1 giugno 2012
Tags : Cesare Rubini
Biografia di Cesare Rubini
• Trieste 2 novembre 1923 – Milano 8 febbraio 2011. Ex giocatore di pallanuoto. Ex giocatore di basket (è nella Hall of Fame di entrambi gli sport). Come pallanuotista vinse 6 scudetti (giocatore e allenatore), collezionando 84 presenze in Nazionale (oro ai Giochi del 1948). Come cestista vinse l’argento agli Europei del 1946, 15 scudetti con l’Olimpia Milano (dal 1950 al 1972, i primi cinque come giocatore-allenatore, poi solo in panchina), primo allenatore a vincere la coppa dei Campioni con un club italiano (1966).
• «Nuoto da quando aveva un anno e mezzo, poi calcio con la Ponziana e atletica con il Guf di Trieste, con un quarto posto agli Assoluti del 1945, specialità 400 metri, il giro che uccide. Il resto è pallanuoto “quando si giocava in mare, l’arbitro su una barca, e un giorno, giudicato colpevole per una decisione ingiusta, l’arbitro fu preso a fiocinate, scappò su quella stessa barca inseguito da una flotta di altre barche a remi, ma il mare era un po’ agitato, l’arbitro cominciò a vomitare e fu salvato su un motoscafo delle guardie di Finanza”. Quando giocava a basket per Milano, “dormivo in una stanza con altri tre, una volta la settimana si tornava a Trieste, saltavamo sui camion del Corriere della Sera che da via Solferino portavano i giornali in tutta Italia. Fino a Brescia si stava in cima ai pacchi e si prendeva vento e, a volte, acqua. Poi, a mano a mano che i pacchi venivano gettati contro le edicole, noi scendevamo nel cassone”» (Marco Pastonesi).
• «All’anagrafe è Cesare Bruto Benito (…) “A parte che sono di sinistra, fascista smetto di esserlo vedendo l’arroganza e la prepotenza di italiani e tedeschi durante l’occupazione della mia Trieste, vedendo la Risiera di San Sabba — ho solo una personalità forte». Sì, forte. Magari come la botta che tira al tale che sugli spalti del Palasport di Pesaro gli urla “s’ciavo”: balza in tribuna, lo afferra e gli spacca il naso. “Non resisto mai quando qualcuno mi chiama così, piombo sul pubblico e scaravento giù chi l’ha detto. È umiliante, perché mia madre fin da piccolo mi dice sempre: ’’noi siamo italiani due volte, dopo la Prima Guerra abbiamo scelto noi di lasciare la Dalmazia’’. E quando sento Fratelli d’Italia io mi commuovo sempre. Altro che s’ciavo”» (Luigi Bolognini).
• «Se non ci fosse stato, la pallacanestro italiana sarebbe diversa. Avrebbe perso decine di anni, nei quali Rubini con invenzioni, illuminazioni e coraggio ha creato il basket moderno, anche nel modo di vestirsi, di comunicare, di rompere le piccole barriere di uno sport che si giocava all’aperto, portato fino ai pienoni del Palasport di Piazza 6 febbraio, del Vigorelli, della popolarità, dei giocatori delle Scarpette Rosse chiamati sul set di film importanti. E quando il Principe (il suo soprannome, ndr) comandava, a Milano e poi come responsabile delle squadre nazionali, comandava davvero, senza sfumature o buone maniere» (Luca Chiabotti) [Gds 8/2/2011].
• «Rubini preferiva la pallanuoto, senza dubbio. È in piscina che ha goduto, come atleta, di considerazione internazionale. Al punto di essere inserito nella selezione del Resto del Mondo. Non è solo una questione sportiva, è che nella pallanuoto Rubini poteva esprimere al meglio la sua personalità e la sua cattiveria agonistica: del resto all’epoca si giocava in mare, con i tifosi avversari che dalle barche tiravano sassi e non per modo di dire. Impossibile anche solo sopravvivere, senza essere duri nella testa e nel fisico. Certo, la pallacanestro gli ha dato da vivere e anche molto di più, per questo nella sua vita adulta la scelta è stata netta. Anche se il suo sogno era quello di essere ct del Settebello ai Giochi di Roma» (Oscar Eleni, autore con Sergio Meda di Indimenticabile, Sport&Passione, 2013. Libro dedicato alla figura di Rubini).
• «Ha dichiarato che provava piacere ad entrare per ultimo in campo, godendo ad essere insultato» (Ettore Messina).
• «Un grande atleta. Un amico brusco e sincero» (Ottavio Missoni).
• Scomparso a causa di una broncopolmonite, da tempo era malato di Alzheimer.
• In suo onore, dal maggio 2011 il palazzetto dello sport di Trieste è intitolato a lui.