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 2012  giugno 01 Venerdì calendario

Biografia di Ron

• (Rosalino Cellamare) Dorno (Pavia) 13 agosto 1953. Cantante. Autore. Suoi maggiori successi: Pa’ diglielo a ma’ (1970), Il gigante e la bambina (1971), Joe temerario (1984), Vorrei incontrarti fra cent’anni (vincitore al Festival di Sanremo 1996 in duo con Tosca). Lucio Dalla ha portato al successo le sue Piazza grande (1971), Cosa sarà (1979), Attenti al lupo (1990). Nel 2002 ha cantato in tour con Pino Daniele, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia. Nel 2007 ha pubblicato il disco dal vivo Ron in concerto, nel 2008 Quando sarò capace d’amare, nel 2013 Way out. Nel 2014 partecipa al Festival di Sanremo con i brani Un abbraccio unico e Sing in the rain.
• Il cognome viene dal nonno pugliese, di Trani, il padre faceva l’olio: «A 16 anni e mezzo mi vogliono a Roma per un provino. Mi ricordo che alla Rca si è aperta una porta, è entrato un signore vestito da leopardo: “Ciao Nì”, dice, e chiude. Era Renato Zero. Mio papà disse subito: “Andiamo via”».
• «Ho vissuto anch’io momenti difficili. D’incanto persi il successo che avevo conquistato da giovanissimo. Tra il 1972 e il 1978 mi mantenni arrangiando canzoni per altri. Lucio Dalla mi ha aiutato moltissimo. Anche Pippo Baudo. Gli devo riconoscenza, e io non dimentico».
• «Ho Craxi nel cuore, ero di casa da lui. È stato un politico straordinario, con una visione strategica e una passione indicibile per il suo mestiere. Gli piaceva tanto una mia canzone che ebbe un bel po’ di successo, Una città per cantare. Mi chiedeva di farla sempre: io suonavo e lui cantava. Una sera Craxi mi fece dormire nel suo letto. C’era anche sua moglie. Mi voleva bene».
• «Undici anni dopo l’esordio sanremese da cantante ragazzino, Lucio Dalla gli disse: “È ora che ti scrivi i testi da solo”. Era l’81, un periodo glorioso nella carriera di Ron, (…) ancora quella faccia da ragazzino che battezzò il primo Sanremo degli anni Settanta con una canzone che solo due adolescenti come lui e Nada avrebbero potuto cantare. “È vero, gli anni Ottanta furono una benedizione per me. Incisi (’79-80), al quale partecipai come musicista e arrangiatore, e i miei miti, Jackson Browne, Joni Mitchell, Crosby Stills Nash & Young. Quell’album mi diede una nuova vita”, ricorda. Con Sanremo (…) ha avuto un rapporto altalenante. “Il Festival non è più un appuntamento per chi ama la musica, ai miei tempi era un’altra cosa, c’era un’attenzione micidiale per le canzoni, poi ha cominciato a prendere piede lo spettacolo, la tv ha fagocitato la gara”, spiega. (…) “Scrivere canzoni mi permette di raccontarmi di più e meglio, come in un incontro tra amici quando, un po’ sbronzo, dici cose che nessuno si aspetterebbe da te”. (…) “Ricordo l’emozione delle prime apparizioni, una gioia, una festa per un adolescente. Ma ricordo anche il dramma nel ’72. Accompagnavo Dalla alla chitarra e attaccai in anticipo sull’orchestra. Andammo fuori tempo. Lucio – non dimenticherò mai la faccia che fece – fu costretto a fermare l’esecuzione; avrei voluto morire. Infine il Festival dell’88: che tristezza quel Sanremo senza orchestra, a cantare sulla base, di fronte a un mazzo di fiori. Arrivai tra gli ultimi”. (…) “Dalla lo incontrai la prima volta a Sanremo, nel 1970. In effetti dovevo cantare una sua composizione, che invece fu bocciata e successivamente portata al successo da Morandi. Avevo sedici anni e mezzo, subito dopo incisi una canzone che avrebbe dovuto cantare lui. Non ho mai capito perché Lucio volle darla a me. Paola Pallottino, coautrice, non era d’accordo, ma lui insistette perché a raccontare quella terribile storia di molestie fosse un ragazzino. (…) Un successo precoce come quello che ebbi io può causare sbandamenti. Abitavo dove ancora vivo, a Garlasco, e subito dopo Sanremo ripresi ad andare a scuola. Arrivavo col trenino a Pavia, e un gruppo di coetanei, evidentemente gelosi, da un treno che viaggiava sul binario opposto mi gridava qualsiasi cattiveria. Ma fu anche un periodo di grandi opportunità. A Roma abitai da Sergio Bardotti; in casa sua arrivavano Vinicius de Moraes e Chico Buarque e Toquinho, si suonava fino alle sei del mattino. Poi mi trasferii da Lucio, a Trastevere. All’epoca collaborava con Roversi, grande euforia… Sono stato molto fortunato, ho vissuto in un periodo in cui sono successe tante cose, tutte importanti”» (Giuseppe Videtti) [Rep 12/2/2014].
• Nel 2006 sostenne Veltroni nella corsa al Campidoglio, nel 2008 appoggiò il neosindaco Alemanno: «Ha ragione, e non solo per quanto riguarda il cinema, magari si schierasse per gli italiani anche con la musica! Io sarei con lui subito. La nostra musica ha bisogno di un pugno molto forte (...) Spero che arrivi una legge come quella francese, che obblighi a trasmettere il 30 per cento di musica straniera e il 70 per cento di italiana».
• «Non c’è paesino che non abbia visitato. Il mio cachet è popolare, prendo quello che ritengo giusto, bado a non essere esoso. Voglio andare dovunque e cantare ovunque».
• Ha sempre vissuto a Garlasco, paese diventato improvvisamente popolare nell’estate del 2007 per il delitto di Chiara Poggi (vedi Alberto Stasi): «Il nostro terrore è questo: essere ricordati come lo sfondo di un delitto, come Erba o Cogne. Chi ci passa più da Cogne, che era un ricercato luogo di villeggiatura?».
• Produce un vino dal nome “Fra cent’anni” acquistabile solo online.