1 giugno 2012
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Biografia di Pino Roveredo
• (Giuseppe) Trieste 16 ottobre 1954. Scrittore. Tra i suoi libri: Mandami a dire (Campiello 2005), Caracreatura (2007), Attenti alle rose (2009), La melodia del corvo (2010), Mio padre votava Berlinguer (2011), tutti editi da Bompiani.
• «Famiglia artigiana, ha lavorato per anni come operaio, dapprima in un’industria, in un salumificio e poi in una fabbrica di tappi di sughero, ma la sua narrativa è del tutto estranea alla letteratura operaia e alla sua problematica politico sociale, alla quale egli non è certo insensibile nella sua vita e nel suo pensiero, ma che non è affatto un elemento della sua invenzione fantastica. Egli ha conosciuto pure il disordine, l’alcool, la brutale – ancorché brevissima – esperienza del carcere e dell’ospedale psichiatrico, la vita randagia ai margini della società, ma racconta tutto questo con pietas per se stesso e per gli altri e tuttavia senz’indulgenza e soprattutto senz’alcuna complicità per quei destini la cui tragica dimissione dall’esistenza è decisa così precocemente; destini che, com’egli ha scritto, avanzano a ritroso come gamberi verso disfatte ripetute e brucianti e perdono con dolore e compiacimento le loro battaglie prima ancora di iniziarle» (dall’introduzione di Claudio Magris alla raccolta di racconti Mandami a dire).
• «Sono uscito dai miei disagi scrivendo e leggendo. Ma se sono lontano dall’alcolismo agitato che mi portò in manicomio o dalla rabbia triste che da ragazzo mi stava perdendo, il merito è delle donne. Mia madre o mia moglie o la vecchia di 96 anni di cui mi innamorai in manicomio. Le donne sanno aggrapparsi alla vita dei loro cari anche con le gengive, anche dopo aver perso l’ultimo dente. Sa il complimento migliore? Quando mi hanno detto che scrivo come una donna» (ad Antonio Bozzo).
• «Scrive come se la bora gli soffiasse dentro e gli suggerisse la folgore delle sue sintesi. “Caracreatura, sono soltanto cinque minuti che ho acceso la luce del ’buongiorno’, e già mi è venuta voglia di spegnere quella della “buonanotte”» (Susanna Tamaro).