3 giugno 2012
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Biografia di Salvo
• (Salvatore Mangione) Leonforte (Enna) 22 maggio 1947. Artista. «Personalmente ho un principio: il pubblico è sovrano. L’artista può fare quello che vuole, non ci sono obblighi. Ma è il pubblico che decide. Quando un comico sale sul palco se il pubblico ride è un grande comico. Altrimenti no».
• Poco più che ventenne a Torino, sua città d’adozione, frequentò critici come Barilli, Celant e Bonito Oliva. Divenne noto per il ciclo delle Lapidi, le scritte su marmo come quella che recitava «Salvo è vivo»: «Avevo cominciato nel 1963 come pittore esponendo alla Promotrice delle Belle Arti. Ma allora non era possibile presentare dei quadri. Andando in giro, restai colpito dalle lapidi delle strade e dei palazzi, dalla forza del materiale, il marmo. Quella dove compare la scritta “Salvo è vivo” è l’unico lavoro girevole che è stato fatto. Dietro c’è scritto “Salvo è morto”. Da girare quando non ci sarò più. Non è un modo per esorcizzare la morte. È una considerazione».
• «Ha attraversato l’Arte povera, il Concettuale, il Minimalismo, fino a un anacronistico ritorno alla pittura, in anticipo rispetto al movimento della Transavanguardia, nel 1973. “Ho cominciato a far dei quadri, a copiare dei dipinti antichi. Mi ero stufato. Andavo nelle gallerie e vedevo dei numeri, delle tele bianche, dei segni neri... Tutti facevano queste cose. Mi sembravano pura maniera, era come essere un astrattista negli anni Trenta. Volevo uscire, volevo, come ha scritto Thomas Bernhard, cantare con la mia voce. Ho ritenuto che fosse ancora possibile fare della pittura. Ho un metodo che consiglio. Ho cercato di guardare alla storia dell’arte facendo delle proporzioni. Masaccio, che esiste da cinquecento anni, può avere un interesse percentuale che può essere del cinquanta per cento, Fontana quindi, proporzionalmente, ha il cinque per cento. Ho seguito questa scala di valori. Impariamo dagli artisti del passato e se sbagli a copiare, come diceva Picasso, il quadro è riuscito”. Dopo le cosiddette copie, i paesaggi e i quadri mitologici è arrivato un periodo orientalista. “È motivato dai molti viaggi che ho fatto in Oriente, dal mito. Mi piaceva il minareto per la sua forma architettonica, quasi un simbolo fallico ma molto discreto”» (Paolo Vagheggi).
• «Oggi Salvo è uno degli artisti più affermati della sua generazione, ma la sua posizione rimane singolarmente eccentrica e controversa. Da un lato, sul fronte dell’arte di punta (da cui proviene) ha tanti estimatori e anche denigratori che lo accusano di essersi messo a produrre una pittura troppo facile e piacevole, e dall’altro lato viene comprato da importanti collezionisti di maestri del ’900, ma non viene preso sul serio da quelli che dicono che “la vera pittura è un’altra cosa”» (Francesco Poli).
• Giuseppe Pontiggia e Leonardo Sciascia lo hanno inserito nei loro romanzi (Camillo Langone).