Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Elvira Sellerio

• (Elvira Giorgianni) Palermo 28 maggio 1936 – Palermo 3 agosto 2010. Editore. Dell’omonima casa editrice. «Un editore deve stare quanto più silenzioso, nascosto, taciturno».
• «Un’orafa che forgia gioielli di carta. Un’incantatrice che trasforma un erudito di campagna in uno scrittore da premio Campiello, che cava best-seller da professori di provincia, che vede il giallista dietro l’autore tv» (Aldo Cazzullo).
• «Camilleri è stato il terzo incontro fortunato della mia vita. Lo capiscono perfino in Veneto, anche se poi i venditori locali mi hanno suggerito di togliere Palermo dal marchio in copertina. Il primo è stato Enzo, mio marito. Bellissimo, affascinante, curioso. Lo sposai a ventisei anni, subito dopo la morte di mia mamma Lina. Ero la più grande di sei fratelli, mio padre un alto funzionario dello Stato. Non sopportavo di continuare a stare in quella casa. Fu un atto di egoismo, anche se poi la nostra famiglia è rimasta molto unita: passionale e cattivissima come la classica famiglia siciliana. Il sabato pomeriggio ci vediamo sempre per lo scopone: tutti tranne gli estranei, ossia i cognati. Fu lui, alla fine degli anni Sessanta, ad avviare la casa editrice: un progetto maturato insieme a Leonardo Sciascia e Antonino Buttitta, l’antropologo. Stavano sempre insieme, parlavano fitto nella stanza piena di fumo. Ero quella del caffè. Come un caratterista di seconda fila, entravo sulla scena e chiedevo “Caffè?”. Nei rari momenti di originalità: “O una tazza di tè?”. Loro annuivano. Ero frivola, vanitosissima. Una camicetta nuova mi teneva allegra per una giornata. Poi giocavo con i miei capelli: li tagliavo cortissimi, cambiavo colore. Tutto per amore di Enzo. Anche il mio ingresso in casa editrice fu per stare più vicino a lui. Per farmi apprezzare di più. Cominciai a intervenire alle riunioni, ad appassionarmi. Seguendo sempre una regola: se avevo un’idea convincente, la presentavo come non mia. L’attribuivo a Leonardo o ad Enzo. Poi il matrimonio finì. Rimasi sola, con due figli ancora piccoli. E senza un soldo. Le banche mi negavano i crediti, le cartiere e le tipografie non mi accettavano come interlocutore. Solo per farmi ascoltare, mi facevo introdurre telefonicamente dal portiere: una voce maschile aiuta sempre. E poi soffrivo d’amore. All’inizio degli anni Novanta, gli editori concorrenti mi davano per spacciata. Einaudi tentò di mettere sotto contratto i libri di Carlo Lucarelli» (da un’intervista di Simonetta Fiori).
• La Sellerio nasce nel 1969. Nel 78 la prima grande svolta con L’affaire Moro di Sciascia: «Centomila libri da stampare e da distribuire in tutta Italia. Un balzo nel buio per una struttura adusa a tirare 3 mila copie e a una diffusione circoscritta» (la Repubblica). Con Bufalino, e il Campiello 1981 per Diceria dell’untore, la consacrazione nazionale. Poi arrivarono i successi di Tabucchi, Lucarelli, Carofiglio, il trionfo di Camilleri. «Ogni anno le Poste scaricano al numero 50 di via Siracusa tremila manoscritti. Due persone, forzati della lettura a tempo pieno, fanno la prima scrematura. Quelli che superano la gara a ostacoli finiscono sul comodino di donna Elvira, la pasionaria dei libri».
• «Gli scrittori non appartengono a un’unica categoria: li distinguerei in grati e ingrati, anche se è una vecchia storia. È lo scrittore che deve all’editore o è l’editore che deve allo scrittore?» (da un’intervista di Alain Elkann).
• Dall’ex marito Enzo ha avuto i figli Olivia e Antonio. «La piccola Olivia ed Elvira accanto a una scala interna, Elvira ha i capelli sul viso e gambe così snelle che se ne è commossi e impensieriti» (una fotografia scattata dall’ex marito nel ricordo di Adriano Sofri).
• «Antonio, rosso di pelo, alto, sorriso cangiante dal gioviale al malinconico, è cresciuto saltellando sulle ginocchia di Sciascia. È il figlio d’arte che segue le orme dei fondatori (...) Si occupa di amministrazione e strategie di mercato, Elvira cura i contenuti».