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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Guido Salvini

Milano 11 dicembre 1953. Magistrato. Gip (giudice per le indagini preliminari) al Tribunale di Cremona.
• «(...) Il giudice che per trent’anni ha indagato i terroristi neri legati alla strage di piazza Fontana e si è occupato anche delle nuove Brigate rosse» (Alberto Berticelli) [Cds 5/1/2010]. Ultimamente noto alle cronache per aver indagato sullo scandalo calcio scommesse 2011.
• Nel 1988, durante un’indagine sul gruppo neofascista La Fenice scoprì nuovi elementi utili alla riapertura dell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. In seguito al suo lavoro vennero incriminati Zorzi, Maggi e Rognoni.
• «Dicono che (...) sia un pignolo. Di sicuro il giudice istruttore di tante inchieste importanti sul terrorismo degli anni di piombo a Milano, è un uomo tenace. Fu una stagione infinita di delitti e vendette. Di irriducibili ma anche di pentiti: Marco Barbone, tanto per fare un nome, l’assassino di Walter Tobagi. Salvini ha rinviato a giudizio centinaia di terroristi, e ancora oggi, come Gip, si sta occupando delle nuove Br. Determinato come giudice, ma anche uno che ha sempre cercato di capire i risvolti umani delle vicende, non solo di trovare i colpevoli» (Enrico Bonerandi) [Rep 27/8/2007].
• Si è occupato anche di reati legati ad attività economico-finanziarie e di terrorismo islamico. Il 24 giugno 2005 emise un’ordinanza di arresto per terrorismo internazionale nei confronti dell’ex imam egiziano di una moschea milanese, Abu Omar. Nello stesso giorno un altro gip milanese firmò 13 ordinanze d’arresto a carico di altrettanti cittadini stranieri, riconducibili alla Cia, accusati di aver rapito lo stesso Omar.
• Nel marzo 2011, alla vigilia di uno sciopero dei magistrati: contro la riforma della giustizia: «La guerra civile, usiamo questa metafora, che oppone senza tregua governo e magistratura, con le altre forze politiche e culturali ridotte quasi al rango di comprimari, non avrà a lungo termine né vincitori né vinti ma sicuri sconfitti i comuni cittadini che hanno diritto ad una giustizia migliore. (...) A rischio di passare per disertore, sospetto che in un ambiente autoreferenziale come il nostro si paga molto caro, preferirei discutere piuttosto che scioperare. Servirebbe un tavolo di intesa, con la presenza di tutti, forse promosso dal Capo dello Stato. Ma prevarrà credo, nella nostra Associazione, il rifiuto in blocco, il messaggio più oscurantista: ascoltare il nemico è già peccato, “nulla salus extra ecclesiam”» [Rif 12/3/2011].
• «La magistratura italiana ha grandi meriti ma non può continuare ad attribuire le disfunzioni della giustizia solo alla classe politica o ai vari governi. Ho visto indagini, magari quelle non destinate a finire sui giornali ma importanti per chi vi è coinvolto, fatte con disattenzione e sciatteria. E al contrario processi-trampolino subito utilizzati per la carriera. Anm e Csm sono sempre stati molto determinati a proteggere l’autonomia esterna, non altrettanto a proteggere l’autonomia interna, cioè quella dei singoli giudici dalla magistratura come istituzione, dalle sue correnti e dai suoi gruppi di potere. Trasferimenti, promozioni e punizioni sono tutte influenzate. Questo sistema di controllo interno favorisce conformismi e piaggerie nella speranza di beneficiare di qualche vantaggio e trasforma i mediocri in grandi magistrati cui affidare incarichi direttivi se “militano” nel gruppo giusto. Io preferisco un giudice libero pensatore» [a Lorenzo Lamperti, Affaritaliani.it 20/11/2013].
• Nel suo libro Office at night (Getta la rete, 2013) racconta di quando si rese disponibile per un distaccamento temporaneo al tribunale di Cremona, all’epoca (2010) a corto di personale. «Sapevo di essere poco gradito a Milano, ma gradita non era nemmeno, chissà perché, questa mia libera scelta di dare una mano altrove. Tanto poco gradita che il Consiglio Giudizario, espressione delle Correnti, aveva dato parere contrario, con buona pace delle esternazioni sull’aiuto alle sedi disagiate”. In una tarda sera di gennaio Salvini tornò al suo ufficio di Milano “ancora con atti da scrivere e mandare a Cremona, non robetta ma omicidi, provvedimenti di libertà personale, Calcio-scommesse e intercettazioni urgente. Ho trovato la serratura dell’ufficio magicamente cambiata da un Fabbro fantasma. Di nascosto, con tutto, fascicoli e computer dentro. Sono rimasto fuori, in cortile, con la borsa in mano. Qualche giorno dopo, sempre in segreto, un ordine dai piani alti ha fatto disattivare la mia linea telefonica che faceva funzionare il fax necessario per mandare i provvedimenti a Cremona: non assegnata ad altri proprio congelata e da quel giorno rimasta inutilizzata. L’importante era che non la usassi io. Per completare mi è stato inibito di usare la fotocopiatrice. Ho cercato vanamente di protestare per questa situazione e subito è partito il procedimento disciplinare. Contro di me, non contro chi aveva mandato il Fabbro fantasma. Ovviamente sono stato assolto ma dopo due anni di viaggi Roma al Csm per spiegare questa vicenda incredibile, di sofferenza e di esclusione dai concorsi».
• Seguì l’inchiesta (denominata “last bet”) da Gip di Cremona. I fatti riguardavano il giro delle scommesse e delle partite truccate nel mondo del calcio. Tra il 2011 e il 2012 firmò svariati provvedimenti di custodia cautelare. Vennero arrestati, fra gli altri: il capitano della Lazio Stefano Mauri e gli ex calciatori Giuseppe Signori e Cristiano Doni. «L’insieme degli atti testimonia che l’inquinamento etico del mondo dei calciatori e forse anche di alcuni dirigenti non è stato episodico, ma diffuso e culturalmente accettato in spregio ai principi di lealtà sportiva nei confronti dei tifosi in primis».