Rientrati in Italia, andammo a vivere insieme e nel 1992 ci sposammo (...) Mio marito si occupa delle cose che odio: le bollette, i conti, l’amministrazione di casa. Si mette lì e ordina, classifica con sabauda precisione» (da un’intervista del Corriere della Sera).
• Ha seguito molto i problemi dell’infanzia e dell’adolescenza. Favorevole ai diritti delle coppie di fatto, anche omosessuali, fu nello stesso tempo tra i fautori di una partecipazione dell’Ulivo al Family Day: «Una manifestazione che appoggi le politiche a favore della famiglia che sono così poche in Italia può star anche bene, se non è una manifestazione che divide». La sua posizione fece discutere, così come, alla fine del 2006, la scelta di approvare, con i voti dell’opposizione, un ordine del giorno contro il decreto sulla droga del ministro Livia Turco. Anche perché, notò la Repubblica, «se non fosse stata sua moglie, Fassino (allora segretario dei Ds - ndr) l’avrebbe punita, sospesa, censurata per grave intelligenza con il nemico».
• Nel 2008 si sparse la voce che non l’avrebbero ricandidata: «Non ho più l’imbarazzo di un marito segretario: chiederò un criterio generale per le non ricandidature che valga per tutte. Non è che va a finire che l’unica donna penalizzata sarò io? Io che ho lavorato come una pazza e ho prodotto molti risultati al contrario di tante altre mie colleghe che hanno ricoperto un ruolo dentro il governo Prodi?». Per perorare la sua causa, il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea scrisse una lettera al Corriere della Sera («(...) vorrei manifestare pubblicamente la mia stima, per l’interesse, l’impegno, le capacità, il talento che ha messo a disposizione per risolvere i tanti problemi dei bambini e delle famiglie italiani (...)»).
• Nel 2008 ha pubblicato Cinico & trendy (Ponte alle Grazie), pamphlet sull’antipolitica.