3 giugno 2012
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Biografia di Alex Schwazer
• Vipiteno (Bolzano) 26 dicembre 1984. Marciatore (sospeso dal Coni fino al 30 gennaio 2016). Medaglia di bronzo nella 50 km ai mondiali 2005 (Helsinki) e 2007 (Osaka), oro alle Olimpiadi di Pechino (2008) e agli Europei di Barcellona (2010). Il suo cuore a riposo batte 28 pulsazioni al minuto, quattro meno di Fausto Coppi. «Ragazzo dalla doppia anima: determinato e timido, perfezionista e semplice, ieri campione olimpico oggi cameriere in un bar di Innsbruck, sempre e comunque grande faticatore» (Andrea Pasqualetto) [Cds 25/9/2014].
• Padre addetto alla pulizia delle strade, madre bidella, «ha iniziato con l’hockey. Attaccante centrale del Vipiteno e ritiri da under 16 con la nazionale (che però parte dagli under 18, quindi non l’ha mai vista), poi è passato al ciclismo, in mountain bike e su strada (la Quick Step aveva mostrato un certo interesse). La marcia, presa di striscio tra una pedalata e una discesa, l’ha scelta dopo un rapimento. Lo volevano tesserare per ogni sport, Damilano lo ha strappato alla concorrenza e lo ha trascinato a Saluzzo, dove gli atleti crescono dentro il centro federale» (Giulia Zonca).
• Carriera interrotta (se non finita) il 6 agosto 2012 alle Olimpiadi di Londra, quando, cinque giorni prima della marcia dei 50 km, l’Agenzia Mondiale Antidoping (più nota con l’acronimo inglese Wada) annunciò la positività all’eritropoietina (Epo) del campione ematico prelevatogli il 30 luglio. Il Coni lo ritirò immediatamente dalla delegazione olimpica italiana: «Meglio un dopato in meno che una medaglia in più», il commento lapidario del presidente Giovanni Petrucci. Immediata fu pure la pubblica confessione di Schwazer, che per giorni inondò di lacrime e di scuse telegiornali e conferenze stampa, assumendosi personalmente ogni responsabilità, e, soprattutto, rivelando una profonda fragilità umana: «Ho fatto tutto da solo. Non volevo mettere nessuno in mezzo, il mio allenatore soprattutto. Con le intercettazioni e tutto, ero certo che in Italia non potevo farlo. Così mi sono informato su Internet. Sono andato in Turchia, ad Antalya, a settembre, da solo, e ho comprato l’Epo in farmacia. In Italia c’è bisogno di una ricetta medica, lì con 1.500 euro in mano vi assicuro che nessuno fa problemi. Ho preso il pacco e sono tornato in Italia. Ho iniziato a farmi l’Epo subito dopo il controllo doping del 13 di luglio. Il 29 luglio ho fatto l’ultima iniezione. Il 30 hanno suonato alla porta e io ero certo che fosse il controllo antidoping. Potevo dire a mia madre di non aprire la porta o di dire che io non ero in casa, ma non avevo più la forza di mentire. Sapevo che era finita. Ho fatto il controllo sapendo di essere positivo perché volevo solo che tutto questo finisse. Mi vergogno tanto, ma sono anche contento di poter ricominciare la mia vita»; «Ho perso ogni cosa: dieci mesi di allenamento, una condizione fantastica e in tre settimane mi sono rovinato. A Pechino ho vinto senza doping, allora ero sereno e i miei valori ematici erano perfetti. Ora chiedo solo tranquillità». Sin dal primo momento, Schwazer ha escluso ogni coinvolgimento della pattinatrice Carolina Kostner, allora sua fidanzata e convivente: «Lei non c’entra niente, non sapeva nulla di quello che facevo. Io le avevo detto che le medicine nel frigo erano vitamina B12. Aspettavo che andasse all’allenamento per farmi l’iniezione in vena».
• «Schwazer è rimasto prigioniero del capolavoro di Pechino, e ha pensato che l’impresa fosse riproducibile. Cercando la perfezione, si è ritirato al Mondiale di Berlino; non ha festeggiato l’argento europeo della 20 km nel 2010 (poi paradossalmente divenuto oro nel luglio 2014, in seguito alla squalifica per doping del russo Stanislav Emel’janov – ndr) e ha mollato nella 50 km con l’argento in tasca; ha provato a smettere con l’atletica; ha divorziato da Sandro Damilano, che l’aveva portato all’oro e che ieri è rimasto choccato (“Alex che conoscevo io non aveva bisogno di doping”). È ripartito da Didoni. A Latina il 29 gennaio andava già forte; a Dudince era stato magnifico e aveva ottenuto il minimo per Londra (24 marzo). Sembrava un campione rinato. Non era così» (Fabio Monti) [Cds 7/8/2012].
• Schwazer finì pertanto indagato da ben quattro procure: Padova e Bolzano per la giustizia ordinaria (dal 2000 in Italia il doping è reato penale), la Procura Antidoping del Coni per la giustizia sportiva e persino la Procura Militare di Roma per la giustizia militare (dal momento che Schwazer apparteneva al gruppo sportivo dell’Arma dei Carabinieri, che provvide subito a sospenderlo e poi a congedarlo). Il 23 aprile 2013 il Tribunale Nazionale Antidoping del Coni (Tna) ha decretato per Schwazer una squalifica di tre anni e sei mesi (fino al 30 gennaio 2016).
• A produrre i maggiori sviluppi è stata finora l’inchiesta di Bolzano, i cui atti consentono di delineare un quadro complessivo molto più ampio e sconcertante di quello iniziale. «Sono del 2006 le prime tracce del suo interesse per il mondo del doping. Conquistato il bronzo ai mondiali di Helsinki che gli vale un sorprendente primato, quasi 8 minuti sotto il suo personale, un’enormità, Schwazer vuole la vetta del mondo. La concorrenza è però spietata e talvolta dopata. Inizia così a studiare i limiti dell’atleta, dove finisce la natura e dove inizia la chimica, e i confini della legge, quel crinale fra il consentito e il proibito sul quale marcerà a lungo. E il 2006 segna anche l’entrata in scena di Francesco Conconi, il professore ferrarese finito negli anni Novanta al centro della prima grande inchiesta italiana sull’uso di sostanze vietate. I due si trovano, fanno test, si scrivono decine di mail. Va detta una cosa: Conconi non significa doping, per Schwazer è scienza, è studio del massimo risultato nel perimetro della legge. Con lui discute di integratori, di aminoacidi, di creatina, di berberina. Sostanze consentite. Il 2008 è l’anno stellare di Schwazer: fidanzamento con Carolina Kostner e oro alle Olimpiadi di Pechino. La vetta. Dal punto di vista investigativo è anche l’anno in cui acquista la tenda ipossica, il macchinario che ora la Procura gli contesta anche se in molti Paesi è legale. L’Antidoping mondiale (Wada), parte offesa nel procedimento di Bolzano, alla quale la Procura ha consegnato un database di 60 profili ematici di Schwazer dal 2000 al 2012, ha già dato una risposta pungente: “Il valore testato due giorni prima della conquista dell’oro di Pechino è chiaramente atipico, non può essere spiegato da fluttuazioni normali. Sorprende trovare un tale profilo in un atleta che vince la più lunga gara di fondo”. Una sorpresa ma nessuna certezza. Schwazer abbandona Conconi e si affida a Michele Ferrari, il medico di Lance Armstrong. Nell’interrogatorio davanti ai pm dice che fu grazie all’industriale Pietro Ferrero che lo conobbe: “Ferrari è uno dei migliori preparatori” (si consideri che la Ferrero è stata il principale sponsor di Schwazer fino all’esplosione dello scandalo – ndr). Infine il 2012 e la clamorosa confessione: “Mi sono dopato e ho fatto tutto da solo, in Turchia”» (Pasqualetto) [cit.].
• A Bolzano, inoltre, «con Schwazer sono indagati per favoreggiamento i due ex medici federali Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto e l’ex velocista e dirigente Fidal (Federazione Italiana di Atletica Leggera – ndr) Rita Bottiglieri. “Da parte della Federazione vi era da anni la consapevolezza che il comportamento di Schwazer era da considerarsi sospetto e che per Fischetto, Fiorella e Bottiglieri rasentava la certezza”, scrivono gli investigatori. La difesa dei due medici è netta: “Non sapevamo del doping”» (Pasqualetto) [Cds 11/9/2014].
• Nel novembre 2013 Schwazer fu fermato dai carabinieri a Vipiteno per guida in stato di ebrezza, confermata dall’etilometro: avendo richiesto i servizi sociali, dovette prestare assistenza per ventidue ore in una casa di riposo, ottenendo in cambio la sospensione della patente per soli tre mesi (anziché sei).
• Già fidanzato e convivente per oltre cinque anni con Carolina Kostner, rimastagli accanto anche nei momenti peggiori dello scandalo (e a propria coinvolta nelle indagini su Schwazer sia dalla Procura di Bolzano, come persona informata sui fatti, sia dall’Antidoping del Coni, con l’accusa di omessa denuncia e complicità), attualmente Schwazer è tornato a vivere con i genitori a Calice di Racines (trentadue anime, in provincia di Bolzano), facendo la spola con Innsbruck (nel Tirolo Settentrionale austriaco, a 50 km di distanza), dove studia Management sportivo all’università e fa il cameriere per mantenersi. Il sogno di tornare alle Olimpiadi nel 2016, a Rio de Janeiro, sembra ormai remoto.
• «Ama il rock degli anni Ottanta e i suoi miti sono Mike Tyson e Andrej Perlov, il siberiano vincitore della 50 km all’Olimpiade di Barcellona ’92» (Monti) [cit.].