3 giugno 2012
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Biografia di Ettore Scola
• Trevico (Avellino) 10 maggio 1931 – Roma 19 gennaio 2016. Regista. Tra i suoi film: Riusciranno i nostri eroi...? (1968), Dramma della gelosia... (1969), C’eravamo tanto amati (1974, premio César 1977 come miglior film straniero), Una giornata particolare (David di Donatello 1978 per la regia e César come miglior film straniero), Ballando ballando (David 1984, film e regia, César per la regia, Orso d’argento a Berlino), La famiglia (David 1987 film, regia e sceneggiatura, Nastro d’argento per la regia), più di recente La cena (1998), Concorrenza sleale (2001), Gente di Roma (2003), Che strano chiamarsi Federico (2013). «Diciamo che mi sono preso un decennio sabbatico». Da ultimo Ridendo e Scherzando un documentario su di lui realizzato dalle figlie Paola e Silvia. «Il futuro è passato e noi non ce ne siamo neanche accorti».
• Vita «Mio nonno era cieco, molto curioso e autoritario. Appassionato di cultura francese, pretendeva che noi nipoti leggessimo il Memoriale di Sant’Elena, Montesquieu, Victor Hugo, Capitan Fracassa. Io avevo nove anni, leggevo a pappagallo, non capivo nulla. Era un legame di amore e odio» (da un’intervista di Maria Pia Fusco).
• Iniziò come giornalista e disegnatore al Marc’Aurelio, «un giornale satirico che è stato un’importante palestra per molti come me. Finita la scuola correvo in redazione e cominciava un’altra vita, i pezzi, la tipografia, i ritmi e gli orari diversi, in una parola, la libertà. Potevo dare sfogo alla mia grande passione: il disegno. Forse è l’unica cosa che so fare davvero. Ho sempre disegnato. Conservo ancora libri del liceo e dell’università dove tutti gli spazi bianchi sono pieni di miei disegni, ghirigori e pupazzi. Mi ispiravo a Steinberg» (da un’intervista di Ottavia Salerni).
• «Gli inizi sono da umorista poi da cosceneggiatore, l’esordio dietro la macchina da presa è con Se permettete parliamo di donne (1964) a cui seguono film di successo come Il commissario Pepe, Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca, Permette? Rocco Papaleo, Trevico-Torino viaggio nel Fiatnam sulle condizioni degli operai meridionali nella città delle automobili e C’eravamo tanto amati (1974) su quel che resta delle lotte degli anni Sessanta». Interpretato da Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli, il film segna la piena maturità del regista e l’inizio di una serie di titoli che sono il ritratto di volta in volta di un’epoca, di un ceto, di una certa Italia. Legati quasi sempre ai volti degli interpreti più carismatici del dopoguerra. Arrivano così Brutti, sporchi e cattivi (1976), con Manfredi in una baraccopoli romana, il teso ed emozionante Una giornata particolare (1977) con la Loren («la più importante occasione offerta al talento di Sophia») e un Mastroianni «in stato di grazia», La terrazza (1980), foto di gruppo di intellettuali della sinistra in crisi, con Ugo Tognazzi, Mastroianni e Gassman. Che tornerà poi ne La famiglia (1987) e La cena (1998). Nell’83 uscì, prima in Francia, Le bal (Ballando ballando) che, «in una balera della periferia di Parigi, percorre a passo di danza mezzo secolo di storia (o di cronaca?) francese. Dall’opera teatrale Le Bal (1980) del Théâtre du Campagnol, senza dialoghi» (Morandini): «Come ormai accade a pochissimi della sua generazione, Scola è un autore che vuole e sa negarsi all’ovvio. Seppure basti un memorabile piano-sequenza del Bal a mandare in estasi i cinéphiles per la sua tecnica magistrale, l’intera struttura del film, la perspicacia figurativa che distingue le varie situazioni e i trapassi da un’epoca all’altra sono la lieta testimonianza di una maturità artistica realizzata nell’arguzia e nell’eleganza delle forme, nei mesti viaggi della memoria, nella costanza dell’emozione» (Giovanni Grazzini). Negli ultimi anni documentari: Un altro mondo è possibile (2001), Lettere dalla Palestina (2002), Gente di Roma (2003).
• «Le sue ambizioni erano frenate, gli piaceva irridere, il cinema a sketch andava di moda (derivava appunto dalla rivista), Gassman divenne suo complice storico con alcune smargiassate come Slalom, Il profeta, L’arcidiavolo, lisciando la sua vena di farfallone sempre in sorpasso. Ma anche Sordi e Manfredi divennero suoi attori magistrali in Riusciranno i nostri eroi… mentre Tognazzi avrà il suo exploit in Il commissario Pepe, sulla scia dei peccati mortali e veniali di signori e signore alla Germi. Anche negli incassi, Scola non sbaglia un colpo; quando sbaglia, come nel caso del film biografico Trevico Torino viaggio nel Fiat-nam, sugli emigrati meridionali al Nord, ne è consapevole» [Maurizio Porro, Cds 20/1/2015].
• «Io sono molto pigro, perciò il lavoro che ho amato di più è stato lo sceneggiatore. È stato Vittorio Gassman a farmi fare il regista, un mestiere da bugiardo, devi fingere di sapere tutto, ognuno della troupe ha una domanda e vuole la risposta da te. Come se il regista fosse un oracolo, ma anche l’oracolo di Delfi era approssimativo, al povero Edipo disse “vai a letto con tua madre ma lei non lo saprà, ammazzi tuo padre ma tu non sai chi è tuo padre”, si barcamenava. Per faticare meno avevo la complicità e l’amicizia con gli sceneggiatori, le maestranze, gli attori, con tutti. Poi ho avuto il privilegio di conoscere persone migliori di me, Amidei, De Sica, Fellini, che ho potuto emulare, copiare. Il segreto è essere un po’ ladri. Ho rubato da tutti» (a Maria Pia Fusco) [Rep. 15/10/2015].
• Ha prodotto il programma teatrale 13419 la necessità del ritorno, andato in scena a Roma al Teatro Verde in occasione della Giornata della memoria del 2011. Prima di allora, praticamente fermo con la macchina da presa, ha solo ipotizzato che possa nascere qualcosa, «un documentario, un reportage, un film vero e proprio... Vedremo», dal suo viaggio in Italia al seguito di Walter Veltroni durante la campagna elettorale del 2008. Per il resto, convegni, incontri, appelli (uno «per la bella televisione») e politica. Nell’ottobre 2007 fu tra i tanti intellettuali mandati dal Pd davanti alle scuole in vista delle primarie. Impegnato al liceo Tasso di Roma, non lo riconobbe quasi nessuno: «Solo la presenza delle telecamere attira la curiosità di una decina di loro che viene a domandare chi è quel signore con gli occhiali e i capelli bianchi» (Francesco Rigatelli).
• Fu autore a 18 anni dello slogan per l’Eni «Il cane a sei zampe amico fedele dell’uomo a quattro ruote» (Ida Bozzi) [Cds 5/7/2010]. Fu battutista per Macario, gagman per Totò, collaboratore radiofonico di Sordi, sceneggiatore di svelte commediole e soprattutto disegnatore per il Marc’Aurelio (Il Riformista).
• Viveva a Roma da quando aveva quattro anni («fece in tempo a vedere Hitler sul palco di via dei Trionfi», Tullio Kezich). Sposato con Gigliola, regista e sceneggiatrice, due figlie, Paola e Silvia, sceneggiatrice: «Abbiamo sempre avuto case piccole, due stanze e un bagno, quindi era impossibile tenere lontane due ragazzine».
• Paolo Mereghetti: «Se andavi a casa sua, la prima cosa che colpiva erano gli scaffali dietro la sua scrivania: dentro c’era quasi tutta la collezione della vecchia Bur, quella tascabile, con le copertine grigie. “Mi manca solo qualche volume – mi aveva confessato – non molti”. Letti tutti, avevo chiesto? E lui mi aveva guardato con il suo sorriso un po’ sarcastico: “Quasi” aveva risposto (…). Per Scola non esisteva solo il cinema, prima venivano i libri e la capacità che offrivano di capire il mondo che ci circondava. Di cui Scola non aveva “cancellato” mai neanche un’altra cosa: il suo impegno politico che l’aveva portato a militare con convinzione nelle file del Pci. Neanche negli ultimissimi tempi aveva rinnegato quell’impegno: la politica per Scola era una cosa bella, di cui non vergognarsi. Ne conosceva gli errori ma anche i meriti e le fatiche. Gli sembravano valori da difendere, i libri e la tessera, e l’ha fatto fino alla fine» [Cds 20/1/2015].
• È stato tra i promotori dell’associazione onlus Mariangela Melato. Ha girato il film Che strano chiamarsi Federico (2013) su Federico Fellini, col quale aveva lavorato al Marc’Aurelio (il film è stato portato alla Mostra di Venezia).
• «Spesso deluso dalle involuzioni italiane, Scola ha passato la terza età lamentando com’era meglio prima (vedi Splendor ) e annunciando che quel che voleva dire l’aveva detto» (Maurizio Porro, Cds 20/1/2015).
• Critica Dopo C’eravamo tanto amati «tra una commedia, un guizzo e una strizzatina d’occhio gira ancora qualche titolo interessante come Una giornata particolare (1977) e Ballando ballando (1983), poi più nulla e da ministro ombra del Pci finisce col diventare regista ombra dell’Italia dei luoghi comuni» (Diario).
• Silvio Danese su La cena: «Ci sono due tipi di grandi registi, come nei vini. Quelli che arrivano in poco tempo alla maturità e poi cedono comprensibilmente (Rosi e Risi) e quelli che continuano a maturare e rafforzarsi con l’invecchiamento (Olmi). Scola ha già avuto il suo momento. Organizzato stilisticamente e drammaturgicamente come un aggiornamento della Terrazza, di corale esuberanza, ma ambientato nelle due ore di cena in una trattoria romana, vorrebbe essere la radiografia della società italiana di oggi, cinica e individualista, ma collegiale quando occorre difendere interessi di casa. La sceneggiatura, scritta da padri e figli (gli Scarpelli e gli Scola) si muove come una freccia impazzita centrando quasi soltanto macchiette e non i personaggi».
• «La Terrazza? Un film faticoso per il numero di attori in scena. Ma il piacere era di non essere da solo, sentivo l’interesse di tutti, partecipavano anche se lontani dalla macchina da presa. Molti critici scrissero che il film è una serie di sei serate, non avevano capito che era sempre la stessa serata vista da angolazioni diverse» (a Maria Pia Fusco) [Rep 15/10/2015].
• «Gente di Roma senza romanesco né romanità, senza politica né Vaticano (...) Per raccontare la capitale (o l’Italia, o l’Europa) Scola ha scelto lo stile narrativo più contemporaneo (frammentato, minimalista, misto di comicità e tragedia) accumulando storie o schegge di storie che condensano l’indifferente malinconia, l’infelicità senza desideri del Duemila» (Lietta Tornabuoni).
• In Concorrenza sleale ammise che: «O si ha il coraggio delle proprie idee o è meglio non averne» [Pagani, Fat 19/1/2015]
• Nel 2011 premiato con un David di Donatello speciale. Primo regista italiano a ricevere il premio “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2013” della Mostra del cinema di Venezia [Cds 20/8/2013]. In tutto ha vinto sei David di Donatello e ha ricevuto quattro nomination al Premio Oscar per il miglior film straniero: nel 1977 per Una giornata particolare, nel 1978 per I nuovi mostri, nel 1983 per Ballando ballando e nel 1987 per La famiglia. Dove mette i suoi premi? «Non li metto proprio, li regalo agli amici che me li chiedono, mi fa sentire meno vecchio».
• Frasi
• «A che ora è la rivoluzione, Signora? Come si deve venire? Già mangiati?» (La terrazza).
• «La faccia da mignotta ce l’hai, il fisico pure, non vedo perché non vuoi sta’ all’altezza della situazione» (Brutti sporchi e cattivi).
• «Siamo circondati da macerie culturali e l’Isola dei famosi è come il nazismo perché lascia delle macerie».
• «Meno male che Veltroni prima di avere la passione per la politica aveva quella del cinema. Pensate se avesse avuto quella del gioco d’azzardo».
• «Quando ho cominciato volevo diventare come Steno. Scriveva bene (…). Fosse stato per me, come vi dicevo, non sarei mai diventato regista. Fu colpa di Gassman, esattamente 50 anni fa. Avevamo scritto un film a episodi per lui, Se permettete parliamo di donne e non si trovava il regista: “Lo giri tu, farai benissimo”. Il resto è venuto di conseguenza , ma se escludo quell’occasione, nessuno mi ha mai obbligato a far nulla (…). E pensare che mi sarebbe piaciuto fare il falegname. Anche il regista intaglia il legno. Plasma i suoi attori, li rassicura e li forma, ma nel mio caso, Mastroianni a parte, non ho mai chiesto a un attore di inventarsi un’indole diversa dalla propria (…). Anche se la verità è che vogliamo andare avanti fino all’ultimo per poi lamentarcene, la vecchiaia è una fregatura propinata dalla scienza. La vita si è allungata in maniera spropositata (…). La famiglia è una radice, viene fuori anche quando non vuoi, solleva l’asfalto, gonfia la terra, ma se non ci fosse forse non staresti in piedi perché noi non siamo molto diversi dalle piante» (a Malcom Pagani).
• «La vecchiaia è bella, la consiglio a tutti».
• Politica Fu ministro degli Spettacoli nel governo ombra del Pci varato nel 1989 da Achille Occhetto: «All’inizio ci credevo. Anzi, sono stato tra quelli che avevano dato l’idea ad Occhetto. Ma alla fine l’esperienza fu abbastanza deludente. Certo, fu interessante andare in Sicilia con Tortorella, titolare dell’Interno, ad occuparmi di mafia, perché erano i tempi di Falcone e Borsellino. Ma con il passare del tempo a frenare furono gli stessi dirigenti del Pci: la verità era che il governo ombra faceva troppo ombra al partito» (da un’intervista di Roberto Zuccolini).
• Amico di Walter Veltroni, lo conosce «da quando aveva due giorni. Ero con suo padre Vittorio, nella casa dietro piazza Fiume. Lavoravamo a un programma radiofonico. Nella stanza entrò Ivanka, la moglie di Vittorio, con questo bambino in braccio, appena nato. Era Walter». Veltroni lo volle nella prima Assemblea del Pd, nel 2007.
• Elettore di Pierluigi Bersani alle primarie del 2012: «Lo conosco, lo stimo e l’ho votato» (ad Alessandro Trocino) [Cds 26/11/2012]. Perorò la ricandidatura di Vincenzo Vita alle Politiche del 2013 [Cds 7/1/2013].
• «Penati deve essere espulso, però la soluzione non è quella, la soluzione va trovata dentro di noi... Berlinguer parlava di questione morale, ma forse il rigore non appartiene agli uomini...» (ad Andrea Garibaldi) [Cds 30/8/2011].
• «Sono convinto che la politica, la vita pubblica facciano parte del mio mestiere. Con questo spirito sono stato al G8, e in Palestina. Son cose che ci riguardano» (da un’intervista di Aldo Cazzullo).
• In piazza nel 2009 contro i tagli al Fus decretati dal governo Berlusconi (Edoardo Sassi) [Cds 21/7/2009] e nel 2013 alla manifestazione “Non s’interrompe così un’emozione”, contro gli spot nelle tv commerciali (Aldo Grasso) [Cds 18/6/2013]. Partecipò all’occupazione della Casa del cinema a Roma (Valerio Cappelli) [Cds 23/10/2010], alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (Simona De Santis) [Cds 25/11/2010), al sit-in dei ricercatori universitari (Rinaldo Frignani)[Cds 26/11/2010]. Contestò l’idea di un monumento a Francesco Cecchin, esponente di destra assassinato a 18 anni (Ernesto Menicucci) [Cds 16/6/2011].
• Aneddoti Il paparazzo Rino Barillari: «A Cannes beccai Ettore Scola che saliva in camera con La Loren. Lui si voltò e mi disse: “Umbé, voi venì a guardà?”» (a Fabrizio Roncone) [Cds 7/12/2008].
• Tra i firmatari di una petizione per Roman Polanski, accusato di pedofilia (il manifesto).
• Usava cravatte di Marinella.
• È morto a 84 anni nel reparto di cardiochirurgia del Policlinico dove era ricoverato. Fabio Ferzetti: «Con lui scompare l’ultimo grande interprete e protagonista della nostra cultura popolare [Mes 20/1/2015]. «A chi chiederete di parlare di me quando me ne sarò andato? Sono l’ultimo rimasto» [Maria Pia Fusco, Rep. 20/1/2015].