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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Francesco Schiavone

• Casal di Principe (Caserta) 6 gennaio 1953. Camorrista, affiliato ai casalesi, omonimo del cugino: il capoclan Francesco Schiavone (alias “Sandokan”, vedi scheda). Detto “Cicciariello”. In carcere dal 13 marzo 2003, sottoposto al regime del 41 bis.
• Arrestato il 13 marzo 2003 a Krosno, vicino a Cracovia, in Polonia, alla cassa di un supermercato, dove era andato a fare la spesa con l’amante Luisa Boetz, rumena, di 25 anni. Per sfuggire alle ricerche era dimagrito, si era tagliato i baffi e stirato i capelli crespi. Trasferitosi in Ungheria (dove traeva reddito da allevamenti, aree edificabili e mediazioni con imprenditori del luogo), si recava in Polonia solo per incontrare Luisa, che, pedinata, consentì l’arresto. Su un giornale locale a Casal di Principe fu data la notizia, massimo affronto, che era stato arrestato «per mezzo di una donna» (titolo “Cicciariello arrestato con l’amante”). In realtà di amanti ne aveva due. L’altra, Cristina Coremanciau, era pure rumena (entrambe avevano curato per lui gli investimenti in Polonia e Romania) (Roberto Saviano).
• Il 30 settembre 2008 una maxioperazione congiunta di Polizia e Guardia di Finanza, per un totale di seicento agenti, portò all’arresto di 107 affiliati del clan dei Casalesi (76 ordinanze notificate in carcere), con le accuse di associazione mafiosa, omicidi, ricettazione ed estorsione. Tra gli arrestati anche la moglie, Giuseppina Nappa, accusata di ricettazione per avere percepito lo stipendio che l’organizzazione assicura mensilmente ai familiari dei detenuti. Sequestrati, nel basso Lazio e in Toscana, beni per 100 milioni di euro (48 società commerciali, 148 veicoli,134 immobili e 13 cavalli). Il capo della squadra mobile di Caserta, Rodolfo Reperti: «È finito in carcere tutto il clan Schiavone, tra capi e gregari dell’organizzazione criminale di Casal di Principe». Il ministro Roberto Maroni: «È una giornata da incorniciare. Avevamo promesso di intervenire e di dare un colpo durissimo alla camorra e al clan dei Casalesi. L’abbiamo fatto. È la prima risposta alla guerra dichiarata allo Stato».
• È stato condannato in via definitiva a quattro ergastoli nel processo “Spartacus”, per numerosi omicidi e per associazione mafiosa (15 gennaio 2010). Il 27 ottobre 2010 la Cassazione lo ha condannato a un altro ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe De Falco e della sua amante Caterina Mancini (in Villa Literno, il 5 marzo 1992). Scrive la Corte: «Per indurre la vittima ad abbassare la guardia, Francesco Schiavone aveva falsamente rassicurato De Falco, colla mendace assicurazione che non gli sarebbe accaduto nulla».
• Il figlio Paolo, in carcere dal 2010, è ristretto al 41 bis.
(a cura di Paola Bellone).