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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Michele Santoro

Michele Santoro• Salerno 2 luglio 1951. Giornalista tv. Primo grande successo il programma di Raitre Samarcanda (1987). Poi Il rosso e il nero (1992), Tempo reale (1994), Moby Dick (1996, Italia Uno), Sciuscià (2000, di nuovo sulla Rai). Dal settembre 2006 al giugno 2011 Annozero. Lasciata la Rai, tornò in tv con Servizio pubblico, prima seguendo il modello della multipiattaforma (Sky Tg 24, televisioni locali, Radio Capital, Cielo e Radio Radicale), poi su La7 (dal 2012). «Sono un uomo ambiguo».• Vita Figlio di un ferroviere: «Ha fatto laureare cinque figli. Per lui era insopportabile il mio atteggiamento ribelle. Avevamo grandissimi litigi, ma eravamo molto legati. Sono stato cacciato dal mio liceo, ho perso un anno e ne ho dovuti fare due in uno. Ma bene o male mi sono diplomato. Anche se con il minimo dei voti. Politicamente? Anarchico puro. Un disordinato, divoratore di letture della beat generation. Ero molto popolare in città. Un capo vero. A Salerno, nel mio piccolo, ero adorato, avevo legioni di fan. Ai miei esami di maturità vennero ad assistere centinaia di persone. Avevo il massimo della visibilità, ero di moda, era facile avere tutte le donne che volevo. Come succede ai fenomeni popolari, ai cantanti, agli attori. Mi laureai in Filosofia con 110 e lode (tesi su Gramsci – ndr) prestissimo, al contrario di Giuliano Ferrara che credo non si sia nemmeno laureato. Che c’entra Ferrara? C’è uno strano parallelismo fra noi. Entrambi abbiamo lavorato a giornali nati dopo il 1976, dopo i successi elettorali del Pci, lui Nuova Società, io Voce della Campania. Il suo era più ponderoso, più di riflessione. Il mio era più venduto. Il confronto è sempre a vantaggio mio, sul mercato. Il Sessantotto? Fu una stagione molto allegra, di grandissimi rapporti umani».
• Militò in Servire il Popolo (il movimento maoista italiano di Aldo Brandirali): «Ero giovanissimo, ubriaco della felicità di vedere questo movimento studentesco che si sviluppava, preoccupato di vederlo rifluire a causa dello spontaneismo. Bisognava fare il partito e c’era questo modellino pronto, Servire il Popolo, tutto incentrato sull’organizzazione e sul Libretto Rosso di Mao. Anche tra i maoisti ero considerato un eterodosso. Le mie avventure sentimentali mi avevano fatto mantenere sempre un certo legame con la borghesia. I maoisti mi consideravano con sufficienza. E alla fine mi cacciarono».
• Il Pci: «Eterodosso anche lì, nella solita posizione scomoda. Un giorno, a un congresso, c’era anche Achille Occhetto, parlai ed ebbi un grosso successo, standing ovation e cose del genere. Il giorno dopo fui trasferito da Salerno a Napoli. Nel Pci di allora, se pensavi troppo con la tua testa, zac, te la tagliavano. Allora mi inventai una occupazione: la comunicazione. Per gli altri era inutile e sconosciuta. Riuscii a farla diventare importantissima. Poi cominciai a lavorare per la Voce della Campania dove alla fine divenni direttore. Lo feci diverso, senza rispetto per le istituzioni, aperto ai radicali, alla Napoli di Lucio Amelio, all’arte contemporanea. La Napoli comunista legata all’esperienza del realismo scalpitava. Non piaceva che io intervistassi su sette pagine Achille Bonito Oliva. O che recensissi Martone per primo in Italia. Volevano che facessi servizi sulla pittura del sindaco Valenzi».
• Entrò in Rai nel 1981: «Al Tg3 c’erano molti giovani interessanti: Giovanni Mantovani, Paola Spinelli, Paola Sensini, un gruppetto di persone volute dal condirettore Curzi. Direttore era Luca Di Schiena. C’era anche un settimanale e io andai lì». Debuttò nel genere informazione spettacolo con Samarcanda (varie edizioni fino al 1992), poi Il rosso e il nero (1992-1994) e Tempo reale (1994-1996).
• «Era già potentissimo quando nel 96, col governo Prodi, si insediò alla presidenza Rai lo scrittore Enzo Siciliano. Sentendo che si parlava di Michele esclamò: “Michele chi?”. L’ego santoriano ne ebbe uno sturbo micidiale. Dal giorno alla notte, lasciò la Rai per Mediaset» (Giancorlo Perna): «Mi facevano sentire un re. A Mediaset coccolano le loro star, le vezzeggiano. È lo star system. In Rai nessuno coccola nessuno. Ero la prova della loro indipendenza ed imparzialità. Detto questo, non sono un eversore. Non ho mai dato al mio lavoro in Mediaset una interpretazione provocatoria nei confronti di Berlusconi» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti). Nel 1999 il ritorno in Rai con Circus, Il raggio verde, Sciuscià.
• Fermo dal 2002 al 2006, epurato dagli uomini di Berlusconi (dopo il cosiddetto “editto di Sofia”) insieme a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi (fece causa alla Rai e nel 2005 il giudice del lavoro gli dette ragione accordandogli un risarcimento di 1 milione e 400 mila euro e il reintegro in prima serata). Nel frattempo era stato eletto al Parlamento europeo, che lasciò diciotto mesi dopo per partecipare a Rockpolitik (vedi Adriano Celentano), cosa che gli attirò molte critiche anche da sinistra (da Lucia Annunziata a Gianni Mura). È tornato in tv il 14 settembre 2006 con Annozero (choc generale per i capelli biondo cenere via via corretti nel corso delle puntate). Buone critiche, a parte Ferrara: «Mi sono addormentato dopo dieci minuti».
• Polemiche per gli interventi ad Annozero di Beppe Grillo (con gli attacchi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all’oncologo Umberto Veronesi), dei magistrati Luigi De Magistris e Clementina Forleo, per la puntata sull’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, per quella sull’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro ecc. «La parte migliore di Annozero sono le inchieste, mentre gli ospiti (tra i fissi c’è Marco Travaglio – ndr) aggiungono quasi sempre ideologia alla realtà che, invece, parlerebbe da sola. E quando lo fanno troppo, magari aizzati dallo stesso Santoro, finiscono per invogliare a buttar via anche il bambino con l’acqua sporca e cambiare canale» (Maurizio Caverzan).
• Per sostituire Beatrice Borromeo – modella nella vita, qui con funzioni di giornalista-opinionista (vedi) – ha voluto a tutti i costi la fiorettista-carabiniera Margherita Granbassi, che a tutti costi ha voluto dirgli di sì. Ne sono venuti problemi e politiche (vedi, oltre ai citati, anche Ignazio La Russa).
• Nel 2010, in vista delle elezioni regionali, il cda della Rai decise di sospendere tutti i talk show politici, tra cui Annozero. Non d’accordo con questa decisione, il 25 marzo, dal Paladozza di Bologna, Santoro organizzò Raiperunanotte, una puntata speciale di Annozero dedicata alla libertà di informazione in Rai, trasmessa in diretta televisiva, radiofonica ed internet (13 per cento di share tra tv satellitari e televisioni locali e centinaia di migliaia di spettatori sul web). Tra gli ospiti Daniele Luttazzi.
• Il 27 gennaio 2011, in diretta, Santoro litigò al telefono con Mauro Masi, direttore generale della Rai: «Mi debbo dissociare e si dissocia l’azienda, nella maniera più chiara, dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, che è come quella impostata la settimana scorsa (dedicata al Rubygate – ndr) perché ad avviso mio e dei miei legali viola il codice di autoregolamentazione sulla trasmissione delle vicende giudiziarie in tv». «Non era mai successo prima nella storia delle trasmissioni Rai. Un direttore generale che interviene in diretta mettendo in guardia un conduttore dalla possibile infrazione di regole aziendali». Santoro rispose per le rime: «Se violiamo le regole, allora fermi la trasmissione». Il programma andò avanti. Commento di Berlusconi: «Trasmissione vergognosa. Bisognerebbe che gli italiani non pagassero più il canone» (Paolo Conti) [Cds 28/1/2011].
• Il 6 giugno 2011 si concluse consensualmente il rapporto di lavoro tra Santoro e la Rai. Il comunicato che sanciva l’addio diceva che le parti avevano «convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione». A titolo di buona uscita, vennero retribuiti a Santoro un indennizzo di 2.300.000 euro pari a 30 mensilità della retribuzione ordinaria di ogni puntata di Annozero che avrebbe condotto fino alla fine del suo contratto di collaborazione con la Rai.
• Saltato l’approdo a La7, il 3 novembre 2011 andò in onda la prima puntata di Servizio pubblico, seguendo il modello della multipiattaforma, già sperimentato con Raiperunanotte: «I dati parlano chiaro: le tv regionali hanno avuto 2.276.418 spettatori e Sky Tg 24 Eventi 645.113, per uno share complessivo di 12,03%. Sul web – spiega la redazione del programma – si realizza un risultato mai registrato i precedenza in Italia, e sicuramente tra i record a livello mondiale: 5 milioni di contatti e più di 300.000 utenti medi contemporanei. È stato anche l’evento live più seguito di sempre su iPhone e iPad in Italia, con un picco di 4 mila utenti contemporanei. Serviziopubblico.it è stato il primo canale per 5 ore sulla rete. Straordinario anche l’uso interattivo di Facebook durante il programma, con 120.000 risposte complessive ai sondaggi lanciati durante il programma; 55.000 nuovi “Mi piace” durante l’evento; 5.000 commenti allo streaming e #ServizioPubblico è stato il trending topic su Twitter per l’intera serata, con 2.500 follower in più durante l’evento» (La Stampa).
• Nel luglio del 2012 Santoro passò a La7. La prima puntata di Servizio pubblico sulla nuova emittente andò in onda il 25 ottobre (12,99 per cento di share). Il 10 gennaio 2013, dopo 18 anni e per la seconda volta in un programma di Santoro, Silvio Berlusconi accettò di essere ospite di Servizio pubblico, in vista delle elezioni politiche di febbraio. La puntata registrò 8.670.000 telespettatori ed il 33,58 per cento di share, facendo di La7 la rete più vista in prima e seconda serata.
• Libri: Oltre Samarcanda (Sperling & Kupfer 1991), Michele chi? (Baldini e Castoldi 1996).
• Sposato in seconde nozze con la psicologa riminese Sanja Podgajski, figlia di Ruzica Podgajski, moglie dell’industriale Iliano Annibali (il primo matrimonio era stato solo civile, il secondo invece è stato celebrato nel 1997 dal cardinal Tonini nella piccolissima Pieve di Santo Stefano di Pisignano Ravennate, con Maurizio Costanzo testimone). Una figlia, Micol.
Critica «Gigi er bullo» (Beniamino Placido), «leghista di sinistra» (Achille Occhetto), «la sua fazione è più narcisistica che di sinistra» (Filippo Facci).
• «È sempre stato un ricercatore di quel che si muove nella pancia del Paese. Attiva le differenze, non le assonanze» (Carlo Freccero).
• «La tv di Santoro è barbarie, un marchingegno in tutto simile alla gogna che intrappola i suoi fedeli spettatori nella festa degli inganni» (Giuliano Ferrara).
• «Non c’è niente da fare, è più forte di lui: Michele chi? s’identifica con la libertà d’informazione del Paese, con il livello culturale del Paese, con la tv di qualità del Paese. Se Santoro è assente dal video, clandestino fra i clandestini, scivoliamo nell’analfabetismo televisivo di ritorno, veniamo confinati tra i Paesi in via di sottosviluppo» (Aldo Grasso).
• «Come Braccio di ferro con gli spinaci, si rinforza nello scontro e sulla strada del martirio. Il partigiano Bella ciao sembra un uomo fatto di fuoco. E invece, quando è fuori dal campo della lucetta rossa delle telecamere, diventa di ghiaccio. Riesce a far convivere sinistra e destra, a passare da Rai a Mediaset, a far digerire gli accenti da tribuno del popolo con abiti firmati da grandi stilisti» (Primo Di Nicola e Denise Pardo).
Frasi «Non c’è niente da fare, né a destra e né a sinistra riesce a passare l’idea che ci sia un’informazione libera che controlla il potere. Loro vogliono il contrario».
• «Nella storia della Rai io sono stato quello che ha spostato sempre più avanti il confine della libertà».
• «Ferrara mi critica perché mi sono imborghesito? Sull’abbigliamento smentisco: vestivo Armani già ai tempi di Samarcanda».