Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Fiorenza Sarzanini

• Roma 27 settembre 1965. Giornalista. Del Corriere della Sera.

• Figlia di Mario, supercronista giudiziario dell’Ansa, apprendistato al Dea, lo schedario elettronico dell’agenzia, poi al Messaggero. «A Natale 2000, Corsera l’assume. Lo scoop lo fa al G8 di Genova. Getta il cartellino stampa e si mescola agli antiglobal. La polizia la picchia e lei ci gode: “Ho visto da dentro, non per sentito dire. Non mi capiterà più, se non in guerra”, dice estatica tre mesi dopo» (Giancarlo Perna).
• «Ottenuta la maturità classica, si iscrisse a giurisprudenza, prese a seguire il padre nei meandri del tribunale: la mattina all’università, dalle 13 a Palazzo di Giustizia. E scriveva, scriveva, scriveva: pezzi virtuali che talvolta neanche giungevano sulla scrivania di Mario Sarzanini. Il quale un bel giorno pose alla figlia, che i tempi universitari accorciava sempre più, allungando quelli passati nelle aule di giustizia, l’inevitabile domanda: “Deciditi: vuoi studiare o fare la giornalista?” Fiorenza rispose con il più radioso dei suoi sorrisi, abbracciò e baciò suo padre e dopo sette mesi e un solo esame diede l’addio agli studi».
• «Il debutto su un giornale reale avvenne sulle pagine di Brescia Oggi, ma la svolta che indirizzò la sua carriera fu l’apertura delle cronache dai quartieri sul Messaggero. Ai collaboratori esterni era vietato entrare in redazione: Fiorenza scriveva un po’ qua un po’ là, dove capitava, con la portatile sulle ginocchia se non trovava altro appoggio, poi correva in via del Tritone (sede del Messaggero, ndr) e lasciava il pezzo in portineria. Un giorno Benito, l’archivista, le diede una scrivania nascosta dietro una parete di faldoni e da allora fu quello il suo ufficio segreto» (Franco Recanatesi).
• «Attraverso la giudiziaria conosci fatti e misfatti del Paese, personaggi di ogni tipo: giudici e lestofanti, colpevoli veri e presunti, politici sani e corrotti, vittime e assassini. I potentati economici e le fazioni politiche che muovono le leve del Paese (…) Non ricordo di avere mai pubblicato intercettazioni che non abbiano avuto rilevanza penale o politica. Danno uno spaccato di come funziona il sistema politico ed economico in Italia. Evito di partecipare a dibattiti televisivi. Non voglio trovarmi a discutere pubblicamente con politici o funzionari di Stato di cui mi sto occupando o potrei occuparmi».
• «Nei suoi articoli c’è sempre qualche notizia assente sugli altri giornali, un retroscena o un dettaglio sfuggito ai colleghi, l’esclusiva. Il segreto? Quello dell’acqua calda: Fiorenza ha sempre consumato le scarpe, ha sempre bussato a mille porte, ha sempre controllato le fonti. In servizio 24 ore su 24, anche quando fa la doccia, coccola sua figlia Federica, fa l’uncinetto (“mi rilassa”), scende a 20 metri con bombole e maschera (“mi entusiasma”)» (Franco Recanatesi).
• Porta dei piercing alle orecchie: «Ne metto uno ogni tanto, quando mi succede qualcosa di particolare, nel bene e nel male. Ho anche quattro tatuaggi. Indelebili. Un delfino sul piede, una farfalla sulla schiena, due stelle sui polsi».
• Nel luglio 2016 racconta per Sky la storia di Yara attraverso immagini di repertorio, accesso esclusivo ai laboratori dei Ris di Parma, che hanno svolto le analisi del Dna, e interviste a responsabili delle indagini, esperti scientifici e testimoni, ricostruisce l’intera vicenda, dalla morte della tredicenne fino alla condanna all’ergastolo di Bossetti in primo grado [Affaritaliani.it].