La Gazzetta dello Sport, 2 giugno 2012
Il Papa è arrivato ieri a Milano in un momento talmente delicato per la Chiesa che si sono fatte ogni sorta di illazioni sulla presenza al suo fianco del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone
Il Papa è arrivato ieri a Milano in un momento talmente delicato per la Chiesa che si sono fatte ogni sorta di illazioni sulla presenza al suo fianco del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Interpretiamo un po’ tutti la storia dei corvi, delle rivelazioni, dell’improvviso attivismo della magistratura vaticana, come evidenze di una guerra non più troppo sotterranea tra Bertone e i suoi nemici, in vista forse di un rimescolamento dei poteri da collocare a dicembre quando il segretario di Stato compirà 78 anni e potrebbe esserci una ragione non scandalosa per la sua sostituzione. Il problema sono la quantità e la qualità dei suoi nemici, le ragioni laicissime del conflitto e soprattutto la posizione del Papa, che ha sempre parlato per metafore, per esempi, per citazioni consegnandosi perciò senza timore alle interpretazioni dei poveretti che scrivono sui giornali e devono esprimere forzatamente, e subito, un punto di vista. Quanto a Bertone…
• Non avrebbe dovuto esserci…
No, perché il segretario sta al fianco del Pontefice solo quando il Pontefice va all’estero. Perciò se il Papa ha ammesso di tenerselo vicino per un semplice volo a Milano questo ha per forza, alla luce di tutto quello che è successo negli ultimi dieci giorni, un significato da interpretare. Ovverosia, l’interpretazione dovrebbe essere una sola: nella guerra tra Bertone e i corvi, Benedetto XVI sta con Bertone e contro i corvi, come dimostrerebbe tra l’altro l’arresto del cameriere Paolo Gentile, che ieri per la prima volta non era a fianco di Sua Santità. Invece a questa nostra facile lettura si è subito opposta la comunicazione vaticana: «La presenza del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone – scrive in una nota la sala stampa della Santa Sede -, era prevista nel programma ufficiale del viaggio del Papa a Milano, preparato già da moltissimo tempo. È vero che il segretario di Stato in genere accompagna il Papa solo nei viaggi internazionali, ma questa visita ha carattere internazionale perché avviene in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie».
• Un po’ tirata, no?
Il passaggio-chiave è dato dalle parole: «preparato già da moltissimo tempo». Quindi non saremmo autorizzati a nessuna illazione, perché la presenza del segretario di Stato a Milano è stata decisa ben prima che si manifestassero i corvi. Il senso vero è: smettetela di interpretare.
• In che è consistita la visita?
A Ciampino, ore 16.20, il Papa, appoggiandosi a un bastone scuro, percorre i trenta metri che lo separano dall’aereo, sale la scaletta senza difficoltà e poi si alza in volo. Questo è l’inizio. Erano le 16.49. L’aereo, un Airbus 319 CJ dell’Aeronautica militare. Dopo venti minuti il Pontefice è atterrato a Linate dove lo aspettavano l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, il sindaco Pisapia, il governatore Formigoni e il ministro Riccardi, oltre a un gruppo di bambini e, lontano, trecento uomini e donne, cioè i dipendenti dell’aeroporto e le loro famiglie. Benedetto, a bordo della Papamobile, ha percorso i quattro chilometri e mezzo di viale Forlanini, viale Corsica, corso XXII marzo, corso di porta Vittoria, largo Augusto, piazza Fontana, via dell’Arcivescovado: tutte strade chiuse al traffico da due ore, e transennate. Dietro le transenne migliaia di fedeli in festa. In piazza Duomo, gremita di folla, erano stati sistemati ai lati del sagrato due maxi-schermi. C’è stato prima il discorso di benvenuto del sindaco Pisapia: «La fede non può essere motivo di divisione, ma di unione […] bevenuto anche dai non credenti, le diversità non possono essere motivo di scontro […] Neanche Sant’Ambrogio era milanese, anzi nemmeno italiano». Benedetto ha risposto sullo stesso tono: Milano – “Mediolanum” - è un crocevia di popoli e culture, la fede animi tutto il tessuto della convivenza civile, consenta un autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia «patrimonio principale dell’umanità, segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo». Molti applausi, molte ovazioni hanno interrotto il discorso.
• E poi?
Scola ha parlato di Milano. «Milano sta cercando il suo nuovo volto. Frammentazione, progettualità diverse e talora contrastanti, necessità di ripensare il mondo del lavoro e della finanza, di cui Milano resta in Italia la capitale, fame di educazione e di cultura, incontrano già risposta in non pochi luoghi vivi. Si intravvedono i lineamenti della Milano del futuro». L’orchestra ha suonato O mia bela Madunina. Poi sono andati tutti alla Scala a sentire la Nona di Beethoven.
• Novità sull’inchiesta?
È cominciato l’iter relativo alle due rogatorie, necessarie per contestare al giornalista Gianluigi Nuzzi e agli altri italiani in qualche modo coinvolti nella vicenda (quattro o cinque, per ora ignoti) i reati di ricettazione, violazione della corrispondenza di capo di stato eccetera. “Paoletto” sarà interrogato di nuovo lunedì o martedi. A quanto pare ha intenzione di parlare.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 giugno 2012]