3 giugno 2012
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Biografia di Oreste Scalzone
• Terni 26 gennaio 1947. Ex di Potere operaio e Autonomia operaia. Nel febbraio 2007 è rientrato in Italia dopo 26 anni di esilio («diciamo latitanza, se ci tengono») e la prescrizione. «Io sarò anche uno stracciaculo, ma nessuno mi farà sentire in colpa per esser nato a Terni invece che a Gaza».
• Figlio di Giuseppe ed Eugenia Scalzone: «Mia madre era una vecchia comunista… come dire, giansenista. Agli antipodi dal nostro anti lavorismo, ma con una sua precisa etica rivoluzionaria. Lei sapeva che ero amico di Renato Curcio, e quando lo arrestarono non fece alcun tifo. Si limitò a dire: hai visto quel povero ragazzo? Era una così. Quando le chiedevano di me, lei rispondeva con un certo orgoglio: è accusato di insurrezione contro lo Stato. Se mi avessero condannato per due grammi di hashish si sarebbe vergognata da matti. La mia attività non l’allarmò mai. Lei era in trepidazione solo per la mia salute. Non voleva che frequentassi la Fgci, non perché erano le sezioni del partito comunista, ma perché erano piene di fumo di sigaretta» (a Giorgio Cappozzo) [glialtrionline.it 14/3/2010].
• «7 aprile, data simbolo per la storia giudiziaria e politica d’Italia; quel giorno del 1979 scattò la maxi-retata contro i capi dell’Autonomia operaia accusati di associazione sovversiva, banda armata e, alcuni, di essere i veri capi delle Brigate rosse. Tra loro i principali leader del disciolto gruppo di Potere operaio: Toni Negri, Franco Piperno, Oreste Scalzone, Emilio Vesce. Scalzone venne arrestato a Roma, nella sede della rivista Metropoli: “Dovevo scrivere una lettera sull’amnistia e un reportage sui funerali bolognesi di Barbara Azzaroni, una compagna del Sessantotto passata a Prima Linea, uccisa in uno scontro a fuoco”. Non scrisse niente perché la sera era già a Regina Coeli: “Cominciò il giro delle carceri, da Roma a Padova, poi Rebibbia, gli speciali di Cuneo e Palmi, Termini Imerese, poi ancora Rebibbia e Regina Coeli”» (Giovanni Bianconi).
• Scarcerato per motivi di salute («giunsi a pesare 39 chili, mi vennero un’ischemia e l’epatite») scappò all’estero: «Stava arrivando una nuova ondata di pentiti, mandai un messaggio ai compagni in prigione e organizzai l’espatrio. In Corsica mi portò Gian Maria Volonté con la sua barca. Dalla Francia, che allora estradava in un amen, giunsi in Danimarca attraverso il Belgio e l’Olanda. Solo dopo la vittoria di Mitterrand arrivai a Parigi, l’11 novembre 1981».
• «Se pure ho avuto la fortuna di non dover sparare a qualcuno, mi sento la corresponsabilità diretta soprattutto di alcuni ferimenti firmati con sigle diverse, tra il 1974 e il 1976. Per esempio un’azione sul piazzale della Marelli contro il responsabile delle guardie; il giorno dopo ci fu lo sciopero ma noi eravamo lì a dire “né una lacrima né un minuto di salario per il capo degli sbirri padronali”».
• Dopo il rientro in Italia è tornato alla carica, imbracciando la sua fisarmonica: ha manifestato contro l’allargamento della base americana a Vicenza e contro le discariche a Napoli, ha chiesto il rilascio dell’amico ex terrorista Paolo Persichetti cantando Addio Lugano bella davanti al carcere di Viterbo, ha detto che non c’è futuro senza autogoverno, «perché i governi sono come i padroni, non possono essere amici, nemmeno quelli di Prodi, di Chavez o di Fidel Castro» e «se domani ci fosse una insurrezione, io probabilmente sarei pronto a sparare dietro una barricata».
• «Se qualcuno brucia una bandiera, quale che sia, andrò a spegnere l’incendio. Se invece vogliono bruciarle tutte, ma proprio tutte, allora se ne può discutere».
• Da ultimo visto a Roma al corteo dei NoTav e per il diritto alla casa (15 marzo 2014), è intervenuto chiedendo libertà per chi è in prigione: «Fuori i compagni dal carcere! Sono importanti in certi momenti le barricate ed è importante come si vive al di là delle barricate. A Regina Coeli diciamo liberi liberi, basta con le galere! Ai vostri riti, ai vostri processi, anche se accusati noi non giochiamo la nostra parte di commedia, noi non giochiamo la vostra recita di maschere spettrali» [Flavia Amabile, Sta 16/3/2014].
• È cugino di Claudio Petruccioli (figli di due sorelle).