3 giugno 2012
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Biografia di Maurizio Sacconi
• Conegliano Veneto (Treviso) 13 luglio 1950. Politico. Eletto alla Camera nel 1979, 1983, 1987, 1992 (Psi), al Senato nel 2006, 2008 e 2013 (Forza Italia, Pdl, Ncd). Presidente dei senatori Ncd. Sottosegretario al Tesoro nei governi Goria, De Mita, Andreotti VI e VII, Amato I, Ciampi (1987-1994), al Lavoro nel Berlusconi II e III (2001-2006), ministro della Sanità (2008-2009) e del Lavoro (2008-2011) nel Berlusconi IV.
• Nella Cgil, a soli diciotto anni, «quando i suoi coetanei occupavano le università, lui preferiva occuparsi di industria. È stato lungo tutti gli anni Ottanta un sincero estimatore di Sergio Cofferati e alle politiche del 1992 per far votare Sacconi si mosse anche Guglielmo Epifani, socialista come lui» (Dario Di Vico).
• «Dopo la morte del Psi avevo creato con Sergio Scalpelli la Sinistra liberale, doveva essere il Ccd dei socialisti ma non decollò. Non lavoro per una società senza sindacato. Tutta la mia storia politica fa a pugni con il thatcherismo. Ho sempre amato l’industria, mi sono battuto perché il sindacato e i partiti della sinistra sviluppassero proprie proposte di politica industriale, ho lavorato a fianco di uomini come Gino Giugni e Pierre Carniti».
• «Dobbiamo abrogare il Sessantotto. Gianni De Michelis (il suo maestro politico - ndr) mi diceva: non devi credere che il sessantottismo sia l’alba di una fase nuova. In realtà è l’ultimo bagliore di una società industriale che muore. Io sono rimasto affezionato a questa definizione data “in atto” perché riusciva a cogliere l’aspetto di un Sessantotto ultimo figlio dell’illusione di uno sviluppo infinito» (al Foglio).
• Nominato ministro, la Repubblica commentò: «Ha il pregio non comune di non perdere mai la pazienza, neanche quando il dibattito diventa rissa, ed è uno dei pochi del centrodestra a sapere quali sono le parole giuste per trattare con i sindacati». Il 21 giugno 2008 però, colto da un’inattesa dose di fischi alla Festa nazionale della Cisl di Levico, gli scappò un «vaffanculo».
• Nella trattativa su Alitalia (vedi Silvio Berlusconi) ha incarnato l’ala dura governativa (quella morbida essendo rappresentata da Gianni Letta): dopo la rottura di Epifani era più incline a far fallire la compagnia.
• Da ministro della Sanità emanò una direttiva (16 dicembre 2008) che dichiarava illegale l’interruzione dell’alimentazione artificiale e dell’idratazione ai malati in stato vegetativo da parte di ospedali e cliniche convenzionate. A spingerlo a questo passo fu soprattutto la disponibilità inizialmente manifestata, poi ritrattata, dalla casa di cura “Città di Udine” ad accogliere e a sospendere il nutrimento a Eluana Englaro (Peppino Englaro). Un mese dopo la Procura di Roma iscrisse il ministro nel registro degli indagati in seguito a una denuncia per violenza privata presentata dai segretari Marco Cappato (Associazione Luca Coscioni), Antonella Casu (Radicali Italiani) e Sergio D’Elia (Nessuno Tocchi Caino).
• Come presidente della commissione Lavoro del Senato ha proposto di trasformare gli almeno 250 ospedali italiani “inefficienti e pericolosi” in case di cura per anziani o presidi territoriali: «Se un malato cronico, ora spesso ospedalizzato, venisse accudito in una residenza per anziani o a domicilio, il pubblico spenderebbe da un settimo a un decimo in meno con migliori risultati. Questo fa la grande differenza tra le aziende in attivo e quelle in perdita: dove si spende meno i servizi sono migliori» (ad Alberto Brambilla) [Fog 23/10/2013].
• La pentita Cinzia Banelli rivelò nel 2006 che le Brigate Rosse lo avevano scelto come obiettivo alternativo al giuslavorista Marco Biagi (assassinato nel 2002).
• Ultimi libri: Ai liberi e forti (Mondadori, 2011) e Moderati. Per un nuovo umanesimo politico (Marsilio, 2014), quest’ultimo scritto con Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella.
• Sposato con Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria. Un figlio.