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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Giuseppe Scaraffia

• Torino 2 aprile 1950. Scrittore. Francesista.
• Figlio di Giovanni, ingegnere elettrotecnico, e di Elsa. Liceo al Parini di Milano, scrisse sul famoso giornale della scuola, La Zanzara. Gioventù da estremista di sinistra («poi sono rinsavito»), laurea in Filosofia alla Statale di Milano con una tesi sulla felicità in Diderot, conversione quasi immediata alla letteratura («i romanzi sono più divertenti»). Dal 1976 insegna all’Università La Sapienza di Roma (è ancora ricercatore perché s’è sempre rifiutato di sottostare alle pratiche clientelari che presiedono ai concorsi). Collabora al Sole-24 Ore. Molti libri, tra cui Dizionario del dandy (Laterza 1981), Marcel Proust (Studio Tesi 1986), La donna fatale (Sellerio 1987), Torri d’avorio (Sellerio 1994), Il sorriso della Gioconda (Mondadori 2005) e poi Cortigiane (Mondadori 2008). Da ultimo, Le signore della notte. Storie di prostitute, artisti e scrittori (Mondadori 2011), I piaceri dei grandi (Sellerio 2012), Il romanzo della Costa Azzurra (Bompiani 2013).
• Sposato con Daria Galateria, si è separato dopo 19 anni e vive ora con Silvia Ronchey. Fratello di Lucetta.
· «Dandy colto» (Claudia Voltattorni) [Cds 20/12/2008], «esperto di seduzione» (Rossella Burattino) [Cds 31/10/2010].
· Porta la barba, seppur non folta: «Sicuramente l’uomo con la barba oggi è un tipo romantico. Verso il 1820-’30 si usava proprio quel tipo di barba che doveva avere l’aria di essere spuntata perché non si aveva avuto il tempo di rasarsi. La barba usata come sommessa ribellione allo stato delle cose in nome di una natura ingiustamente repressa, un appello alla passione contro la ragione. E oggi rappresenta anche una timida rivendicazione di mascolinità. La barba è l’ultima rivendicazione di virilità. Ormai l’unica cosa che le donne non possono avere» (a Maria Teresa Veneziani) [Cds 18/9/2010].
• Non ama viaggiare, anche a Parigi, la sua meta preferita, ci va a fatica. Detesta le persone noiose, le riunioni collegiali, i libri dei debuttanti e i film italiani. Ama: l’ironia, la bontà, la sensibilità, il paradosso. Particolarità: «Sono l’unico italiano che non sa l’inglese». Vizi: la golosità e la vanità. Il suo hobby principale è cercare vecchi libri sulle bancarelle. Vorrebbe essere un recluso come Flaubert, ma alla sera deve uscire, se no si immalinconisce.