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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Michele Salvati

• (Micael Antonio) Cremona 4 maggio 1937. Economista. Laureato in Giurisprudenza a Pavia e in Economia a Cambridge, insegna all’Università Statale di Milano (Economia politica a Scienze politiche). Editorialista del Corriere della Sera. Nel 1996 fu eletto alla Camera (Ulivo), prese parte alla Commissione bicamerale.
• «Uno studioso che non si è limitato alle esortazioni ma ha anche praticato la politica attiva, fino a diventare uno dei più fervidi sostenitori delle ragioni a favore del Partito Democratico» (Giuseppe Berta). Fu anzi il primo a scrivere, in un appello pubblicato dal Foglio il 10 aprile 2003, che i Ds e la Margherita si dovevano fondere per dar vita al nuovo partito. Aggiungendo che né D’Alema, né Amato, né Marini avrebbero dovuto figurare tra i leader della nuova formazione. «L’appello ha suscitato fra i dirigenti ds malmostosa irritazione» (Mario Pirani). Qualche giorno dopo su Repubblica tornò sulla sua proposta, «che ha il duplice scopo di spostare verso il centro l’asse della coalizione e di dare agli elettori un’immagine più chiara di che animale sia il centrosinistra: un partito più grande di riformisti moderati e uno o più partiti più piccoli di riformisti radicali». Dieci anni dopo sceglie «l’Espresso per esprimere tutta la sua delusione per un progetto di cui constata l’esaurimento, almeno come “disegno originale di un nuovo soggetto in un contesto bipolare e bipartitico”. Tra le cause del “fallimento” del progetto del Pd, almeno come l’aveva immaginato lui, Salvati cita per prima “la presenza di Berlusconi come antagonista”: naturalmente non per la sua azione politica, alternativa al centrosinistra, ma per il riflesso provocato, quell’antiberlusconismo che è diventato il comodo surrogato identitario di un partito che non riusciva a separarsi dalle sue diverse componenti originarie. (…) L’indice puntato contro “quell’unica grande corrente composta dal gruppo Espresso-Repubblica che, con Libertà e Giustizia, ha conquistato l’egemonia interpretativa del nuovo partito”. Così, proprio sull’Espresso, si può leggere la denuncia della responsabilità degli “intellettuali, i giornali, le riviste” che hanno formato la mentalità dominante tra i quadri del Partito democratico. Onestamente e forse con un pizzico di civetteria Salvati mette se stesso in testa all’elenco degli intellettuali “che non hanno aiutato”, ma questo rende ancora più limpida la chiamata di correità politico-culturale nei confronti del “noto gruppo”» (Il Foglio 15/5/2013).
• Nel 2003 ha pubblicato Il Partito democratico. Alle origini di un’idea politica (il Mulino), nel 2007 Il Partito democratico per la rivoluzione liberale (Feltrinelli). Altri libri: La sinistra, il governo, l’Europa (il Mulino 1997), Occasioni mancate. Economia e politica in Italia dagli anni Sessanta a oggi (Laterza 2000). Da ultimo Tre pezzi facili sull’Italia. Democrazia, crisi economica, Berlusconi (Il Mulino 2011).
• «Politicamente, mi ritrovavo nella tradizione del socialismo radicale. Venivo dal Psi di Lelio Basso, di lì a poco sarei finito gruppettaro di sinistra o collaboratore dei Quaderni Piacentini» (da un’intervista di Maria Latella).
• Sposato con Bianca Beccali, sociologa, una figlia.