Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Rocco Sabelli

• Agnone (Isernia) 12 agosto 1954. Manager. Fino a marzo 2012 amministratore delegato di Cai, la società presieduta da Roberto Colaninno che ha rilevato gli attivi di Alitalia (vedi anche Silvio Berlusconi). Socio al 51% e amministratore unico di Orizzonti Nr, attraverso cui fino al 2014 è stato socio di Be Think, Solve, Execute.
• «Mentre il protagonista mediatico della nuova Alitalia è Roberto Colaninno, chi ha in mano la cloche è Rocco Sabelli (...) che con l’ imprenditore mantovano collabora da dieci anni. Ma chi è questo ingegnere chimico molisano di 54 anni, amante delle sfide e della Juve? “Uno che non sa perdere neppure a calcetto”, dice un suo vecchio amico. “Rocco è un bravo realizzatore, non uno stratega”, è la sintesi più ricorrente per definire virtù e limiti del suo profilo professionale. Dice di lui Umberto De Julio, che da amministratore delegato della Tim lo scelse come direttore generale: “Controller di formazione, Rocco sa capire al volo i numeri chiave di un’azienda, definire le cose da fare e controllare che siano fatte”. Il suo maestro è Vito Gamberale, oggi amministratore delegato di F2i, 64 anni, anche lui del paese di Agnone, anche lui ingegnere: il capo che gli ha insegnato il lavoro. Dopo la comune giovinezza molisana, i due si ritrovano alla Gepi – dove lavora anche Gianni Mion, futuro a.d. di Edizioni Holding (Benetton) – e poi alla Nuova Indeni. Qui, a 33 anni, svolge la sua prima esperienza di micro-amministratore delegato (la definizione è dello stesso Sabelli), con il mandato di liquidare il carrozzone creato dal presidente dell’Eni Leonardo Di Donna. Con i carrozzoni, insomma, inizia a prendere confidenza da giovane. Rispetto al suo maestro, Sabelli ha qualche asprezza caratteriale in meno. Come Gamberale, si mette la cuffia del call center e sperimenta personalmente il servizio clienti della Tim; e, più avanti, in sella a una Vespa, testerà la rete di assistenza della Piaggio. Come Gamberale, si fida di poche persone, sempre le stesse. Rocco e i suoi fratelli, li chiamano. A parte la storica assistente, Valeria Santarossa, la squadra è composta da Gianclaudio Neri, oggi amministratore delegato di Rodriguez Cantieri Navali; Michele Pallottini, attuale direttore generale di Piaggio; e Adriano Seymandi, che in questo periodo guida l’ azienda di software di Sabelli, Dataservice, di cui il capo della Nuova Alitalia intende restare presidente. È negli uffici romani della società, in via Sardegna, che il manager sta preparando il decollo. L’altra persona chiave nella Sabelli-story è proprio Colaninno. Nella primavera del 1999, quando i “capitani coraggiosi” (vedi Massimo D’Alema) irrompono nel quartier generale di Telecom, Sabelli, dg della Tim, ha i bagagli pronti. L’Opa non gli piace, è convinto che toglierà all’azienda possibilità di sviluppo, come in effetti accadrà. Inoltre vuol mettersi in proprio. Ma l’incontro con il vincitore gli fa cambiare idea. Forse hanno una visione simile del business. Forse è questione di feeling. Sicuramente Colaninno ha bisogno di manager bravi, alla sua corte ha quasi esclusivamente finanzieri; e per convincerlo a occuparsi della telefonia fissa gli fa un’offerta economica difficile da rifiutare. E infatti lui non la rifiuta e si lancia a capofitto nel suo primo, vero lavoro importante da amministratore delegato. Il progetto imprenditoriale finisce nel cassetto. Quando poi Colaninno vende a Marco Tronchetti Provera e ai Benetton, Sabelli se ne va, attivando una clausola che gli consente di rescindere unilateralmente il contratto in caso di cambio di proprietà. Gli entrano in tasca altri soldi e il progetto imprenditoriale esce dal cassetto. Ma il seguito dimostra che chi nasce rotondo non può morire quadrato. Ecco infatti che ricompare Colaninno, con Ruggero Magnoni e Luciano La Noce. Sabelli – nel frattempo candidato alla poltronissima dell’Enel, dove invece andrà Paolo Scaroni – si associa a loro nell’acquisto dell’Immsi, la società che gestisce gli immobili Telecom e che da lì a poco acquisirà il controllo della Piaggio. Colaninno gli chiede di dirigere l’azienda. Il suo destino – fare il manager, non l’imprenditore - si ripete ancora: alla guida della Vespa resterà tre anni. Nel novembre del 2006, stanco di un’esperienza che considera conclusa, lascia Pontedera e torna a Roma. Molti interpretano il gesto come rottura con Colaninno, ma lui anche oggi nega. Volevo fare l’imprenditore, insiste. E stavolta ci riesce. Insieme a Gianni Tamburi rileva Dataservice. Ma dopo poco tempo Passera inizia il pressing perché accetti di occuparsi di una sfida molto più impegnativa. E lui si rimette il cappello da manager. Così eccolo di nuovo nella “war room”, la “stanza di guerra” dove tiene le riunioni ogni lunedì. Il senso dell’umorismo non gli manca (è un fan dell’attore Antonio Albanese). Né la voglia di leggere (ultimo libro: A parte il cancro tutto bene di Corrado Mannucci). Orgoglioso, riservato, un understatement quasi esagerato, non apprezza chi ostenta obbedienza ma neppure chi lo contraddice senza i dovuti modi. E ha una memoria di ferro» (Edoardo Segantini).
• Incorporazione di AirOne in Alitalia, proseguimento della partnership con AirFrance (con cui auspicava una fusione), ridimensionamento di Linate a favore di Malpensa, ferma restando la priorità accordata a Fiumicino, polemiche con le Ferrovie sui collegamenti Milano-Roma, rinnovo della flotta e risanamento contabile (conseguito solo molto parzialmente) le sue maggiori iniziative in Cai.
• Una volta «insieme ad altri manager della Cai ha dato una mano al personale di terra di Fiumicino nello smistamento bagagli» (Il Riformista).
• «È stato descritto come un tagliatore di teste, determinato e tutto concentrato a portare a casa il risultato del pareggio di bilancio che però sfiorerà soltanto nel 2011 – l’anno migliore per Alitalia che comunque si chiude con 69 milioni di perdite – per poi congedarsi prima che la barca inizi ad affondare davvero (con uno stipendio da 800 mila euro annui e una buona uscita d’entità tuttora sconosciuta)» (Il Foglio).
• Ha paura di volare (Libero).
• Tre mogli. Tifa Lazio, come la mamma, il padre, noto giornalista sportivo e autore della prima radiocronaca, era romanista.