3 giugno 2012
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Biografia di Cesare Salvi
• Lecce 9 giugno 1948. Politico. Laureato in Giurisprudenza, docente universitario (Diritto civile), militante del Pci dal 1971, membro della segreteria dal 1990, nel 1992, 1994, 1996, 2001, 2006 fu eletto al Senato (Pds, Ds). Ministro del Lavoro nei governi D’Alema I e II e Amato II (1998-2001). Già leader della corrente Socialismo 2000, non ha condiviso la nascita del Partito democratico ed è confluito in Sinistra democratica, con Mussi. Alle politiche del 2008, candidato dalla Sinistra Arcobaleno, è rimasto senza seggio.
• «Figlio di Don Ciccio (“Un bravo avvocato, di provincia, ma bravo” è così che lui lo ricorda), quando alle medie era studente del collegio Argento dei gesuiti tormentava i suoi maestri con ogni sorta di polemiche. A tredici anni, racconta un suo compagno di scuola, rovinava i pomeriggi di vacanza, tenendo soporifere conferenze sulla storia del Sud America. A 25 anni faceva di più. Dopo la laurea in Legge all’università di Roma (compagni d’ateneo Luca di Montezemolo e Giuseppe Consolo), stravince il concorso per entrare al Senato: arriva primo e si classifica secondo nella graduatoria di tutti i tempi (il record lo deteneva Salvatore Sechi, diventato poi consigliere giuridico del Quirinale). Il suo esame orale è impeccabile, le risposte sono da manuale. Ma non gli basta. Corregge e riformula meglio le domande che maestri del diritto come Francesco Santoro Passarelli gli fanno. Un uomo preparatissimo» (Denise Pardo).
• «Amletico d’animo, Salvi ha seguito le varie evoluzioni del partito: è stato berlingueriano, nattiano, occhettiano, veltroniano, poi dalemiano con l’ambizione di guidare la corrente più a sinistra: dopo aver inneggiato al primo ministro francese, è stato soprannominato “er Jospin de Pietralata”, quartiere di Roma dove è stato eletto. A scoprire i suoi talenti fu Aldo Tortorella che lo infilò nel Centro per la riforma dello Stato, vivaio di giuristi del Pci, strappandolo a una carriera di professore (apparteneva alla covata di Rosario Niccolò che lo considerava un genio) e di avvocato miliardario, iniziata nello studio di Giuseppe Guarino, per diventare ministro dell’Industria e delle Finanze: “Era un collaboratore molto acuto, cara, affetta Guarino, un talento che la politica ha sottratto al Foro”. Da vero avvocato sa passare dalla difesa all’accusa. Fino al 95 è stato appassionato apologo del pool Mani pulite. Ma nel 96 a Orvieto, in una convegno sulla giustizia, ha recitato il mea culpa» (Denise Pardo).
• Trovatosi per le mani, in quanto presidente della commissione Giustizia del Senato, la legge sulle convivenze redatta da Rosy Bindi e Barbara Pollastrini, la giudicò tecnicamente lacunosa. Preparò dunque un nuovo testo, battezzato con l’acronimo Cus (Contratto di unione solidale) e risultato della fusione di una decine di proposte (tra cui gli stessi Dico): i conviventi, per regolarizzare la loro posizione, sarebbero andati dal giudice di pace, o dal notaio, e avrebbero stipulato un regolare contratto. Questa procedura imparentava il Cus al matrimonio islamico, ma la Chiesa non fece polemiche, sicura che il testo, specialmente dopo la crisi di governo del febbraio 2007, non sarebbe mai passato.
• Tra i libri: La rosa rossa. Il futuro della sinistra (2000), con Massimo Villone Il costo della democrazia (2005), entrambi Mondadori. Da ultimo Gli uomini della provvidenza. Gens e patronus della nuova Italia (Delfino 2011).
• «Ha un corpo vistoso che ostenta con l’aria di un grande, tirando fumo da quel lungo sigaro che sembra una zucchina» (Filippo Mancuso).
• Documentò, ben prima di Rizzo e Stella, i guasti e gli sprechi del nostro sistema politico pubblicando da Mondadori nel 2005 il saggio I costi della democrazia, scritto con Massimo Villone («un sistema che non sarà una nuova Tangentopoli, ma mostra per certi versi un profilo peggiore perché dal ladrocinio si è passati alla corruzione legale della società civile»).
• Due matrimoni, il primo con Dagmar Flascassovitti, figlia di un avvocato di Lecce; l’attuale con Maria Freddosio, bibliotecaria di Montecitorio, studiosa del ruolo delle donne nella Repubblica di Salò, due figlie di secondo letto. Il fratello Giovanni è sostituto procuratore a Roma. È appassionato di ciclismo, macchine d’epoca, filosofie orientali.
• Nel 2008 replicò a Silvio Berlusconi, secondo il quale «le donne di destra sono più belle di quelle di sinistra»: «A sinistra ci sono donne interessanti e anche molto brave a letto».