3 giugno 2012
Tags : Daniela Santanché
Biografia di Daniela Santanché
• (Daniela Garnero) Cuneo 7 aprile 1961. Politico. Nel 2001 e 2006 eletta alla Camera con An. Perso il posto di capo del dipartimento Pari opportunità dopo aver definito «palle di velluto» i “colonnelli” di Fini, nel 2007 ha lasciato il partito (era stato proprio un “colonnello”, Ignazio La Russa, a portarla all’impegno politico). Nel 2008 candidato premier (prima donna in Italia) de La Destra: prese il 2,096% al Senato, il 2,428% alla Camera (quindi non eletta). Dal marzo 2010 al novembre 2011 sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del programma di governo nel Berlusconi IV. Nel 2013 eletta di nuovo alla Camera con il Pdl. Detta “la pitonessa”. «Quando una cretina arriverà in un posto importante vorrà dire che è stata raggiunta la vera parità».
• Figlia di Ottavio e Delfina, imprenditori dei trasporti, laurea in Scienze politiche, master alla Bocconi, nel 1992 fondò una società specializzata in comunicazione, pubbliche relazioni e marketing strategico. «“Ho fatto della mondanità un lavoro”, e si capisce che mentre lo dice pensa a tutte le croniste che la eleggono, a turno, ogni estate, regina dell’eccesso. Faccia tosta e simpatica, fisico tonico e scattante, seno abbondante “tutto mio, ho rifatto in verità solo il naso perché aveva la gobba”, gambe appese a tacchi vertiginosi, sempre vestita come piace ai maschi. Con il socio Flavio Briatore, “amico dai tempi di Cuneo”, è proprietaria del Billionaire, un locale che lei definisce “un pozzo di san Patrizio”. La filosofia della signora è la seguente: “La gente ha voglia di sognare. Divertirsi e liberarsi fa bene alla salute. Siamo circondati da ipocriti che fingono di detestare il lusso e le belle donne. Lo sa che moltissime persone, anche al vertice delle istituzioni, vorrebbero solo andare alle feste e poi uscire con la fotina su Chi? Lo sa che mi chiedono di imbucarli alle feste dove vado io? Le donne casalinghe, quelle che a milioni guardano Beautiful, secondo lei, vorrebbero somigliare a me o a Rosy Bindi?”» (Barbara Palombelli). Inatteso dietrofront nell’estate 2008: «Il Billionaire oggi andrebbe chiuso. Perché io mi sento a disagio, e sì, mi vergogno, vedendo quanto la gente di questi tempi faccia fatica a campare». Così a Umberto Rosso, nonostante il locale fosse «sempre affollato, champagne nei bicchieri. Non è questo. È che è finita un’epoca, si è chiusa per sempre una stagione. Quella del lusso da sbattere in faccia, da sbandierare». Nel febbraio 2014, con la sua società di pubblicità Visibilia, ha acquistato dalla Mondadori le testate Ciak e Pc Professionale. A luglio dello stesso anno, lei e la conduttrice televisiva Paola Ferrari hanno presentato ai liquidatori del quotidiano l’Unità una proposta per rilevarne il pacchetto azionario, proposta che il comitato di redazione del giornale ha considerato, da subito, "irricevibile".
• A 13 puliva i bagni dei camionisti nell’azienda di trasporti del padre: «Era il mio modo per ripagare il prestito che mi aveva fatto per passare l’estate in Inghilterra. Lui pensava che alla sola idea di pulire i cessi avrei rinunciato. Ho preso a spazzolare e gli ho restituito fino all’ultima lira» (a Fiamma Timelli) [Oggi 18/5/2016].
• «Ho capito di essere diventata un marchio, un brand, una mattina, in Sardegna, su una spiaggetta quasi deserta. Ero in bikini, a prendere il sole. Si avvicina un bimbetto che avrà avuto al massimo cinque anni e mi dice: Scusi, lei è la Santanché? La posso toccare? La mia mamma e le sue amiche dicono che lei è tutta di plastica... L’anno successivo, per continuare la mia campagna personale, mi feci stampare una maglietta con su scritto: 100 per cento, tutta plastica». Dice di essersi rifatta solo il naso.
• «Portare i tacchi è impegnativo, bisogna dimostrare di avere un cervello. Chi invece porta le ballerine, sa che ha qualcosa da nascondere».
• Anni fa Roberto D’Agostino la ribattezzò “Santadechè” e continua a chiamarla così sul suo sito Dagospia.
• «Eletta consigliere provinciale a Milano nel 1999 (fu la più votata) la Santanché si è fatta due legislature ed è stata la prima donna relatrice della legge finanziaria. È stata anche presidente del Comitato per la spesa pubblica. Ricorda che: “A un alto magistrato della Corte dei Conti che rinviava l’audizione, ho detto: “La prossima volta la mando a prendere a calci nel culo dai carabinieri”. Vive a Roma in una casa alquanto “cosy”, con divani mongiardineschi di velluto rosso, l’unica cosa rossa della sua vita (...) Nella casa romana tiene i suoi cimeli. I due libri scritti a favore delle donne musulmane vittime dei maschi, La Donna Negata (introduzione del professor Veronesi) e Le Donne Violate, i ritagli di giornale che ricordano le fatwe, le condanne a morte contro di lei della tv iraniana e di leader islamisti in Italia e all’estero, i biglietti di ringraziamento di Suad Sbai, la leader delle donne marocchine in Italia, le foto delle manifestazioni al processo Hina a Brescia, la ragazza pakistana uccisa dal padre, le immagini che la raffigurano con i suoi amici Aznar e Giuliani» (Carlo Rossella).
• Altra casa a Milano, un «palazzetto terra-cielo di quattro piani più piscina coperta, 920 metri quadri in zona Magenta, una Piazza d’Italia di De Chirico sul caminetto, poltrone di vero coccodrillo australiano, coffee table rivestito di pelle di zebra (...) la piscina tappezzata di vera madreperla, il bagno padronale con i sanitari cromati d’oro e la vasca gigante rivestita di mosaico platino, la poesia di Verlaine riportata nella lunga iscrizione in un fregio che corre per tutta la casa» (Laura Laurenzi).
• Protagonista della campagna elettorale 2008, si è fatta notare tra i candidati premier destinati alla sconfitta: «Siamo un partito incazzato con la bava alla bocca». «Io ballo da sola, e poi a voler essere moderati a tutti i costi si finisce per essere modesti». Memorabili i suoi attacchi a Berlusconi: «Ha sempre utilizzato le donne come il predellino della sua Mercedes: un punto d’appoggio per sembrare più alto»; «Ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali»; «È ossessionato da me. Tanto non gliela do...». Poi ha cambiato idea: «Ha dimostrato d’esser lei la first lady del centrodestra, la perfetta prosecuzione del berlusconismo con altri e più ipnotici mezzi, se non pure il prologo della futura reincarnazione del Cav» (Alessandro Giuli) [Fog 18/5/2013].
• «Ho sempre pensato che se Daniela Santanché avesse incontrato degli uomini che portavano davvero i pantaloni non li avrebbe mai indossati lei. Il fatto è però che Daniela ha un’idea tanto eroica della virilità – un incrocio tra Sigfrido e Lawrence d’Arabia – che noi maschi comuni siamo ai suoi occhi delle amebe. O, come lei preferisce dire, riferendosi ai titubanti colleghi del Pdl, delle “palle di velluto”. “È tutta la vita che sogno un uomo che mi dica: ‘Ciao piccolina, hai bisogno di qualcosa?’”. (…) “Mi trovo invece di fronte solo uomini intimoriti dalla mia apparente sicurezza che mi fanno sentire un maschio in un corpo di donna”. (…) Diciamo, insomma, che le circostanze della vita hanno fatto sì che Daniela diventasse una domatrice di uomini. Ha visto che dietro i muscoli c’erano delle pappemolli e ha deciso di guidarli. Oggi le piace definirsi “pitonessa”, epiteto affibbiatole, pare, dal Foglio. Ci si rispecchia volentieri immaginandosi, presumo, come un grande serpente femmina dalle spire possenti e voluttuose. Non vorrei deluderla ma pitonessa in italiano non è la moglie del pitone, bensì una chiaroveggente che predice il futuro ispirata da un dio, come la Pizia sacerdotessa di Apollo. Veda ora lei se tenersi un soprannome che sa di strega. A dare a Santanché l’aspetto deciso e liquidatorio che la rende famosa è stata la convivenza con i suoi principali compagni. Figlia di Ottavio Garnero, imprenditore di Cuneo nel ramo trasporti, Daniela si trasferì a Torino dopo la licenza liceale per addottorarsi in Scienze politiche. Si imbatté nel chirurgo plastico Paolo Santanché, se ne innamorò come una pera cotta e lo impalmò all’istante. A cose fatte, scoprì che lui, contrariamente a lei, non voleva figli (sadicamente, le sfogliava libri specialistici per mostrarle la bruttezza di feti e settimini). L’unione ne fu incrinata. Decise allora di fare, più che la moglie, la manager del marito con un patto: “Appena incontro un uomo che vorrà da me un figlio, sciogliamo il sodalizio”. Daniela si trasformò in pr con l’obiettivo di lanciare Santanché come il migliore plastico d’Italia. “Gli facevo da campionario: ho fatto credere che mi avesse rifatta”, raccontò. Coltivando la grinta che oggi è il suo marchio e il suo guaio, Daniela portò il coniuge alla notorietà. Raggiunto l’obiettivo, incontrò l’uomo che le disse: “Da te, voglio un figlio”. Era Canio Mazzaro, industriale farmaceutico. Piantò il marito, ne mantenne il cognome che faceva più scena del Garnero paterno, e mise al mondo Lorenzo, oggi diciannovenne. Anche la storia con Canio, durata lustri, è ormai finita. Pure lui, non è stato all’altezza dell’ideale mascolino santancheniano. Amava il quieto vivere, tanto che se doveva litigare con una persona, lo faceva fare a lei. Un giorno il posapiano fuggì con Rita Rusic, l’ex moglie di Cecchi Gori. Daniela bruciò all’istante tutte le foto del fedifrago, sostituendole con quelle del figlio rimasto con lei. Quando l’estate successiva i rotocalchi pubblicarono le immagini di Canio con la nuova fiamma sulla barca chiamata “Dani”, Daniela commentò: “Il buon gusto non è di tutti. Quella barca l’avevo trovata io, ristrutturata io”. Alla domanda, “lei invece è rimasta a Milano a piangere?”, Santanché dette una risposta che fotografa a pennello la sua capacità di reazione: “Ho noleggiato un veliero di cinquanta metri e fatto una meravigliosa crociera con mio figlio”. È, infatti, ricca perché, oltre che un politico, è un’aggressiva imprenditrice pubblicitaria. Santanché è una donna di destra destra che dice pane al pane. L’immigrazione selvaggia e il disordine dei costumi la offendono. “Io sono una ruspante di Cuneo e voglio urlare con la bava alla bocca”, disse una volta. Richiesta, spiegò: “Vorrei scuotere gli italiani e dirgli: ‘Incazzatevi per tutto questo casino’. Perché dobbiamo sopportare il racket dell’elemosina sottocasa e i travestiti con le chiappe al vento?”. Per questa furia, è definita “divisiva” dal Pd (…). Di famiglia liberale, Daniela dirazzò, entrando, per influsso del suo amico, Ignazio La Russa, in An. Ne divenne deputato nel 2001 e nel 2006. Traslocò poi – in rotta con Gianfranco Fini – nella Destra di Storace. Ci restò un fiat. Appena il tempo di dire alla vigilia delle elezioni, marzo 2008, “donne, non date il voto a Berlusconi, perché ci vede solo orizzontali. Silvio è ossessionato da me, ma tanto non gliela do”, che già in novembre era entrata nella corte del Berlusca. Da allora, lo adora e circuisce. Santanché, quando vuole, ottiene. A marzo, ambiva alla carica di responsabile dell’Organizzazione del Pdl, lasciata vacante dal ministro in spe, Maurizio Lupi. Il Cav le aveva dato garanzie: “È già tua”, ma prendeva tempo. Conoscendo l’inaffidabilità dei maschi, Dani ha occupato manu militari Arcore e tampinato per ore il capo. Ha tolto l’assedio solo dopo l’uscita del comunicato ufficiale che le attribuiva l’incarico. Fa lo stesso con tutti quelli che contano. Accompagna a cena Denis Verdini, che per mani in pasta nel Pdl viene subito dopo il Berlusca, lo incita a mangiare quanto la sua natura godereccia gli suggerisce – mentre lei digiuna essendo iperattenta alla linea – finché Denis, sazio e beato, dice sì a qualsiasi pretesa. La giornata di Daniela comincia immancabilmente con un’ora di jogging. Se è ad Arcore, come capita spesso, corre con la fidanzata del Cav, Francesca Pascale, di cui è diventata inseparabile e che rappresenta il suo periscopio in casa Berlusconi. Le restanti ventiquattro ore sono decise dal destino. Dani è pronta a viaggi improvvisi, pernottamenti di fortuna, ubiquità. All’uopo, utilizza la leggendaria saccoborsacornucopia con il necessario per ogni evenienza: snack ipercalorici, trucco mattino-sera, cambio veloce, scarpe con e senza tacco. I disagi, lei, nemmeno li mette in conto. L’essenziale è raggiungere l’obiettivo del giorno. ()» (Giancarlo Perna) [Grn 8/7/2013].
• «L’ho rivalutata, c’è molto più di quel che sembra sotto le sue apparenze» (Lucia Annunziata).
• Nel 2008 ha depositato in Cassazione il quesito referendario per l’abrogazione della legge Merlin: «Non penso a riaprire le case chiuse, né a riproporre le case di Stato per la prostituzione. Penso, piuttosto, a cooperative di donne».
• Il 2 dicembre 2013 è stata condannata a quattro giorni di arresto e 100 euro di ammenda convertiti in 1.100 euro di ammenda per aver organizzato senza autorizzazione una protesta anti burqa durante la preghiera di fine Ramandan, il 20 settembre 2009, a Milano. Condannato a 2.500 euro di multa anche un egiziano che l’aveva aggredita durante un alterco.
• Dall’83 al 95 moglie di Paolo Santanché, chirurgo estetico (avevano uno yacht chiamato Bisturi): «Mi sono laureata e sposata in pochi mesi, era l’83. La mia tesi in Scienze politiche, su Donna e impresa, mi fece capire che comunicare è importante tanto quanto fare. Arrivai a Porto Cervo e misi in pratica la lezione in famiglia: decisi che mio marito, giovane e sconosciuto chirurgo plastico, sarebbe diventato famoso in tutta Italia. Le feste e gli eccessi servivano ad attirare l’attenzione su di me, testimonial perfetta di un uomo di successo. Gli ho fatto guadagnare miliardi...» (il matrimonio finì con una battaglia d’avvocati, nel 2001 l’annullamento della Sacra Rota).
• Ha fatto congelare i suoi ovuli «ma non li userò mai. Mi dava sui nervi l’idea che gli uomini potessero avere figli fino a tardi e noi no» (a Fiamma Tinelli) [Oggi 18/5/2016].
• Un figlio, Lorenzo, dall’imprenditore Canio Mazzaro (che poi l’ha lasciata e s’è messo con Rita Rusic). Una relazione di nove anni con il giornalista Alessandro Sallusti. I due si sono lasciati nel 2016: «Ogni storia che finisce è un fallimento».
• La sera lavora a maglia «davanti alla televisione sennò mi addormento».