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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Giuliano Scabia

• Padova 18 luglio 1935. Scrittore. Poeta. Regista. Tra i fondatori del Dams di Bologna (ne fu docente di Drammaturgia pratica). Autore di 25 testi (commedie, lettere e racconti), che costituiscono il ciclo del Teatro Vagante: un teatro raccontabile, oltre che rappresentabile, che frequentemente va in giro a recitare da solo.

• «Bologna: un piccolo slargo a fianco del Palazzo Sanguinetti in Strada Maggiore, all’altezza del numero 34. Qui in un giorno del 1971 arrivò con il suo furgone addobbato Giuliano Scabia. Veniva dall’Abruzzo, da Massa d’Albe, alle pendici del Monte Velino, dove andava combattendo vestito da drago coi ragazzi delle scuole. Ad attenderlo nella piazzetta ci sono Luigi Squarzina, Benedetto Marzullo e Renzo Tian, i fondatori del Dams. Scabia estrae dal suo veicolo gli oggetti del suo Teatro Vagante, il mostro di cartapesta, i burattini e gli altri oggetti delle sue azioni di strada e compie un breve intervento davanti a un gruppo di studenti. Marzullo è spiccio: “Puoi fare qui le stesse cose. Dobbiamo sdoppiare una cattedra ma il posto c’è”. Comincia così l’avventura d’insegnamento di quello che è stato uno dei maestri segreti del nuovo teatro italiano, uno degli scrittori e poeti più originali del dopoguerra. Un corso mitico, Il Gorilla Quadrumano, del 1974 e 1975, uno degli incunaboli del movimento del Settantasette. Scabia, come ha scritto Eugenio Barba, è un anti-Ulisse, uno che ha usato la sua intelligenza e il suo talento non per entrare nella città, bensì per uscirne fuori, per andarsene all’aperto. Scabia è uno degli eccentrici e degli inclassificabili della cultura italiana» (Marco Belpoliti).
• «Bologna era una fidanzata meravigliosa. Abbiamo recitato nei quartieri, alla Galleria d’arte moderna, per strada, sull’Appennino: cosa vuoi di più? Mi ha dato studenti stupendi».
• Fu tra gli ideatori di “Marco Cavallo”, il cavallo azzurro di cartapesta che nel 1973 fu fatto sfilare per le vie di Trieste e divenne simbolo della lotta di Franco Basaglia per la chiusura dei manicomi. Nel 1976 pubblicò, in proposito, Marco Cavallo. Da un ospedale psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del teatro e della cura. «Noi volevamo fare poesia. E non, in alcun modo, poesia o teatro terapeutici. Gli davano già tanti di quei farmaci a ‘sti disgraziati, perché dargliene ancora sotto forma di qualcos’altro, sotto forma d’arte? Io ho fatto, insieme a Vittorio (Basaglia, ndr), il grande racconto del cavallo e niente altro: se non si fa questa distinzione non si capisce niente, e si diventa prigionieri della psichiatria. Non avevamo intenzioni comunicative. Anzi, non avevamo intenzioni affatto. Marco Cavallo è solo un cavallo blu, che all’inizio non avevamo nemmeno immaginato».
• «Sono sempre stato nel margine del dialogo con la polis, di un interrogare la lingua nella sua metamorfosi e nel suo essere piena di miti, da quello del comunismo a quello dell’apertura totale sessantottina, insomma l’ho guardata e l’ho vissuta. Quando feci Teatro nello spazio degli scontri, Angelo Maria Ripellino mi fece un rimprovero sull’Espresso: “attento Giuliano, questa tua inventività, questa tua fantasia, la bruci facendo troppi schemi, troppo lavoro politico”. Aveva ragione: la poesia dona di più quando corre con la sua assolutezza che quando sposa una causa. Mi è stato molto utile. Ho capito che dovevo ascoltare la voce interna».
• «Anche se so alcune cose che l’esperienza mi ha insegnato come fare, non mi sono mai sentito venerato maestro, sono ancora titubante, cerco di capire. In un mio testo c’è la battuta di un personaggio arrabbiatissimo: “Nessuno è maestro, nessuno!” Perché il maestro è quello che quel giorno lì non si ricorda niente, oppure gli viene l’ictus, o si rimbecillisce piano piano. Quindi, non veneriamo nessuno, è meglio» (a Marco Zuccherelli) [Fat 11/10/2012].
• Fu definito, da Roberto De Monticelli sul Corriere della Sera, «angelico viandante».
• «Fra i suoi molti meriti Scabia – padovano di nascita ma da anni fiorentino – è stato anche il precursore della lunga genia degli affabulatori del teatro italiano» (Roberto Incerti) [Rep 26/2/2010].

• Nell’estate 2008, spettacoli notturni con fiaccolate e racconti in giro per l’Italia.
• Molti libri: Il poeta albero (Einaudi 1995), Lettere a un lupo (Casagrande, 2001), Visioni di Gesù con Afrodite (Ubulibri,2004) Il tremito, Che cos’è la poesia (Casagrande, 2006), La luce di dentro (Titivillus, 2010). Da ultimo Canti dal guardare lontano (Einaudi, 2012).