3 giugno 2012
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Biografia di Roberto Sandalo
• (poi Roberto Maria Severini) Torino 7 giugno 1957 – Parma 9 gennaio 2014. Ex terrorista. Di Prima linea (il gruppo più importante, 101 attentati, 39 persone colpite di cui 16 uccise, dopo le Brigate Rosse). Pentito fondamentale. Rappresentante dopo aver tentato la fortuna come agente immobiliare, l’11 novembre 2002 fu arrestato per rapina (prosciolto per non aver commesso il fatto). Nuovo arresto il 10 aprile 2008 per incendio doloso con l’aggravante della discriminazione religiosa e porto abusivo di armi da guerra: secondo i giudici era l’ideatore e l’autore materiale di una serie di attentati incendiari contro moschee di Milano e dell’hinterland. «Non voglio lezioni da chi non ha provato, come me, la tragedia di aver provocato la morte di qualcuno».
• Figlio di un ex partigiano poi manovale alla Fiat e di una casalinga, «ancora minorenne entra in Lotta continua, dalla quale viene espulso nel 1976, a causa dei suoi ripetuti atti di violenza gratuita, ultimo della lista il pestaggio di due esponenti della Fgci. Fa il militare negli Alpini, diventa sottufficiale, una delle tante circostanze della sua biografia che gli varranno l’accusa di essere un infiltrato dei Servizi, in qualunque ambiente metta piede. Il 29 aprile 1980 è una giornata fondamentale per la lotta al terrorismo. In tutta Italia vengono eseguiti gli arresti firmati dalle confessioni del brigatista Patrizio Peci. Le manette a Sandalo sono quasi una nota a margine, nessuno sa chi sia. Peci ha raccontato genericamente di un militante di Prima linea che tramite un intermediario si è proposto con insistenza alle Brigate rosse, desideroso di una promozione nel campo dell’eversione. È lui, Roby il pazzo. Quando decide di parlare, lo scenario cambia. Le sue confessioni fanno finire in galera 165 esponenti di Pl, praticamente azzerata. In cambio, la giustizia italiana abbuona a Sandalo qualcosa come 110 reati, tra i quali tre omicidi, quello del vigile Bartolomeo Mana, del barista Carmine Civitate, del dirigente Fiat Carlo Ghiglieno, commessi tra giugno e settembre 1979. Il 19 novembre 1982, a due anni e sei mesi dall’arresto, Sandalo è un uomo libero, con una nuova identità. A dargli nuova notorietà è Mario Borghezio, parlamentare leghista, fondatore dei Cristiani padani, ai quali ha aderito anche un certo Roberto Severini, protagonista di una rapida carriera all’interno del Carroccio, fino a diventare uno dei responsabili delle Camicie verdi. Nel 1999, Borghezio scopre l’identità dietro a quel nome, e caccia Sandalo dalla Lega, parlando di “manovre e provocazioni da parte dei Servizi”» (Marco Imarisio).
• «Non sono mai stato cacciato. Con altri 82 militanti della Lega nel gennaio del 1999 ci siamo allontanati dal partito perché Bossi aveva rinunciato alla secessione in cambio di denaro» (da un’intervista di Davide Carlucci).
• L’11 settembre 2007 fu riconosciuto dall’ex parlamentare Pdci Dacia Valent e dal cantante anarchico Giuseppe Fallisi (l’autore de La Ballata del Pinelli) mentre scandiva slogan contro l’Islam a una manifestazione milanese per la strage del 2001: «Molta gente anche di sinistra è convinta, come me, che non sia accettabile che ogni quattro giorni si apra una moschea in Italia». A Fallisi si rivolse sprezzante: «A te non rispondo, perché non hai mai sparato un colpo».
• Nuovamente arrestato, nel 2008, e condannato a nove anni come responsabile di una serie di attentati contro moschee e centri islamici nel milanese (Milano, Abbategrasso e Brescia) attuati per mezzo di incendi e pipe bomb con la sigla Fronte cristiano combattente. Morto nel carcere di Parma per cause naturali.
• Ha sposato l’avvocato Antonia Parisotto (Sudbury, Canada, 25 maggio 1961), in passato legata a Forza Italia, ex coordinatrice provinciale di Sos Italia, formazione che ha come manifesto ideologico «gli scritti di Papa Benedetto XVI, dell’ex presidente del Senato Marcello Pera, del giornalista Magdi Allam e della scrittrice Oriana Fallaci» (si presentò con scarsissimi risultati alle elezioni amministrative a Milano nella coalizione che sosteneva Letizia Moratti). Un figlio.