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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Giuseppe Saronni

• (Giuseppe) Novara 22 settembre 1957. Ex ciclista. Campione del mondo nell’82 (davanti a Greg Lemond e Sean Kelly), secondo nell’81 (dietro Freddy Maertens), terzo nell’86 (dietro Moreno Argentin e Charles Mottet). Vincitore del Giro d’Italia nel 1979 (davanti a Francesco Moser, con 3 vittorie di tappa) e nell’83 (davanti a Roberto Visentini, 3 vittorie di tappa), secondo nell’86 (dietro Roberto Visentini), terzo nell’81 (dietro Giovanni Battaglin e Tommy Prim, con 3 vittorie di tappa). Vincitore della Milano-Sanremo 1983, del Giro di Lombardia 1982, della Freccia-Vallone 1980 ecc.
• «Si diceva che ricordava Girardengo perché aveva un perfetto gioco di caviglia, scattava come un autentico sprinter e anche sulle lunghe distanze era in grado di prevalere in volata dopo aver superato bene dislivelli impegnativi» (Rino Negri).
• «Una rivalità con Moser che ha caratterizzato un’epoca fantastica. Fulminante allo sprint, beffardo e tempista, Saronni sapeva vincere in tutte le maniere, sempre più propenso però a duellare in Italia che non all’estero» (Beppe Conti).
• Sul titolo mondiale: «Nel 1982 avevo corso un Giro brutto per la classifica, primissimo Hinault io molto indietro, bello per il mio successo nella Cuneo-Pinerolo, bellissimo per la nascita di Gloria, la mia primogenita: niente Tour, e nei giorni della corsa francese mi muore in auto Carlo Chiappano, direttore sportivo e amico. Martini il citì mi aveva chiesto, dopo che avevo vinto il Giro di Svizzera, di fare bene le premondiali, gli ho vinto Agostoni e Tre Valli. A Goodwood temevo le liti, le incomprensioni fra noi azzurri più che gli avversari. A 500 metri dal traguardo ho prodotto lo scatto forse più intenso ed efficace della mia vita di corridore, ho preso e lasciato indietro Millar scozzese e Boyer americano che avevano pochi metri di vantaggio, il gruppo dietro si è sgranato ma era tardi, LeMond è arrivato a 5 secondi da me» (da un’intervista di Gian Paolo Ormezzano).
• Adesso team manager della Lampre, nel 2011 è stato coinvolto in un’inchiesta sul doping condotta dalla procura di Mantova.
• «Il ciclismo ha accettato tutto, pur di fare pulizia al suo interno. Nessun altro sport ha dato la sua totale disponibilità. I corridori sono quasi agli arresti domiciliari, perché devono dare la loro reperibilità sempre, anche se vanno a mangiare la pizza. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Non li invidio» (a Tuttosport).