1 giugno 2012
Tags : Paolo Ruffilli
Biografia di Paolo Ruffilli
• Rieti 4 luglio 1949. Poeta. Ultima raccolta: Natura morta (Nino Aragno Editore 2012). «I poeti, al contrario di tutti gli altri, sono fedeli agli uomini nella disgrazia e non si occupano più di loro quando tutto va bene».
• Insegnante di Italiano, esordio da poeta negli anni Settanta, primo successo con Piccola colazione (Garzanti 1987), poi, tra gli altri, Camera oscura (Garzanti 1992), La gioia e il lutto (Marsilio 2001), Le stanze del cielo (Marsilio 2008), Affari di cuore (Einaudi 2011). Nel 2003 esordio nella narrativa con Preparativi per la partenza (Marsilio), ha poi pubblicato nel 2010 Un’altra vita e, nel 2011, L’isola e il sogno (entrambi Fazi editore). Ha vinto l’American Poetry Prize e il premio Montale. È stato fra i primi a proporre anche in Italia serate di lettura di prosa e poesia aperte a tutti.
• «Si inizia sempre per istinto, poi magari si acquista coscienza, ma non è detto. Per quello che mi riguarda, solo dopo i 33 anni ho iniziato a capire molte delle cose che mi riguardavano. La mia è una formazione di linguista e da linguista ho cominciato a capire che cosa facevo (…) è stato importante muovermi al di fuori degli schemi, delle scuole, delle correnti. Leggere le avanguardie, gli sperimentali, è stato importante, ma non esaustivo. Mi interessava la loro scrittura, non le loro opinioni» (ad Alessandro Romano ed Emanuele Scicolone).
• «È un poeta solitario e solitaria è la sua poesia. E non solo nel senso, evidente, di una voce e di un timbro originale e immediatamente riconoscibile, ma anche per una sua opzione di poetica che è al tempo stesso una scelta etica ed un progetto esistenziale» (Mario Specchio).
• «A Ruffilli poeta interessano tutti gli aspetti della vita e in particolare quelli segnati dalla sofferenza e dal male (il male fisico e il male di vivere)» (Alfredo Giuliani).
• Nei suoi componimenti si occupa anche di amore: «Da noi i poeti temono la poesia d’amore e, avendo demandato alla canzonetta di cantare l’amore, considerano di serie B la poesia d’amore. Da giovane ero così anch’io. Ma, per fortuna, mi sono accorto per tempo che non si poteva rinunciare a dare espressione poetica alle emozioni dell’amore».
• «Non sono un abitudinario. Per me non ci sono orari privilegiati e neppure situazioni ideali, per scrivere. Qualsiasi ora è buona, se c’è lo stimolo a trascrivere pensieri, idee, divagazioni. E non serve neppure una condizione di isolamento. Non ho mai avuto il gusto dello studio "remoto", della torre d’avorio separata da tutto e da tutti, immessa in una extraterritorialità da limbo se non da regno dell’eden. Anzi, al contrario, per me è necessario per scrivere mantenere il contatto con la vita intorno a me, anche con i suoi rumori e i suoi disturbi. Io scrivo in uno studio che continua ad essere in comunicazione diretta con l’esterno. Con il telefono che suona, con mia figlia che viene a chiedermi continuamente qualcosa, con la gatta che rovescia la pila dei libri» (a Vera Lucia de Oliveira)
• Vive a Treviso.