3 giugno 2012
Tags : Spiro Scimone
Biografia di Spiro Scimone
• Messina 27 aprile 1964. Regista. Attore. Commediografo. Con il dramma comico La festa è diventato il sesto italiano a entrare nel repertorio della Comédie Française dopo Goldoni, Pirandello, D’Annunzio, Fo e Pasolini (prima il 13 marzo 2007 al Théâtre du Vieux Colombier, una delle tre sale occupate dalla Comédie Française, la più sperimentale, quella che, non “costretta” a Molière e Racine come la “Salle Richelieu”, si permette innovazioni e scoperte). La festa, il primo testo scritto in italiano dopo i precedenti Nunzio e Bar in messinese, parla delle difficoltà di relazione che si vivono in famiglia. Sul palcoscenico un padre, una madre, un figlio, nella versione italiana Scimone veste i panni della donna: «L’idea è venuta per rendere più grottesca la vicenda. Ma in scena non si vede un travestito, non porto parrucche o abiti appariscenti, né recito in falsetto».
• «Sempre assieme a Francesco Sframeli (soprattutto nella trilogia scespiriana di Carlo Cecchi al teatro Garibaldi di Palermo): cinque pièce al suo attivo pubblicate in Italia (per la Ubulibri) e in Francia (per L’Arche), Spagna e Portogallo, Spiro Scimone è uno dei rari autori validi del nostro teatro contemporaneo. La consacrazione parigina aggiunge un tassello a una carriera internazionale già di rispetto che, attualmente, in Francia, divide con Romeo Castellucci, con Pippo Delbono e con Emma Dante» (Laura Putti).
• Nell’estate 2014 con Sframeli hanno riproposto tutte le loro opere: «L’idea un po’ folle è quella di “rappresentarsi” totalmente, rifare davanti al pubblico l’intero repertorio dei loro spettacoli. Sono una delle poche compagnie realmente indipendenti, che, senza teatri riconosciuti alle spalle, hanno inventato una narrazione del presente, dell’io contemporaneo surreale e visionaria, forte di una rielaborazione in chiave originale delle esperienze letterarie e drammaturgiche che hanno segnato il Novecento, da Beckett a Pinter, e forti di un linguaggio che ha radici nel dialetto siciliano a sua volta rielaborato in una lingua teatrale anche quando è “italiano” come negli ultimi testi» (Anna Bandettini) [Rep 25/7/2014].
• A Parigi «durante lo spettacolo ho pensato alla fortuna che abbiamo avuto Sframeli e io di avere un maestro come Carlo Cecchi; ho pensato alla disastrosa situazione teatrale italiana e a noi che non siamo mai stati invitati in uno stabile, tranne che a Roma e in un paio di altre città; ho pensato ai giovani autori e agli attori che iniziano adesso, e a tutti i problemi che li attendono».